Ballan e l'esordio a 33 anni: "Con il Giro torno giovane"

Ciclismo
Specialista delle classiche del Nord, Alessandro Ballan si confronterà per la prima volta con le strade del Giro
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Dopo nove anni di carriera e tanto pavé passato sotto le ruote, il veneto della Bmc arriva all'appuntamento con la corsa rosa. "Anche alla mia età, sarà una sensazione nuova. Punto a vincere una tappa, magari quella con il traguardo vicino casa"

di Stefano Rizzato

Esordire a 33 anni. È lo strano caso di Alessandro Ballan: professionista dal 2004, campione del mondo nel 2008, cinque Tour de France e tante classiche passati sotto le ruote. Mai un Giro d'Italia. Una "macchia" che il forte passista di Castelfranco Veneto cancellerà il 5 maggio, quando sarà al via da Herning per la sua prima corsa rosa. Insieme all'altro italiano Marco Pinotti e al norvegese Thor Hushovd, è una delle punte del team Bmc.

Finalmente al Giro dopo nove anni di carriera: che effetto fa?
"È strano dirlo a 33 anni, ma sarà una sensazione nuova. Ho sempre corso molto all'estero, visto che il mio terreno preferito sono le classiche del Nord e, se non fosse per il Mondiale vinto a Varese, sarei più famoso in Belgio che in Italia. Anche per questo ho una gran voglia di farmi vedere sulle strade di casa. E l'idea di esordire mi fa tornare giovane".

L'appuntamento con il Giro è stato ritardato anche dall'inchiesta di Mantova: per due volte la Bmc decise di sospendere te e Mauro Santambrogio a pochi giorni dalla della corsa. Poi il team ti ha dato fiducia.
"L'anno scorso fu una questione molto mediatica: sotto la pressione dei giornali, la squadra fu un po' costretta a sospenderci. Ma le cose sono cambiate. Dopo tre anni, il team mi conosce bene e sa come mi comporto. Hanno parlato con i miei avvocati e si sono informati su tutti i dettagli della situazione: sono tranquilli come lo sono io".

Intanto al Giro di Toscana hai ritrovato la vittoria individuale, che ti mancava dal 2009. Al Giro l'obiettivo sarà vincere una tappa?
"Sì, anche perché il terreno favorevole non manca, con percorsi misti e arrivi selettivi. Sarà soprattutto lì che proverò a stare davanti e dare battaglia. E poi nella terza, in mezzo ai tapponi di montagna c'è la frazione di Vedelago, con il traguardo proprio vicino a casa… L'unico rimpianto è che manca lo sterrato, che invece c'era nelle ultime due edizioni e sarebbe stato il mio terreno ideale”.

Senza Evans, il vostro capitano per il Giro sarà Marco Pinotti, che ha ambizioni diverse. Avrai più libertà?
"Marco può far bene nella generale ed entrare nei primi dieci, sarà fondamentale proteggerlo in certe situazioni. Detto questo, credo che avrò abbastanza libertà di cercare la fuga e di giocarmi le mie carte negli arrivi più adatti alle mie caratteristiche".

Invece il vostro uomo per il prologo potrebbe essere il giovane americano Taylor Phinney. Classe ’90, già ottimo pistard, se ne parla come un possibile campione.
"Taylor è un tipo simpaticissimo, parla l'italiano e pure il dialetto veneto: andiamo molto d'accordo. E poi è vero, va parecchio forte e può puntare alla prima maglia rosa. Ci darà una grande mano anche nella cronosquadre: al Giro del Trentino mi ha 'tirato il collo', come si usa dire. In prospettiva può essere un uomo da pavé. Quest'anno ha assaggiato per la prima volta la Parigi-Roubaix e ha fatto bene: in 3-4 anni secondo me può arrivare a vincerla".

Ti rivedremo in gara anche al Tour oppure ti concentrerai sui possibili appuntamenti azzurri, olimpiade e mondiale?
"Inutile nascondere che il mondiale di Valkenburg, con quel percorso e il finale così selettivo, mi stuzzica molto. Ovviamente dipende tutto dalla convocazione, ma anche per questo, dopo aver corso le classiche e il Giro, prenderò un breve periodo di scarico e salterò il Tour. In programma ho invece la Vuelta".