Phinney prima Rosa del Giro, suo il prologo di Herning
CiclismoLo statunitense della Bmc Racing Team è stato il più veloce nella breve crono in Danimarca. Ha percorso gli 8,7 Km in 10'26". Secondo Geraint Thomas del Team Sky, terzo Alex Rasmussen (Grm). Indietro Scarponi, primo degli italiani Boaro, 4°
Sono passati quattro anni dall'ultima volta di uno statunitense con la maglia rosa addosso, al termine di un prologo del Giro ciclistico d'Italia. Accadde nel 2008, a Palermo: quel giorno, la Slipstream vinse la crono a squadre e permise a Christian Vande Velde di indossare la maglia di leader della classifica generale. Oggi, migliaia di chilometri più a nord, e con molti gradi di temperatura di meno, un altro corridore a stelle e strisce ha indossato quella maglia così importante e ambita: è toccato a Taylor Phinney che, in un colpo solo, è riuscito a sconfiggere il vento, il tempo, la concorrenza del britannico Geraint Thomas e del danese Alex Rasmussen. I due solo per qualche secondo hanno sperato di avercela fatta, ma con il passare dei chilometri e lo scorrere delle lancette dei cronometri, hanno cominciato ad arrendersi all'evidenza del tempo.
Phinney, percorrendo in maniera impeccabile gli 8,7 km del tracciato disegnato per le vie di Herning, ha azzerato sogni e ambizioni di ciascun avversario e alla fine ha potuto indossare la maglia, che per pochi chilometri era stata di Michele Scarponi, dopo la squalifica di Alberto Contador decisa dal Tas.
C'è tanta Italia nella vittoria di Phinney, figlio d'arte (suo padre Davis vinse due tappe al Tour, sua madre è stata olimpionica Usa) e tifoso sfegatato dell'Inter, fin da quando non pensava al ciclismo, ma al calcio, visto che giocava nelle giovanili della Marostincense, la squadra di Marostica, dove è cresciuto, prima di trasferirsi a Quarrata, in Toscana. Sognava di diventare come 'il fenomeno' Ronaldo, si ritrova addosso la maglia che il suo connazionale Lance Armstrong - dal cui incontro nacque la sua passione per il ciclismo - non ha mai indossato.
Phinney ha coronato il sogno di ogni corridore a nemmeno 22 anni (li compirà il mese prossimo) e ha dimostrato di sapersi gestire con puntiglio anche nella breve distanza. Già al Giro del Trentino aveva vinto il prologo, già allora aveva in mente la Danimarca, il Giro d'Italia, il trionfo nel cronoprologo. La sorpresa di giornata è il quarto posto di Manuele Boaro, la sua rincorsa si è fermata a pochi secondi dal podio. Tra i big è caduto in piedi Ivan Basso, il cui duro lavoro dei giorni scorsi deve avere giovato non poco. Tra i big, che puntano alla vittoria finale della corsa rosa, il varesino è stato uno dei pochi a limitare - e di molto - i danni, fermando il cronometro a soli 3" da un pericoloso rivale come il ceco Roman Kreuzinger. Il corridore dell'Astana si è piazzato al 28° posto, Basso è stato 35°. Tutti gli altri hanno fatto peggio, a cominciare dal lussemburghese Franck Schleck, giunto 108° e ad addirittura 20" da Basso.
Delusione per Scarponi che, già prima di scattare dal podio della cronometro, sapeva a cosa sarebbe andato incontro ed era pronto a sfilarsi di dosso la maglia rosa. Il marchigiano è andato peggio del previsto, giungendo 135°, in altre parole a 1'06" dal vincitore. Meno peggio di lui ha fatto Damiano Cunego, 124°, ma con soli 3" di vantaggio su Scarponi. Bene Filippo Pozzato, 20° a 32" da Phinney è pronto a essere protagonista fin da domani. Non male Domenico Pozzovivo, molto forte in salita, che è giunto a 55' dal vincitore e a una ventina di secondo dai big. Il Giro è appena cominciato e tutti avranno una chance a disposizione per potersi ritagliare un po' di gloria.
Phinney, percorrendo in maniera impeccabile gli 8,7 km del tracciato disegnato per le vie di Herning, ha azzerato sogni e ambizioni di ciascun avversario e alla fine ha potuto indossare la maglia, che per pochi chilometri era stata di Michele Scarponi, dopo la squalifica di Alberto Contador decisa dal Tas.
C'è tanta Italia nella vittoria di Phinney, figlio d'arte (suo padre Davis vinse due tappe al Tour, sua madre è stata olimpionica Usa) e tifoso sfegatato dell'Inter, fin da quando non pensava al ciclismo, ma al calcio, visto che giocava nelle giovanili della Marostincense, la squadra di Marostica, dove è cresciuto, prima di trasferirsi a Quarrata, in Toscana. Sognava di diventare come 'il fenomeno' Ronaldo, si ritrova addosso la maglia che il suo connazionale Lance Armstrong - dal cui incontro nacque la sua passione per il ciclismo - non ha mai indossato.
Phinney ha coronato il sogno di ogni corridore a nemmeno 22 anni (li compirà il mese prossimo) e ha dimostrato di sapersi gestire con puntiglio anche nella breve distanza. Già al Giro del Trentino aveva vinto il prologo, già allora aveva in mente la Danimarca, il Giro d'Italia, il trionfo nel cronoprologo. La sorpresa di giornata è il quarto posto di Manuele Boaro, la sua rincorsa si è fermata a pochi secondi dal podio. Tra i big è caduto in piedi Ivan Basso, il cui duro lavoro dei giorni scorsi deve avere giovato non poco. Tra i big, che puntano alla vittoria finale della corsa rosa, il varesino è stato uno dei pochi a limitare - e di molto - i danni, fermando il cronometro a soli 3" da un pericoloso rivale come il ceco Roman Kreuzinger. Il corridore dell'Astana si è piazzato al 28° posto, Basso è stato 35°. Tutti gli altri hanno fatto peggio, a cominciare dal lussemburghese Franck Schleck, giunto 108° e ad addirittura 20" da Basso.
Delusione per Scarponi che, già prima di scattare dal podio della cronometro, sapeva a cosa sarebbe andato incontro ed era pronto a sfilarsi di dosso la maglia rosa. Il marchigiano è andato peggio del previsto, giungendo 135°, in altre parole a 1'06" dal vincitore. Meno peggio di lui ha fatto Damiano Cunego, 124°, ma con soli 3" di vantaggio su Scarponi. Bene Filippo Pozzato, 20° a 32" da Phinney è pronto a essere protagonista fin da domani. Non male Domenico Pozzovivo, molto forte in salita, che è giunto a 55' dal vincitore e a una ventina di secondo dai big. Il Giro è appena cominciato e tutti avranno una chance a disposizione per potersi ritagliare un po' di gloria.