La signora Tonina, madre del campione trovato morto nella stanza di un residence il 14 febbraio 2004, intervenendo a una trasmissione televisiva ribadisce: il mio dubbio più grande è che me lo abbiano ucciso perché Marco dava fastidio a qualcuno
"Ho ancora tanti dubbi sulla morte di Marco e vorrei che qualcuno me li togliesse" ha ribadito Tonina Pantani, mamma del campione trovato morto nella stanza di un residence il 14 febbraio 2004, intervenendo a una trasmissione televisiva.
"Ho letto tutti gli atti e ci sono tante cose non vere - continua la mamma del Pirata - nel residence non era solo come è stato detto, c'erano più persone. Un altro dubbio che ho riguarda i giubbotti che erano a Milano e invece sono stati trovati in quella camera. Io chiedo la riapertura del processo. Vorrei solo sapere - ha aggiunto - come è morto mio figlio, il mio dubbio più grande è che me lo abbiano ucciso perché Marco dava fastidio a qualcuno, non a quelli che vendevano cocaina, dava fastidio al mondo del ciclismo. Penso che abbia pestato i piedi a qualcuno. Marco era così, quello che pensava diceva: ha parlato di doping dicendo che esisteva non solo nel ciclismo ma in tutti gli sport".
L'avvocato Antonio De Rensis, legale della famiglia Pantani, ha aggiunto: "Noi partiamo da una rilettura dei fatti, pensando che, alla fine, andremo nella stessa direzione delle indagini, senza tesi precostituite. Se ci saranno zone d'ombra andremo avanti senza guardare in faccia nessuno".
"Ho letto tutti gli atti e ci sono tante cose non vere - continua la mamma del Pirata - nel residence non era solo come è stato detto, c'erano più persone. Un altro dubbio che ho riguarda i giubbotti che erano a Milano e invece sono stati trovati in quella camera. Io chiedo la riapertura del processo. Vorrei solo sapere - ha aggiunto - come è morto mio figlio, il mio dubbio più grande è che me lo abbiano ucciso perché Marco dava fastidio a qualcuno, non a quelli che vendevano cocaina, dava fastidio al mondo del ciclismo. Penso che abbia pestato i piedi a qualcuno. Marco era così, quello che pensava diceva: ha parlato di doping dicendo che esisteva non solo nel ciclismo ma in tutti gli sport".
L'avvocato Antonio De Rensis, legale della famiglia Pantani, ha aggiunto: "Noi partiamo da una rilettura dei fatti, pensando che, alla fine, andremo nella stessa direzione delle indagini, senza tesi precostituite. Se ci saranno zone d'ombra andremo avanti senza guardare in faccia nessuno".