Il fantastico primato con cui Moser spostò il limite oltre i 51 km orari fu un salto nel futuro. Dall'attenzione alla dieta allo studio dell'aerodinamica, dalle ruote lenticolari al cardiofrequenzimetro: così scienza e tecnologia esordirono nel ciclismo
di Stefano Rizzato
A prima vista, fu una cavalcata solitaria e individuale. Di fatto, quel record formidabile di Città del Messico '84, quello che riscrisse la storia dell'"ora" e cancellò Merckx, fu un successo di squadra. Tanti erano i gregari - per così dire - che spinserò Francesco Moser oltre la barriera dei 51 km orari, quel gennaio di trent'anni fa. Il più esotico era un computer, un Olivetti M 20 che raccoglieva tempi e prestazioni e, giro dopo giro, dava informazioni sulla tabella di marcia.
C'era soprattutto un'equipe di preparatori, uomini di scienza e sport che avevano deciso - con un "mostro" come Merckx da battere - di non lasciare nulla al caso. E di sperimentare, in tutti i campi. Ci fu, è vero, anche il ricorso all'auto-emotrasfusione, che all'epoca era pratica nuova e ancora non vietata. Ma ad essere decisivi furono molti altri dettagli.
Uova, arance e integratori - Il tassello più importante fu infatti un'attenzione alla nutrizione del tutto inedita. Una sorta di dieta zona prima della zona, con uova e arance (per la vitamina C) e i primi integratori proteici, forniti da Enervit, sponsor dell'attacco al record. "E ci si preoccupava anche di utilizzare cibi che non facessero alzare troppo l'insulina", ha spiegato a Bike Channel Enrico Arcelli, il medico che coordinava il team-Moser. "Adesso queste cose son note a tutti, ma allora non lo erano per niente".
L'altura e il cardiofrequenzimetro - Quello che all'epoca già si sapeva era che i 2.300 metri di Città del Messico potessero offrire un grande vantaggio per il fisico di un atleta. La svolta, però, fu preoccuparsi anche dei disagi legati all'altura e dell'acclimatamento. Così, prima di provare il record, Moser passò qualche settimana ad allenarsi duramente in Messico. Addosso portava - tra i primissimi sportivi a farlo - un aggeggio per misurare la frequenza cardiaca, fondamentale per calibrare la sua preparazione a puntino.
Le ruote lenticolari e la galleria del vento - "Oggi non ce ne rendiamo conto, ma erano del tutto rivoluzionari il telaio, il manubrio e soprattutto le ruote: Moser fu il primo al mondo ad usare le ruote lenticolari, fatte da Testa, un varesino come me!". Così Arcelli spiega quello che dalle foto si capisce già: la bici di Moser era un bolide come mai, prima, se n'erano visti nel ciclismo. Il vantaggio in termini aerodinamici di quella bici erano stati testati e ritestati nella galleria del vento di Pininfarina. Fu un'altra intuizione vincente e destinata ad avere parecchio futuro.
A prima vista, fu una cavalcata solitaria e individuale. Di fatto, quel record formidabile di Città del Messico '84, quello che riscrisse la storia dell'"ora" e cancellò Merckx, fu un successo di squadra. Tanti erano i gregari - per così dire - che spinserò Francesco Moser oltre la barriera dei 51 km orari, quel gennaio di trent'anni fa. Il più esotico era un computer, un Olivetti M 20 che raccoglieva tempi e prestazioni e, giro dopo giro, dava informazioni sulla tabella di marcia.
C'era soprattutto un'equipe di preparatori, uomini di scienza e sport che avevano deciso - con un "mostro" come Merckx da battere - di non lasciare nulla al caso. E di sperimentare, in tutti i campi. Ci fu, è vero, anche il ricorso all'auto-emotrasfusione, che all'epoca era pratica nuova e ancora non vietata. Ma ad essere decisivi furono molti altri dettagli.
Uova, arance e integratori - Il tassello più importante fu infatti un'attenzione alla nutrizione del tutto inedita. Una sorta di dieta zona prima della zona, con uova e arance (per la vitamina C) e i primi integratori proteici, forniti da Enervit, sponsor dell'attacco al record. "E ci si preoccupava anche di utilizzare cibi che non facessero alzare troppo l'insulina", ha spiegato a Bike Channel Enrico Arcelli, il medico che coordinava il team-Moser. "Adesso queste cose son note a tutti, ma allora non lo erano per niente".
L'altura e il cardiofrequenzimetro - Quello che all'epoca già si sapeva era che i 2.300 metri di Città del Messico potessero offrire un grande vantaggio per il fisico di un atleta. La svolta, però, fu preoccuparsi anche dei disagi legati all'altura e dell'acclimatamento. Così, prima di provare il record, Moser passò qualche settimana ad allenarsi duramente in Messico. Addosso portava - tra i primissimi sportivi a farlo - un aggeggio per misurare la frequenza cardiaca, fondamentale per calibrare la sua preparazione a puntino.
Le ruote lenticolari e la galleria del vento - "Oggi non ce ne rendiamo conto, ma erano del tutto rivoluzionari il telaio, il manubrio e soprattutto le ruote: Moser fu il primo al mondo ad usare le ruote lenticolari, fatte da Testa, un varesino come me!". Così Arcelli spiega quello che dalle foto si capisce già: la bici di Moser era un bolide come mai, prima, se n'erano visti nel ciclismo. Il vantaggio in termini aerodinamici di quella bici erano stati testati e ritestati nella galleria del vento di Pininfarina. Fu un'altra intuizione vincente e destinata ad avere parecchio futuro.