Il Tour degli altri: una Grande Boucle per ultra-trentenni

Ciclismo
Michael Rogers, vincitore della 16.a tappa del Tour de France (Foto Getty)
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Mentre Nibali corre da solo, ci sono altri corridori che stanno lasciando il segno in questa edizione della corsa francese, come Rogers e Peraud. Ma non guardate la loro carta d'identità, perché l'età (qui) non conta

di Francesco Pierantozzi

Nibali corre da solo: sicuro, sereno, solido. Non resta che trovare altri argomenti, a partire dal Tour degli altri. Rogers, per esempio. Sa fare tutto, vince sullo Zoncolan e sui Pirenei nello stesso anno, si è messo 3 volte la maglia di campione del mondo a cronometro, quando si trova davanti è un killer, non sbaglia mai (2 tappe al giro 2014), pedala con la testa come pochi, liberato dall’ingombrante presenza di Contador ha centrato l'obiettivo, scegliendo tappa e fuga giuste.

Ma perché Michael Rogers, corridore completo (…e non è un modo di dire..) non ha mai provato a fare classifica fino in fondo? Qualcuno dirà che nel 2006 è arrivato 9° al Tour e che ha perso un Giro della Svizzera nel 2005 solo all'ultima tappa, battuto da Aitor Gonzalez; certamente negli ultimi 5-6 anni ha monetizzato le sue qualità mettendosi al servizio di altri capitani: guadagno bene e rinuncio a pensare in grande.

Discorsi "vecchi" ormai per l'australiano un po' italiano di costruzione, Mapei, e di moglie: va per i 35 anni anche se l’età non è un ostacolo insormontabile. Prendete Jean Cristophe Peraud, di anni ne ha 37, è passato professionista a 33 per non perdere il posto di lavoro da ingegnere all’Areva, azienda che produce energia, nucleare soprattutto, e per non rinunciare completamente alla mountain bike che gli ha dato l'argento alle Olimpiadi di Pechino. Peraud è quarto in classifica, Peraud è forte a cronometro, più di Pinot, il migliore con Nibali in salita (…ma col difetto-paura della discesa..), Peraud non molla mai. Peraud sa fare tutto con la classifica in testa e la voglia di pensare in "proprio", in grande…