Procura Rimini: "Pantani non fu ucciso, possibile suicidio"
CiclismoFranco Tagliaro, consulente della Procura romagnola, sostiene che la morte del ciclista fu provocata da "un'insufficienza cardiaca acuta causata da una miscela di farmaci e cocaina. Non emergono elementi tali da ipotizzare un’assunzione sotto costrizione"
"Non sono emersi elementi tali da ipotizzare concretamente un’assunzione sotto costrizione", sostiene Tagliaro. Il ciclista non fu ucciso, ma secondo il consulente del Pm morì per un mix di antidepressivi e cocaina, come riporta il Corriere Romagna. Nessuna aggressione, nessun omicidio emerge dalle evidenze scientifiche e dalle risposte di Tagliaro ai quesiti del procuratore Paolo Giovagnoli.
Questi sviluppi, rispetto alle indagini che oltre 10 anni fa parlarono solo di un’overdose di cocaina, avvalorano la possibilità di un suicidio del campione italiano, scrive ancora la Afp. E rafforzano, inoltre, la tesi che il vincitore nel 1998 del Giro d'Italia e del Tour morì da solo. Non fu cioè vittima di un "omicidio volontario", ipotesi avanzata dal legale della famiglia Pantani, Antonio De Rensis. Ipotesi che ha causato la riapertura dell'inchiesta da parte del Procuratore di Rimini, Paolo Giovagnoli. Insomma bocciate le ipotesi "probabilistiche" del professor Francesco Avato, allegate all'esposto della famiglia Pantani e presentate dall'avvocato Antonio De Rensis.
Tagliaro va oltre e lascia aperta l'ipotesi del suicidio: è possibile che Pantani abbia deliberatamente scelto di uccidersi con droga e medicine. Il consulente della procura di Rimini intende approfondire il grado di interazione dei farmaci antidepressivi triciclici con la cocaina. Lo farà in laboratorio nelle prossime settimane. Tagliaro sospetta apertamente che nel decesso per droga possa aver avuto un ruolo "un’assunzione eccessiva di antidepressivi" forse presi proprio con "finalità autosoppressive".