E la Francia celebra il simbolo eritreo Teklehaimanot

Ciclismo
Daniel Teklehaimanot, corridore ventiseienne eritreo, la maglia a pois africana
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La stampa d'Oltralpe accoglie con entusiasmo il corridore ventiseienne diventato il primo africano nero a conquistare la maglia a pois. Corridore del team sudafricano MTN-Qhubecka, Daniel si era già messo in luce nel giro del Delfinato

"Uomo simbolo", "orgoglio africano", "emblema di un continente che si apre al ciclismo". La stampa francese celebra con entusiasmo Daniel Teklehaimanot, corridore ventiseienne eritreo diventato ieri il primo africano nero a conquistare la maglia a pois del Tour de France.

Corridore del team sudafricano MTN-Qhubecka, Teklehaimanot si era già messo in luce nel giro del Delfinato, il mese scorso, dominando la classifica degli scalatori. Entusiasta e poco abituato all'attenzione mediatica, ha conquistato la simpatia di molti appassionati, e anche di numerosi cronisti al seguito della carovana della Grande Boucle. "Quando è sceso dal podio, non aveva grandi messaggi da trasmettere - sottolinea il quotidiano sportivo L'Equipe - ma la sua sola presenza davanti ai microfoni, alle telecamere, alle macchine fotografiche, è bastata a mostrare la portata del simbolo: insieme al suo compagno di squadra Qhubeka Merhawi Kudus, rappresentava per la prima volta l'Africa nera al Tour".

C'è anche, però, chi porta alla luce il rovescio della medaglia di questa storia di successo: "Il talento dei corridori eritrei  - scrive il sito SlateAfrique - è una bella opportunità diplomatica per il tiranno Issayas Afewerk (che governa l'Eritrea dal 1993, ndr), per indorare il blasone del suo Paese". Il che non vuol però dire, precisa il giornalista esperto di Corno d'Africa Leonard Vincet, che Teklehaimanot sia un sostenitore della dittatura. "E' un'icona per tutti gli eritrei, quelli in patria e quelli della diaspora che sono fuggiti - spiega - Ma tiene le sue opinioni politiche per sè. Come mi disse un alto funzionario oggi disertore, laggiù tutti fanno finta".