I VIDEO. L'8 ottobre nelle sale italiane The Program, il film di Stephen Frears sul texano. Un somigliantissimo Ben Foster nei panni dell'ex campione dopato: il racconto della più clamorosa crime story del ciclismo, dal sistematico doping al Tour sino alla confessione in tv
"Una storia mitica, perfetta... ma non era vera". Così Lance Armstrong, ospite nel 2013 del talk show di Oprah Winfrey, confessando di essersi dopato in ognuno dei sette tour de France vinti (dal 1999 al 2005), descrive quei trionfi, che ne avevano fatto un'icona mondiale. E' uno dei passaggi in The program di Stephen Frears, in uscita l'8 ottobre con Videa in 250 copie, che ricostruisce la vicenda del ciclista americano, interpretato da Ben Foster.
"Questo non è un biopic, ma un crime movie su Armstrong - ha spiegato il regista, autore fra gli altri di The Queen e Philomena -. Non sapevo quasi niente su di lui a parte le notizie sui giornali. Ma leggendo una recensione del libro di Tyler Hamilton, ex compagno di squadra di Armstrong, che si dopava con lui, ho capito quanto fosse interessante il personaggio". Frears definisce l'ex campione "un uomo molto intelligente e molto stupido, un po' eroe, per essere sopravvissuto al cancro, un po' santo per aver raccolto tanto soldi per la ricerca sui tumori, ma anche un po' diavolo".
Ha provato a contattare Armstrong? "No, visto che dice solo bugie" risponde secco Frears. Mentre il 34enne Ben Foster, un tentativo lo ha fatto, "ma Lance non era interessato a parlare con me". Prima di accettare il ruolo, "non ero mai salito in bicicletta e avevo solo sei settimane per prepararmi. Quindi per meglio rappresentare il mondo di Armstrong mi sono sottoposto anche, sotto stretto controllo medico, a un programma di doping". Con quali effetti? "Il doping funziona immediatamente sul corpo migliorando le prestazioni - commenta l'attore -. Il problema per chi lo usa è riuscire a smettere".
Nel film, ispirato da Seven deadly Sins, il libro inchiesta di David Walsh (impersonato da Chris O' Dowd), giornalista inglese che contro tutto e tutti scoprì e denunciò gli imbrogli di Armstrong, grande spazio è dato anche al ruolo del medico italiano Michele Ferrari (Guillaume Canet) "soprannominato Nosferatu" dice Frears, e creatore del "più sofisticato programma di doping nella storia dello sport", a base, fra gli altri, d'epo, trasfusioni, ormone della crescita, cortisone e testosterone, e a prova di controlli, che fece di Armstrong e della sua squadra, la US Postal, un 'treno blu' imbattibile.
Il regista trova la storia di Armstrong molto attuale: "Basta aprire i giornali, da Blatter allo scandalo della Volkswagen. Viviamo in un'epoca di corruzione megagalattica, e voi italiani l'avete raccontata bene, con film come Le mani sulla città o Cadaveri eccellenti".