Il sorriso di Aru: Fabio, hai spianato tutti!
CiclismoVittoria fantastica del ciclista sardo che replica il successo ottenuto tre anni fa da un altro italiano, Vincenzo Nibali. Ora è terzo nella classifica generale e niente gli impedisce di sognare in grande
Ahhh les italiens. Prima e per un periodo è stata l’Alpe d’Huez la montagna degli italiani con i vari Bugno, Conti, Pantani e Guerini. Ora i Vosgi con la Planche des Belles Filles, la spianata – si fa per dire - delle belle ragazze, diventa la montagna dei campioni d’Italia. Tre arrivi e due vittorie di maglie tricolori: Nibali ed ora Aru. Destino scritto. Entrambi con maglia Astana, ora separati, ma bel destino soprattutto per come è arrivato questo successo.
Vivi la grande attesa, attesa dopo le mille polemiche e le tante cadute… è quello che non prevedi al tour, ovvero una prima salita subito, dopo pochi giorni. Una specie di cambio di regime alla noia o ai ventagli o agli arrivi in volata o alle fughe di un giorno. Ecco la salita. È finita l’attesa, bisogna scoprire, scoprirsi e stupire. La Bmc per Richie Porte ha fatto andatura tutto il giorno e paga sulle prime rampe dure; Sky dà ritmo, come sempre, come gli ultimi anni, schierata, forte potente e bianca. Pian piano con il terribile ritmo in salita il gruppo si sfina, la lunga fila diventa sempre più corta ed affannata come il respiro di chi detta il passo. Nessuno osa a mettere il naso fuori la striscia bianca della nuova maglia Sky, resta il timore e la fatica di sballare sulla pendenza che aumenta.
Solo uno ha il coraggio e la forza di scombinare il piano perfetto: è il cavaliere dei quattro mori. Parte alla grande, cambia il ritmo, sale sui pedali con una forza ed un'agilità mai vista. È sicuro nel suo fisico asciuttissimo e preparato. Sì, preparato all’impegno del Tour, della Grande Boucle. Si è detto troppo per lui. Il Tour è complesso, è una corsa per grandi ma Fabio è grande. Ha avuto su questa salita un buon maestro, quel Nibali che in una giornata di pioggia di pochi anni fa aveva segnato d’Italia il giallo francese. Fabio fa lo stesso, incurante se da dietro ci siano le frullate di Froome o gli attacchi del tasmaniano Porte o i tentativi dello scalatore irlandese Martin o quelli dell’idolo di casa Bardet. Se ne frega di tutto. Aru è troppo sicuro anche nello stacco finale, quello da 20%, quello che battezzò Froome nel 2012. Va via certo che la sua smorfia di fatica diventa poi sorriso e soddisfazione di chi ha dato una svolta alla sua carriera e alle sue ambizioni.
Bravo Fabio, ora sei lì dietro due inglesi a pochi secondi. Ci vuole maturità ed esperienza per il Tour ma anche quel pizzico di follia ed incoscienza. Bravo Fabio a ridarci divertimento e voglia di emozioni.