A mettere alle corde lo scalatore sardo non sono state soltanto le ripide ascese delle tappe alpine, ma anche una condizione fisica precaria che lo ha limitato sia sul Galibier che sull’Izoard: "C'è delusione per come sono andate le cose"
Il minuto e 22 secondi di ritardo da Warren Barguil sull’Izoard non hanno fatto altro che confermare le difficoltà che Fabio Aru aveva manifestato anche ieri sul Galibier, ma a pesare sulle prestazioni dello scalatore sardo è stata anche (se non soprattutto) la precaria condizione fisica. Affrontare la bronchite in bici nella terza settimana del Tour è un’impresa semi impossibile per chiunque, anche per un talento come il Cavaliere dei Quattro Mori: “I problemi fisici fanno parte dello sport e vanno accettati", racconta pochi istanti dopo aver raggiunto il traguardo, senza concedersi alibi dopo aver perso anche la quarta posizione in classifica generale. “Il quinto posto non è da buttare. C’è delusione per come è andata, ma l'importante è essere consapevole di aver lavorato bene negli ultimi mesi: non era facile tornare a questi livelli dopo l'infortunio. Ho dato il massimo". I forti colpi di tosse che intervallano il suo discorso sono lì a testimoniarne le difficoltà non solo respiratorie, ma anche di condizione fisica. Con gli oltre 22 chilometri di cronometro che attendono l'azzurro tra due giorni infatti, le avversità non sembrano essere ancora del tutto archiviate, ma a questo punto non resta che stringere i denti prima di fare il bilancio definitivo al termine di una corsa che ha comunque regalato grandi soddisfazioni allo scalatore azzurro.