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Parigi-Roubaix, esaltarsi per Peter Sagan e dimenticare il resto

Ciclismo

Francesco Pierantozzi

Il trionfo e l'esaltazione per Peter Sagan alla Parigi-Roubaix, come spesso accade nel mondo dello sport, eclisserà l'impresa d'altri tempi di Silvan Dillier, lo svizzero condannato a finire nel dimenticatoio perché alla fine 'conta solo il primo'

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Esaltare Sagan è troppo facile, troppo forte il campione del Mondo, stavolta aggiunge anche la tattica, batte pure qualche critica,  dopo essersi lamentato perché tutti gli hanno corso contro al Fiandre. Risponde alla Hinault, coi fatti e con la maglia di campione del mondo addosso, risponde con la sua capacità di guida del mezzo, che conosciamo, e che abbina a quella di un meccanico esperto quando a cinquanta all’ora si fa passare una chiave dall’ammiraglia per sistemarsi l manubrio da solo. In controllo totale per la prima pietra della carriera sulla quale posare altri monumenti. Già troppo facile…lasciarsi anche andare a frasi celebrative, a pensieri di vittorie future e di vecchie mancate. Ma chi si ricorderà di celebrare Dillier? Dillier chi?...perchè il grande pubblico si dimenticherà presto del secondo, del campione svizzero che è stato fondamentale nel successo di Peter Sagan. Un corridore vero, come direbbe Franco Cribiori, ex corridore e diesse di grandi corridori, un corridore (ciclista è il meccanico…le ripetizioni sono volute) che ha collaborato, generoso, senza fare calcoli, senza sentirsi battuto, senza comportarsi alla Duclos-Lassalle, letteralmente trasportato nel velodromo di Roubaix da Franco BallerIni nel 1993 , sempre o quasi a ruota e poi primo sul traguardo. Esaltiamo Dillier, l’esatto opposto, già in fuga, prima che Sagan lo raggiungesse a una  cinquantina abbondanti di chilometri all’arrivo,  uno che sembra uscito dal ciclismo epico, leggendario, quello dei valori e del rispetto…Parole esagerate, antistoriche nella nostra società. Meglio dirle sottovoce senza esaltarsi troppo, in attesa di conferme.