Giro d'Italia story, da Pantani a Dumoulin: l'Elefantino e la Farfalla

Ciclismo

Alfredo Corallo

Marco Pantani e Tom Dumoulin: vincitori - rispettivamente - dei Giri d'Italia del 1998 e dell'anno scorso (foto Ansa)
pantani_dumoulin_ansa

Nel giorno della partenza del Giro d'Italia ripercorriamo le storie "incrociate" di Pantani e  Dumoulin: 20 anni fa la vittoria del Pirata, l'anno scorso il trionfo dell'olandese, che s'impose proprio nella tappa intitolata all'Elefantino a Oropa in omaggio a una delle imprese leggendarie del compianto corridore romagnolo, l'ultimo a conquistare il double Giro-Tour 

La storia di questo Giro d'Italia porta in sé il germoglio di Marco Pantani dalla radice: il "101" era già scritto nel destino di una stagione dorata che sbocciò come una rosa, tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno, quando l'Elefantino si inerpicò proprio con il dorsale 101 sul Piancavallo e scalò la Marmolada per fiorire sul Plan di Montecampione. Dalle Alpi friulane alla Val Camonica si compie l'ascesa del mito nell'anno di grazia 1998, vent'anni fa, prima di planare in trionfo sui Campi Elisi. E come una "farfalla" - nel centenario della corsa - Tom Dumoulin ha risvegliato la natura di quelle imprese, sulla montagna intitolata a Marco: quella che da Castellania (terra di Fausto Coppi) è salita fino al Santuario di Oropa che, nel 1999, "benedisse" Pantani, poi "scomunicato" per sempre dal Ciclismo a Madonna di Campiglio.

Il quarto Tulipano 

Per Tom Dumoulin quella 14^ tappa vinta l'anno scorso là dove Pantani aveva confermato il suo strapotere non è stata la prima del Giro, perché aveva già mostrato i muscoli nella cronometro Foligno-Montefalco e qui si era impadronito della leadership; ma il tulipano olandese sulla montagna del Pirata diede prova ai vari Quintana, Nibali, Pinot e Landa di andare forte anche in salita, mettendo le basi per la vittoria finale. Rischiando grosso: già per i problemi intestinali che lo "sorpresero" sullo Stelvio, costretto a scalare in solitaria l'Umbrail e a chiudere a 2'18" dallo Squalo, primo - e unico - italiano a vincere una tappa nel Giro del 2017; lasciando la maglia rosa a Quintana a due tornate dalla fine; e scivolando addirittura al quarto posto alla penultima, caricando di suspense la cronometro conclusiva che tingerà di oranje Piazza Duomo come non si vedeva dai tempi di Gullit, Rijkaard e Van Basten, gli idoli del tifoso rossonero Pantani. 

Il volo dell'Elefantino

Ma era sempre la 14^ tappa quella che il 4 giugno del 1994 fece conoscere al mondo la grandezza del Pirata, scattato a un chilometro dalla vetta di Passo di Monte Giovo verso la gloria della prima perla della sua carriera, appena sbarcato tra i professionisti. "Se non va come dico io, vado a vendere piadine con mamma e babbo": e sì che era venuto giù come un matto, seduto sulla ruota posteriore che ancora lo vediamo rincorrere e superare a 80-90 all'ora Pascal Richard, bissando il giorno dopo sul Mortirolo e sull'Aprica, aprendo le folle alla maniera di Mosé nell'incredulità di Berzin e Indurain. "Il cardiofrequenzimetro? Io vado a orecchio". Così volava l'Elefantino. 

Il Giro del 1998

Dopo sfortune indicibili e il ritiro del 1997 Pantani era tornato al Giro con la gialla Mercatone Uno per vincere il Tour: almeno finché Zulle non si azzarderà a "doppiarlo" alla cronometro. "Purtroppo il ciclismo dà molto più spazio ai cronoman, e queste salite per certi distacchi non sono sufficienti". E allora sai che c'è, che all'ultima settimana ci sono ancora tre tappe dolomitiche per ribaltare 4 minuti di svantaggio. Marco aveva già dato un assaggio alla "talpa svizzera" sul Piancavallo, ma il vecchio Alex non aveva mollato la maglia rosa. La scalata al Giro comincia ufficialmente nell'Asiago-Selva Val Gardena delle 5 stelle: Duran, Staulanza, Marmolada, Pordoi e Sella. L'attacco va sferrato sulla Marmolada, che il romagnolo s'era fatto raccontare dal compagno Roberto Conti. "Oh, ma quand'è che attacchi? Guarda che io non ce la faccio più...". "Ma quando inizia la Marmolada?". "Marco, siamo già a metà della Marmolada...".

Pantani è una furia, sale insieme a Guerini, riprendono Pavel Tonkov, mentre Zulle s'inchioda sul Passo Sella. Arrivano al rettilineo finale che Pantani ha la maglia rosa sulle spalle e lascia vincere il compagno di fuga Guerini. Tonkov non ci sta e all'indomani risponde al Pirata sull'Alpe di Pampeago. Il Giro si decide a Plan di Montecampione, alla penultima tappa. Fa un caldo bestiale, il duello s'infiamma a 16 chilometri dal traguardo: Pantani scatta, Tonkov a ruota. Via il cappellino (Tonkov), via gli occhiali e via il piercing (Pantani). A qualche centinaio di metri dalla vetta il russo è cotto: "Non sentivo più le mani, le gambe, mi sono arreso". Con la speranza di recuperare il minuto e 33" che lo separava dal Pirata nella cronometro di Lugano. 

Nel nome di Pantani

E invece Pantani tiene l'impugnatura del manubrio come un vero cronoman, cura ogni dettaglio della bici, fa alzare il sellino di "un millimetro" e non ce n'é più per nessuno. "Credo che oggi la paura di perdere questa maglia mi ha abbia dato delle energie incredibili" confessa a fine gara. Dedica il successo all'ex corridore Luciano Pezzi, gravemente malato, che per lui era come un padre. E che non farà in tempo a vederlo danzare sugli Champs-Élysées. I compagni si rasano a zero come lui, perché "per lui avremmo fatto qualsiasi cosa". Pantani che è l'ultimo ad aver centrato il "double", l'accoppiata Giro-Tour, la vera sfida che aspetta Chris Froome, Fabio Aru e lo stesso Dumoulin, i favoriti in questo Giro 101, che tributerà l'omaggio al Pirata il 13 maggio sul Gran Sasso nella tappa che si concluderà a Campo Imperatore, dove Marco nel 1999 staccò tutti, ancora una volta.