Il 2 agosto del 1998 Marco Pantani trionfa alla Grande Boucle con la leggendaria vittoria del Galibier e "vendica" l'Italia eliminata ai Mondiali proprio dalla Francia di Zidane. Il Pirata è stato l'ultimo corridore capace di conquistare Giro e Tour nello stesso anno
"Lasa 'ndè il palòne burdèl che il calcio l'è roba da fighetti! Vieni a farti il culo con noi...". Cominciammo a chiamarli più oxfordianamente "sliding doors" soltanto qualche anno dopo, quando il film di Kieslowski uscì al cinema e diventò un titolo perfetto - ad esempio - per la "rosicata" Mondiale del rigore di Di Biagio che, sulla porta girevole di Saint-Denis, lascerà un'eco di rimpianti grossa come una casa per quello che poteva essere e non è stato. E - al netto dei francesismi - se quel giovanissimo Marco Pantani non avesse dato retta ai simpatici amici di Cesenatico, beh... lo sport avrebbe perso un treno carico di rara poesia, alcuni dei versi più belli che il ciclismo abbia mai scritto sulle strade del Giro d'Italia e del Tour, toccando le vette più alte nell'estate del 1998, dalla scalata di Plan di Montecampione all'ascesa sul Galibier fino al dolce atterraggio sui Campi Elisi. Dove la Francia di Zidane aveva appena alzato al cielo la sua prima Coppa del mondo e l'Italia pregustava già la vendetta al grido "Pirata riporta a casa 'sta Gioconda, va là...".
Romagna mia
Marco si presentava alla Grande Boucle con spirito garibaldino e la smania imperialistica del primo Napoleone: il re del Giro è pronto a issare il Tricolore e far risuonare l'inno di "Romagna mia" sotto l'Arco di Trionfo. Come se non bastasse, il fragore di quella traversa echeggiava ancora nei timpani dei tifosi italiani che ora si affidavano a Pantani per rovinare la festa ai cugini, gonfi di champagne dal 12 luglio, ormai, quando avevano fatto i fenomeni con il Brasile "orfano" - praticamente - di Ronaldo. E il tonfo di quell'eliminazione si era udito fino a Dublino, dove il giorno precedente alla finalissima era partita l'ottantacinquesima edizione della corsa transalpina. Anche Pantani non era rimasto indifferente ai rigori azzurri, calciati da due suoi benianimi milanisti (Costacurta e Albertini, il primo a sbagliare) e dall'idolo di sempre Roberto Baggio. In più, non dimentichiamoci che prima di essere un ciclista era stato un "calciatore", ed è qui che si compie lo sliding doors di cui sopra, rievocato dal dialetto del babbo nel nostro incipit "allo squacquerone".
"Non aspettare la volata, che ti fregano!"
"Amava giocare a pallone - ci raccontò una volta Paolo Pantani, in occasione dei dieci anni dalla scomparsa del figlio - all'ala destra, nei giovanissimi del paese: era leggerino, ma volava su quella fascia! Certo, non la passava mai... voleva dribblarli tutti e il mister si arrabbiava. E pure i compagni non è che facessero salti di gioia ...". Finché un bel giorno quei "famosi" amici di Cesenatico - che l'avevano visto pedalare con la bici della mamma Tonina - parlarono al babbo, in primis Roby Amaducci, il suo maestro: se andava forte con una "Rossella" figuriamoci con una bici da corsa. "Gli dissi: va bene, ma se non ci riesci col ciclismo vieni a cambiare tubi con me o vai a fare le piadine con la mamma". E fu sempre il papà a indicargli la strada da seguire. Al debutto, a Case Castagnoli di Cesena. Di nascosto gli infilò un biglietto nella tasca della magliettina. "Gli scrissi: non aspettare la volata, che ti fregano! Con la salitella scappa, che arrivi da solo...". Il finale, insomma, era già scritto: "Vinse, e non si fermò più. Poi tornava a casa e lavava la bici nella vasca da bagno, l'asciugava col fon e se la portava a letto...".
Il Galibier
La dritta del padre tornò utile a Marco sul Galibier in quel pomeriggio di tregenda che fu la 15a tappa del Tour '98 e che lo proiettò per sempre nel mito. Piove, è un freddo boia e Pantani deve recuperare 3 minuti in classifica generale dal leader Jan Ullrich. Quando mancano esattamente 4 chilometri e mezzo alla cima ecco lo scatto del Pirata, che lascia di sasso il tedesco e stronca sul nascere l'azione del francese Luc Leblanc. Allo scollinamento ha 2'46'' di vantaggio sulla maglia gialla e all'inizio della discesa può anche permettersi di fermarsi per sistemare la mantellina. Sull'ultima salita aumenta ancora il suo distacco, che al traguardo sarà di 9 minuti su Ullrich.
Che le balle ancor gli girano
Dopo Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain anche Marco Pantani riesce nell'impresa di vincere Giro e Tour nella stessa stagione e regala all'Italia la Grande Boucle a distanza di 33 anni dall'ultima vittoria di Felice Gimondi, che il 2 agosto lo premierà sul podio degli Champs-Élysées, affiancato da Ullrich (secondo) e dall'americano Bobby Julich, terzo. Sulle orme di Bottecchia ('24 e '25), del campionissimo Coppi ('49), Gino Bartali ('38 e '48) e Gastone Nencini (1960). Fuoriclasse della pedivella a cui, in futuro (nel 2014) si unirà lo Squalo Vincenzo Nibali. "E i francesi ci rispettano, che le balle ancora gli girano...".