Classe e gambe, Van der Poel è un Sagan ancora più moderno, più fresco, più acerbo e più duttile. Vince su strada l’Amstel Gold Race con la maglia di campione olandese addosso, con una squadra di seconda fascia, che partecipa solo quando viene invitata alle corse che contano
I geni, la passione e la classe. Mathieu Van der Poel ha tutto, dal nonno materno, Raymond Poulidor, il “Poupou “ piazzatissimo, 8 podi e nessun successo al tour, e amatissimo come nessun altro dai francesi, al padre, Adrie, iridato nel ciclocross, primo nel Fiandre, nella Liegi, e nella corsa di casa, l’Amstel. Ama la bici in tutte le sue versioni, è campione del mondo di ciclocross e vuole prendersi mondiali e olimpiadi in mountain bike. Intanto vince su strada l’Amstel Gold Race, la classica dei Paesi Bassi, con la maglia di campione olandese addosso, con una squadra di seconda fascia, che partecipa solo quando viene invitata alle corse che contano. Ha classe e gambe, sfrutta l’indecisione tra Alaphilippe, primo a Sanremo quest’anno, e Fuglsang che si guardano nel finale, quando dovrebbero giocarsi la vittoria, come capita e non dovrebbe capitare e a Valkenburg fanno rientrare gli inseguitori con Van der Poel pronto ad avventarsi su avversari e traguardo. E’ un Sagan ancora più moderno, più fresco, più acerbo, più duttile, fatto apposta per raccontare una storia, diversa dal solito, con un corridore che si diverte, non pensa di cambiare squadra per salire di categoria e di stipendio, ma pensa di scendere di sella per cambiare bici e continuare a pedalare su prati, sentieri e ostacoli. Fatto apposta per la Roubaix, negata alla sua squadra e a lui. Non invitati. Che errore, chi non lo vorrebbe, adesso, al via ?