La sicurezza per i ciclisti è sempre più un problema

La sicurezza sulle strade non può più attendere. La morte del 78enne Ettore Pausini, zio della cantante Laura, ucciso da un’auto pirata mentre era in bici a Bologna è sola l’ultima di una lunga serie. E se gli studi scientifici dicono che andare in bici faccia bene, la realtà delle strade è molto diversa. Purtroppo i numeri dei morti sulle strade testimoniano una situazione estremamente delicata. A poco meno di due mesi dalla fine del 2025, i decessi per incidenti che vedono coinvolte persone che circolavano in bicicletta hanno già superato i tristi numeri del 2024. Sintomo di una situazione tutt’altro che risolta dal nuovo codice della strada entrato in vigore un anno fa. “Certo, la norma del metro e mezzo per il sorpasso del ciclista, perché si tratta di un metro e mezzo, non di un metro o 80 centimetri rappresenta un passo in avanti. Reso però poco efficace da quella frase, ‘ove sia possibile’, presente nell’articolo 148 a cui si aggiunge nessun cenno alla velocità, che invece era presente nel vecchio codice e che resta la prima causa di incidenti gravi” dice l’avvocato Federico Balconi, fondatore dell’Associazione Zerosbatti, che oltre a promuovere lo sport da anni si batte per garantire la sicurezza dei ciclisti e difenderli in caso di incidente. La sicurezza sulle strade è direttamente correlata anche allo sviluppo del movimento ciclistico in senso stretto. Rappresenta la base di partenza da cui volere e dovere ripartire per poter tornare ai vertici di uno sport storicamente legato al nostro paese. Per numeri di campioni e territorio. Con strade più sicure un papà o una mamma saranno maggiormente propensi e invogliati a far praticare ciclismo ai propri figli. Cosa che con la situazione attuale si fa fatica a promuovere. Non è un caso che all’Italia, che per anni è stata scelta come base di allenamento le squadre professionistiche, ultimamente venga preferita la Spagna. L’area intorno a Valencia e le isole Canarie, e in particolare Tenerife vige l’obbligo della fila indiana. Sebbene questa norma sia prettamente italiana l’obbligo di usare la ciclabile in bici esiste solo ove riservate alle bici. Per intenderci le ciclopedonali non creano questo obbligo. La sicurezza parte anche da alcuni comportamenti virtuosi dei ciclisti. Che non possono fare a meno del casco, unico vero strumento di protezione, che purtroppo ancora tante persone, soprattutto in città, non utilizzano. “Con Zerosbatti abbiamo provato a scrivere dei consigli utili per i ciclisti”, conclude Balconi. “La prima regola, con il casco, è sempre la prudenza. Essere concentrati in bici: evitare musica nell’orecchie e cellulari. Controlliamo sempre che la bici sia in buone condizioni prima di uscire. Stare a destra così da non essere d’intralcio. Per legge, sono obbligatori luci e campanello. Usare le ciclabili quando ci sono: è più sicuro per me e per gli altri. Far sapere cosa si vuole fare segnalando con le mani. Vestirsi in maniera colorata così da rendersi visibili. Rispettare i semafori. Dare sempre la precedenza sulle strisce ai pedoni. Quando si va in bici con gli amici, ricordarsi la distanza di sicurezza, in modo da prevenire cadute e incidenti. Ma soprattutto il doppio check: quando arrivate a un incrocio, fermatevi e guardate sempre da entrambi i lati, proprio come se foste pedoni. Non solo le auto, ma anche altri ciclisti potrebbero arrivare veloce, quindi è meglio fermarsi e guardare prima di attraversare”. Pochi semplici consigli da seguire che possono salvare la vita. Da cui ripartire per poter salvare vite e magari riportare il nostro movimento ciclistico di nuovo ai vertici. La sicurezza stradale non può più attendere.

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La sicurezza per i ciclisti è sempre più un problema

Luigi Vaccariello