La F1 come il calcio. Quando i soldi aiutano a scegliere

Formula 1
Jenson Button campione del mondo per caso. Ha giurato eterno amore alla Brawn Gp per poi ritrattare per qualche milione di euro in più
epa01680729 Brawn GP owner Ross Brawn (floor-L), Brawn GP's CEO Nick Fry (floor 2-L), British Formula One driver Jenson Button (floor 3-L), Brazilian teammate Rubens Barrichello (floor 3-R) and Virgin Group's Sir Richard Branson (floor 2-R) celebrate with Brawn team members after winning first and second place in the Australian Formula 1 Grand Prix at the Albert Park Circuit in Melbourne, Australia, 29 March 2009. Button finished first followed by Barrichello in second and Italian Formula One driver Jarno Trulli of Toyota finished third.  EPA/PETER STEFFEN

Piloti e calciatori, quali le differenze? Nessuna, entrambe le categorie sono magicamente attratte dai guadagni facili. Ragione per cui Button ha tradito Ross Brawn e scelto la McLaren. Raikkonen, invece, ha ancora molti dubbi. Chi offrirà di più?

di GIOVANNI DE RUVO

Come nel calcio, così anche in Formula 1: c’è chi cambia squadra e chi, invece, rimane. Ma ciò che alimenta il motore del cambiamento, quello no: non cambia mai. I soldi, tanti soldi. Jenson Button abbandona la Brawn Gp, capace di fargli vincere un Mondiale, per passare alla McLaren. E il britannico giustifica il “tradimento” con un irrefrenabile desiderio di intraprendere una nuova sfida. Così il britannico più “fortunato” del mondo si è congedato dalla Brawn Gp: da possibile disoccupato dopo il naufragio della Honda nelle acque agitate di una crisi che ha quasi sommerso il mondo della Formula 1, a campione del mondo con la scuderia  di quel genio di Ross Brawn, un uomo capace di comprare ad un euro un team che nessuno voleva e di venderlo a peso d’oro alla Mercedes (90 milioni per il 75% della scuderia).

Povero Jenson, è stata una scelta difficile. Ma dopotutto, che fare? Seguire il proprio cuore oppure aggiungere qualche milioncino al proprio conto in banca? Facilissimo, basta prendere spunto dal mondo del calcio: Kakà, Ibrahimovic, Cristiano Ronaldo hanno scelto la via della nuova “sfida”, dribblando i microfoni e le telecamere dalle domande indiscrete e alquanto “inopportune” su quanto abbia inciso nella loro scelta il “leggero” ritocco del loro stipendio. Bazzecole, solo particolari insignificanti. Il brasiliano ha lasciato Milano destinazione Madrid per scoprire di proprio pugno le tante differenze tra il portoghese e lo spagnolo. Zlatan ha lasciato l’Inter perché fermamente convinto che l’aria di mare di Barcellona gli avrebbero giovato. Infine Ronaldo, Manchester è proprio bruttina: molto meglio un lungo soggiorno in una “modesta abitazione” di Madrid. Ed ecco che i soldi si trasformano magicamente in un’enorme caccia al tesoro, uno scrigno dorato colmo di nuove sfide. Proprio come quella appena intrapresa da Jenson Button, campione del mondo per caso, ma soprattutto un grandissimo campione del mondo di ingratitudine.

E come se non bastasse ecco i dubbi di Kimi Raikkonen: prendersi un anno sabbatico e godersi la liquidazione della Ferrari (oltre 25 milioni di euro) oppure scegliere la scuderia in “possesso di un progetto vincente”. Il finlandese sembra avere le idee un po’ confuse. Prima decide di andare alla McLaren, poi quando il team di Woking si accorda con Jenson Button (anche qui i soldi hanno fatto la loro parte), ecco che uno dei suoi agenti comunica al mondo intero che Kimi nel 2010 si godrà un anno di meritato riposo (sperando che i 2 milioni di euro al mese della Ferrari gli bastino per sopravvivere). E per non correre il rischio di annoiarsi nella desolata Espoo, Kimi potrebbe di tanto in tanto dilettarsi nei rally, un’altra sua grande passione. Ma ecco che i soldi fanno nuovamente capolino e Steve Robertson decide di aprire le porte al neonato team tutto Mercedes, ex Brawn Gp. Se il progetto risulterà vincente Kimi potrebbe accettare la nuova sfida, queste in sintesi le parole del manager di Raikkonen. Guai a parlare di denaro, ma ecco che con un po’ di fantasia potremmo anche decifrare il pensiero di Steve Robertson e assistito con poche ma eloquenti parole: ”E poi se dovesse arrivare anche una montagna di soldi, perché sputarci sopra?".

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