Ferrari a rischio Fiat? Se non cambia marcia, si sciopera...

Formula 1
Il presidente della Ferrari Montezemolo e l'amministratore delegato della Fiat Marchionne (Getty)
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IL BILANCIO. I limiti evidenziati dalle Rosse in queste due ultime stagioni mondiali non possono essere rintracciati esclusivamente negli aspetti tecnici: forse le strategie gestionali costringeranno a rivedere le scelte anche in Formula 1. LE FOTO

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di Alfredo Corallo

"Non rinuncerei a uno scudetto della Juve per il mondiale della Ferrari". Non c'è pericolo, Avvocato. Anche quest'anno il titolo iridato se l'è pappato Sebastian Vettel. Il ragazzino tedesco della Red Bull sarebbe piaciuto da pazzi a Gianni  Agnelli, che non gli avrebbe certamente negato uno dei suoi folgoranti divertissement. Fatto sta che per la Rosse non continuano che a rimanere le briciole: Fernando Alonso - encomiabile anche a Suzuka - ricorda sempre di più un moderno Don Chisciotte; Felipe Massa finirebbe le sue gare in perfetto anonimato se non fosse per l'immancabile duello rusticano con Lewis Hamilton, diventato ormai un classico del Circus. I limiti tecnici sono senz'altro evidenti (la scelta delle gomme, tecnologie da rivedere, lentezza nei pit-stop e mettiamoci pure dei regolamenti quantomeno discutibili), ma non andrebbero sottovalutate le contingenti difficoltà, ambientali e strutturali, della proprietà: la Fiat. 

STRATEGIE DA RIVEDERE - E' un periodo turbolento per il Lingotto: l'uscita da Confindustria e le inevitabili ripercussioni in Borsa; lo sciopero ad oltranza degli operai dello stabilimento di Termini Imerese; la protesta dei lavoratori della Irisbus di Grottaminarda; lo stop di otto ore proclamato dalla Fiom per il 21 ottobre contro il piano industriale; i problemi per il rinnovo del contratto integrativo degli stessi dipendenti del Cavallino. E' vero: la Fiat controlla il 90 per cento della casa emiliana ma ne ha sempre rispettato l'autonomia nella gestione sportiva. Anzi, fu proprio questa la condizione che convinse Enzo Ferrari a cedere la quota paritetica ad Agnelli e non a Ford nel 1969. Ma se qualcosa nella F150 non funziona - e se negli ultimi 7 anni, quelli del post-Schumacher, l'unico, vero risultato di prestigio è stato il Mondiale di Kimi Raikkonen nel 2007 - qualche responsabilità andrà pure rintracciata in alcune soluzioni non adeguate e in investimenti non esattamente indovinati, a Torino come a Maranello.

RORY BYRNE SALVATORE DELLA PATRIA ? - Qualcuno, per la verità, ha già pagato: il direttore tecnico Aldo Costa ha lasciato l'incarico dopo appena cinque Gran Premi. Ma, a giudicare dagli effetti, non è che sia cambiato tanto, le distanze siderali con i primi - di punti e prestazioni - non lasciano spazio a interpretazioni. Certo, Adrian Newey non si muove dalla Red Bull e uno migliore del "genio" di Stratford-Upon-Avon è oggettivamente impossibile da trovare, ma una sola vittoria - finora - nel 2011, con un pilota del livello di Alonso, non può che far riflettere sulla necessità di un rinnovamento. Affidare la progettazione della nuova monoposto a Rory Byrne - l'uomo che ha condotto la Rossa a vincere tutto tra il '99 e il 2004 - sarebbe già un buon punto di partenza.

STILE JUVE - Con la Juventus la Famiglia ha dato l'impressione di aver intrapreso la strada giusta, ora i tifosi della Ferrari meritano lo stesso trattamento. Come diceva l'Avvocato: "Una cosa non esclude l'altva".

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