Verso Monza, passando per Imola: "La mia F1 da vero pilota"

Formula 1
Antonio Boselli indossa il casco prima di scendere in pista

ASPETTANDO IL GP D'ITALIA. Antonio Boselli, giornalista e inviato del Team Sky F1, racconta l'esperienza su uno dei circuiti nazionali più difficili e con una vettura a ruote coperte: "Inizio choc con l'uscita alla variante della Roggia. Ma poi...". VIDEO

di Antonio Boselli

Non avrei mai pensato fare il pilota, e invece è capitato a Imola su una delle piste più difficili d'Italia. Ma a me interessava poco, era talmente tanta la voglia di scendere in pista che non ho avuto esitazioni quando Massimo Arduini, il mio racing coach, mi ha chiesto di partecipare ad una gara del Campionato Italiano Turismo Endurance. Ho affrontato questa esperienza con grande attenzione, sapevo che non era una passeggiata: ho svolto tutti i test fisici richiesti e ho frequentato il corso di prima licenza. Sulla carta ero un pilota categoria C Nazionale. Ma cosa voleva dire? L’ho scoperto a Monza con il primo test sulla splendida Peugeot RCZ 1600 turbo da 250 cavalli. E' stata un’emozione forte sulla pista dove tante volte ho visto e raccontato le gare dei miei idoli, ma questa volta ero io a indossare guanti, tuta e casco.

L’inizio è stato uno choc con un'uscita nella ghiaia alla variante della Roggia. Rientrato ai box, preso in giro dai "miei" meccanici, ho analizzato la telemetria. Carlo, l’ingegnere di pista, mi ha spiegato gli errori "devi staccare 50 metri più avanti, qui accelera prima" e via dicendo. Alla fine della giornata i tempi non sono malaccio e non vedo l'ora di scendere in pista ancora.



Quando arrivo a Imola, sono teso perché non sarò in pista da solo. Insomma si fa sul serio. Sono colpito dalla professionalità del team, la Mc Motortecnica, guidata alla grande da Moreno: mai una parola fuori posto, sempre il sorriso sulle labbra e una passione infinita. Mi attacco a lui per sapere tutto sulla macchina, ma il tempo è poco e dopo le verifiche tecniche e sportive devo scendere in pista per le libere. La macchina è una bomba, sincera, stabile e veloce ma la pista è insidiosa come me l’aspettavo. Sono piacevolmente sorpreso dal fatto che non ho paura, butto giù il gas senza timore alla Piratella, alla Rivazza e in rettilineo. Certo non sono pazzo, stacco con grande anticipo e di errori ne commetto ancora tanti ma mi sento sempre più sicuro. Forse troppo perché finisco ancora in sabbia. Altra presa in giro, ma i tempi scendono da 2'30" a 2'15” fino a 2"08. Non malissimo, sono a 5 secondi dai più veloci ma come mi dice Carlo, guardando la telemetria, posso migliorare tanto.

La qualifica è la prima vera prova, sento la tensione, cerco di trovare il ritmo ma faccio fatica anche perché qualcuno in pista gioca sporco, ma così è. Alla fine scendo a 2'07”, quasi un secondo in meno delle libere. Bene, questo vuol dire che capisco gli errori grazie anche a Max Arduini che continua a darmi consigli utili specialmente in vista della gara che sarà con partenza lanciata "stai fuori da guai, fai la tua gara e soprattutto divertiti!". Lo prendo in parola e domenica, il giorno delle due gare penso solo a divertirmi: la partenza in gruppo è adrenalina pura, riesco anche a duellare in pista e alla fine concludo le due gare con qualche sbavatura ma senza danni e questa, forse, è la notizia più bella.

A fine giornata ringrazio tutto il team, mi sono già affezionato a questi ragazzi che hanno fatto di tutto per farmi andare forte. Quando torno in albergo però non sono tranquillo, c’è qualcosa che non va e verso le quattro di mattina mi sveglio. Accendo il computer e riguardo le immagini on board delle mie gare, non riesco più a dormire. Ho capito cosa non va, non vedo l'ora di tornare in pista.