La F1 dieci anni fa: 4 aprile 2004, missione nel deserto
Formula 1Tanto è passato dalla prima edizione del GP del Bahrain sulla pista di Sakhir. Una gara, vinta da Michael Schumacher che fu la prima in un paese arabo dopo 46 anni e che ha rivoluzionato il Circus, ecco come andò
di Roberto Brambilla
Fino a quell'aprile 2004 Bahrain, per chi amasse i motori, era probabilmente un nome che diceva poco o nulla. A cambiare tutto ci pensò la decisione di Bernie Ecclestone e del principe del piccolo regno del Golfo di portare in quel piccolo angolo del Medio Oriente un Gran Premio di Formula 1. E il week end tra 2 e il 4 aprile di dieci anni fa vide una nuova gara in calendario, con tante novità. Ecco la storia di quel GP, nel suo decimo anniversario.
Un circuito nel deserto costruito a tempo di record – Gli organizzatori e le autorità locali decisero di far correre le monoposto a Sakhir, su un tracciato costruito alla periferia della capitale Manama e progettato da Hermann Tilke, già designer della pista di Sepang e in seguito mente di tutti i nuovi circuiti della F1. Un impianto costato 150 milioni di dollari e che fu completato solo due settimane prima del week end di gare e che si trova in mezzo alle dune del deserto che copre il 92% del territorio dello stato, tanto da costringere gli organizzatori a spruzzare uno spray adesivo sul fondo della pista per “pulirla”.
Prove, Ferrari davanti tra forature e sicurezza -Il week end di gara iniziò venerdì tra mille precauzioni per la possibilità, secondo le autorità del Bahrain, di disordini . Con i soldati della Guardia Nazionale a presidiare Sakhir e i membri dei team obbligati a comunicare con anticipo i propri spostamenti e a variarli ogni giorno. Le libere furono una lotta tra le Ferrari di Schumacher e Barrichello, le BAR e le Williams con le vetture gommate Michelin, come la McLaren, vittime di ripetute forature, mentre le prove ufficiali videro le Rosse nettamente davanti a tutti, con Schumi in pole position.
Doppietta Rossa senza champagne – Domenica 4 aprile in Bahrain fu un giorno storico. E lo si capì da quello che succede in quella mattinata. A Sakhir infatti piovve, un evento raro in un paese con una media di 44 giorni di pioggia l'anno. La gara però in programma nel primo pomeriggio si corse su pista asciutta. E come nelle qualifiche non ci fu competizione. Le Ferrari dominarono, mantenendo il comando dal primo all'ultimo giro con Michael Schumacher (che collezionò la terza vittoria su tre) in quell'anno e Rubens Barrichello in seconda posizione. Terza la Williams di Montoya. Un trio che sul podio non potè festeggiare come al solito spruzzandosi di champagne. Ma che brindò bevendo il giulebbe, l'acqua di rose, per il divieto nei paesi arabi, come il Bahrain di consumare alcolici.
Fino a quell'aprile 2004 Bahrain, per chi amasse i motori, era probabilmente un nome che diceva poco o nulla. A cambiare tutto ci pensò la decisione di Bernie Ecclestone e del principe del piccolo regno del Golfo di portare in quel piccolo angolo del Medio Oriente un Gran Premio di Formula 1. E il week end tra 2 e il 4 aprile di dieci anni fa vide una nuova gara in calendario, con tante novità. Ecco la storia di quel GP, nel suo decimo anniversario.
Un circuito nel deserto costruito a tempo di record – Gli organizzatori e le autorità locali decisero di far correre le monoposto a Sakhir, su un tracciato costruito alla periferia della capitale Manama e progettato da Hermann Tilke, già designer della pista di Sepang e in seguito mente di tutti i nuovi circuiti della F1. Un impianto costato 150 milioni di dollari e che fu completato solo due settimane prima del week end di gare e che si trova in mezzo alle dune del deserto che copre il 92% del territorio dello stato, tanto da costringere gli organizzatori a spruzzare uno spray adesivo sul fondo della pista per “pulirla”.
Prove, Ferrari davanti tra forature e sicurezza -Il week end di gara iniziò venerdì tra mille precauzioni per la possibilità, secondo le autorità del Bahrain, di disordini . Con i soldati della Guardia Nazionale a presidiare Sakhir e i membri dei team obbligati a comunicare con anticipo i propri spostamenti e a variarli ogni giorno. Le libere furono una lotta tra le Ferrari di Schumacher e Barrichello, le BAR e le Williams con le vetture gommate Michelin, come la McLaren, vittime di ripetute forature, mentre le prove ufficiali videro le Rosse nettamente davanti a tutti, con Schumi in pole position.
Doppietta Rossa senza champagne – Domenica 4 aprile in Bahrain fu un giorno storico. E lo si capì da quello che succede in quella mattinata. A Sakhir infatti piovve, un evento raro in un paese con una media di 44 giorni di pioggia l'anno. La gara però in programma nel primo pomeriggio si corse su pista asciutta. E come nelle qualifiche non ci fu competizione. Le Ferrari dominarono, mantenendo il comando dal primo all'ultimo giro con Michael Schumacher (che collezionò la terza vittoria su tre) in quell'anno e Rubens Barrichello in seconda posizione. Terza la Williams di Montoya. Un trio che sul podio non potè festeggiare come al solito spruzzandosi di champagne. Ma che brindò bevendo il giulebbe, l'acqua di rose, per il divieto nei paesi arabi, come il Bahrain di consumare alcolici.