Hamilton-Rosberg, duello d'altri tempi. Finalmente
Formula 1In Bahrain la Merceds ha dimostrato che nella nuova F1 lo show è salvo. Polemiche chiuse? Si vedrà in Cina. Di Sakhir resta lo "smacco" di Ricciardo a Vettel, Massa che ribadisce la sua leadership in Williams e lo j'accuse di Montezemolo
(nel video d'apertura, il duello tra Hamilton e Rosberg: i nemici-amici)
di Lucio Rizzica
Vabbè, diciamola tutta. Se Mercedes voleva dimostrare che nella moderna Formula 1, quella delle Power Unit e dei flussometri, lo spettacolo è salvo, beh allora c'è riuscita. Anche se già a monte del giorno di gara le posizioni erano chiare per tutti e non servivano prove del nove. Aveva saettato Niki Lauda: "Non si cambiano le regole in corsa!", aveva tuonato Jean Todt: "In corsa non si cambiano le regole!". Invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, al massimo cambierà il sound, dato che la fitta agenda ricca di una montagna di incontri e riunioni al vertice (tra i protagonisti anche Bernie Ecclestone e Luca di Montezemolo) ha partorito il topolino di un aggeggino da affidare a una società esterna perché amplifichi il suono dei motori e lo renda "più gradevole" all’orecchio assoluto degli appassionati, per i quali il rombo fa la differenza e lo stridere di gomme fa demoralizzare.
Lo show - In pista in Bahrain si è finalmente visto lo show che tutti desideravano. Anche se, per la verità, una volta cristallizzate le posizioni si è in realtà assistito a una serie di regolamenti di conti nelle rispettive famiglie, tutti impegnati –i piloti- a far fuoco e fiamme contro il team mate più che contro gli avversari. Insomma, se non ci fosse stata la Safety Car forse le Mercedes sarebbero arriva in Cina con due settimane di anticipo sugli avversari. Ma siccome la Safety c'è e fa parte del gioco, aver ricompattato il gruppo, aver riaperto i duelli, aver rimesso in gioco le strategie e permesso di affondare il pedale senza curarsi dei consumi ha regalato una bella pagina di Formula Uno. Che ora speriamo si ripeta all’ombra della Grande Muraglia.
Duello d'altri tempi - Rosberg e Hamilton hanno regalato un duello d’altri tempi, ma con regole moderne, un ruota a ruota virtuale (ben attenti a riportare intere ai box entrambe le monoposto) corretto ed elettrizzante. Si fossero anche solo sfiorati avremmo assistito probabilmente al solito caleidoscopio di cavilli da azzeccagarbugli del Race Control. Invece hanno entusiasmato e alla fine ha vinto il migliore. Hamilton. Al di là del set di gomme meno performante di quello del compagno.
Gli altri - Guardando in casa d’altri, Ricciardo ha sbertucciato Vettel dimostrando di aver capito meglio questa nuova Red Bull di quanto non abbia ancora fatto il quattro volte campione del mondo tedesco, Perez è andato sul podio lasciando a Hulkenberg il piacere di sorpassare a destra e a manca purchè dietro, Massa ha spiegato a Bottas che il leader Williams si sente ancora lui e qualche argomento da spendere ancora ce l'ha.
E la Rossa... - Per trovare le Ferrari, bisogna scendere oltre la top eight. Nono Alonso e decimo Raikkonen, con lo spagnolo che alza il pugno al cielo sul traguardo davanti al finlandese. Un gesto che rilancia la scelta fra tre opzioni: a) Ce l'abbiamo fatta ad arrivare tutti e due in fondo; b) Tiè, sono ancora io il leader a Maranello; c) Yuppiiihh, sono il solo che si sbatte e l’ho dimostrato. La soluzione non l’abbiamo, ma immaginiamo che sia un po' il prodotto della somme delle tre possibilità offerte: "Sono io il leader e in assenza di potenza mi sbatto come un matto per arrivare là dove mancano la potenza e pure i tuoi guizzi, che lo scorso anno la Lotus ti permetteva e questa Ferrari no".
L'amarezza del presidente - Che la Rossa sia più lenta delle avversarie non è un mistero ed è il contenuto forte del j’accuse lanciato da Montezemolo mentre abbandonava Sakhir ben prima della bandiera a scacchi. Lo faceva anche Gianni Agnelli prima che finissero le partite della Juventus, ma in quel caso lasciava la Juventus in vantaggio. In questo caso la rossa invece annaspa. Già in Cina dovrà mostrare di avere risorse e al ritorno in Europa metterle in campo. Correre nel vento ed essere risucchiati dalla frustrazione sono sensazioni opposte. Specie se là davanti le Mercedes giocano a far la guerra pur di dimostrare che infuria la battaglia, laddove gli avversari più temuti procedono nella calma più piatta…
di Lucio Rizzica
Vabbè, diciamola tutta. Se Mercedes voleva dimostrare che nella moderna Formula 1, quella delle Power Unit e dei flussometri, lo spettacolo è salvo, beh allora c'è riuscita. Anche se già a monte del giorno di gara le posizioni erano chiare per tutti e non servivano prove del nove. Aveva saettato Niki Lauda: "Non si cambiano le regole in corsa!", aveva tuonato Jean Todt: "In corsa non si cambiano le regole!". Invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, al massimo cambierà il sound, dato che la fitta agenda ricca di una montagna di incontri e riunioni al vertice (tra i protagonisti anche Bernie Ecclestone e Luca di Montezemolo) ha partorito il topolino di un aggeggino da affidare a una società esterna perché amplifichi il suono dei motori e lo renda "più gradevole" all’orecchio assoluto degli appassionati, per i quali il rombo fa la differenza e lo stridere di gomme fa demoralizzare.
Lo show - In pista in Bahrain si è finalmente visto lo show che tutti desideravano. Anche se, per la verità, una volta cristallizzate le posizioni si è in realtà assistito a una serie di regolamenti di conti nelle rispettive famiglie, tutti impegnati –i piloti- a far fuoco e fiamme contro il team mate più che contro gli avversari. Insomma, se non ci fosse stata la Safety Car forse le Mercedes sarebbero arriva in Cina con due settimane di anticipo sugli avversari. Ma siccome la Safety c'è e fa parte del gioco, aver ricompattato il gruppo, aver riaperto i duelli, aver rimesso in gioco le strategie e permesso di affondare il pedale senza curarsi dei consumi ha regalato una bella pagina di Formula Uno. Che ora speriamo si ripeta all’ombra della Grande Muraglia.
Duello d'altri tempi - Rosberg e Hamilton hanno regalato un duello d’altri tempi, ma con regole moderne, un ruota a ruota virtuale (ben attenti a riportare intere ai box entrambe le monoposto) corretto ed elettrizzante. Si fossero anche solo sfiorati avremmo assistito probabilmente al solito caleidoscopio di cavilli da azzeccagarbugli del Race Control. Invece hanno entusiasmato e alla fine ha vinto il migliore. Hamilton. Al di là del set di gomme meno performante di quello del compagno.
Gli altri - Guardando in casa d’altri, Ricciardo ha sbertucciato Vettel dimostrando di aver capito meglio questa nuova Red Bull di quanto non abbia ancora fatto il quattro volte campione del mondo tedesco, Perez è andato sul podio lasciando a Hulkenberg il piacere di sorpassare a destra e a manca purchè dietro, Massa ha spiegato a Bottas che il leader Williams si sente ancora lui e qualche argomento da spendere ancora ce l'ha.
E la Rossa... - Per trovare le Ferrari, bisogna scendere oltre la top eight. Nono Alonso e decimo Raikkonen, con lo spagnolo che alza il pugno al cielo sul traguardo davanti al finlandese. Un gesto che rilancia la scelta fra tre opzioni: a) Ce l'abbiamo fatta ad arrivare tutti e due in fondo; b) Tiè, sono ancora io il leader a Maranello; c) Yuppiiihh, sono il solo che si sbatte e l’ho dimostrato. La soluzione non l’abbiamo, ma immaginiamo che sia un po' il prodotto della somme delle tre possibilità offerte: "Sono io il leader e in assenza di potenza mi sbatto come un matto per arrivare là dove mancano la potenza e pure i tuoi guizzi, che lo scorso anno la Lotus ti permetteva e questa Ferrari no".
L'amarezza del presidente - Che la Rossa sia più lenta delle avversarie non è un mistero ed è il contenuto forte del j’accuse lanciato da Montezemolo mentre abbandonava Sakhir ben prima della bandiera a scacchi. Lo faceva anche Gianni Agnelli prima che finissero le partite della Juventus, ma in quel caso lasciava la Juventus in vantaggio. In questo caso la rossa invece annaspa. Già in Cina dovrà mostrare di avere risorse e al ritorno in Europa metterle in campo. Correre nel vento ed essere risucchiati dalla frustrazione sono sensazioni opposte. Specie se là davanti le Mercedes giocano a far la guerra pur di dimostrare che infuria la battaglia, laddove gli avversari più temuti procedono nella calma più piatta…