Tra kart e champagne: quando il baby Hamilton sognava la F1

Formula 1

Francesco Giambertone

Lewis Hamilton da ragazzino, sul suo kart, sul podio e quando ancora guidava solo macchine telecomandate
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VIDEO. Lewis il predestinato ha dedicato tutta la sua vita alle gare, sin da quando era solo un bambino con un enorme talento. A 4 anni guidava le macchine telecomandate, a 12 pensava alla Formula 1: "Ma non sapevo stappare una bottiglia per festeggiare"

Due titoli di campione del mondo di Formula 1 non hanno tolto la dolcezza dagli occhi di Lewis Hamilton. Dietro all’animale da gara c’è ancora quel bambino che a 12 anni, davanti a una telecamera della BBC, raccontava il suo sogno. “Il mio kart, quando ci sono dentro, mi sembra potente. Ma immagina essere in una Formula 1…”, fantasticava il piccolo Lewis. “Dev’essere velocissima. E potentissima”. In quegli occhi grandi si leggeva la consapevolezza di potercela fare, ma senza superbia. Non poteva pensare che un giorno sarebbe davvero arrivato dove è oggi: bicampione del mondo. Fa sorridere sentire il dodicenne Hamilton raccontare che “la prima volta che ho aperto uno champagne non sapevo come fare”: ha imparato alla grande, in 148 gare da professionista con 70 podi e 33 vittorie. Ma non ha perso quel candore, nascosto oggi sotto la tuta del pilota aggressivo e spietato che ha vinto domenica il suo secondo Mondiale.



Un certo Richard Hopkins, quando Lewis aveva solo 12 anni, scommise che avrebbe vinto un titolo in F1 prima dei 25 anni e grazie ad Hamilton diventò ricco. Questo lungimirante signore inglese non era un genio. Ma come tanti altri aveva visto il talento unico di Hamilton si da quando era un bimbo. Quel ragazzino nero che iniziò guidando le macchinine telecomandate e poi passò al volante dei kart. Molte gare si trovano ancora su internet, come quella di Larkhall del 1998: meritano tutte una visita, con il senno di oggi. Già allora Lewis sfrecciava con il numero 44, in un caschetto giallo inconfondibile sempre prima degli avversari: illustri sconosciuti come Lloyd, Fell, Edwardson, Tilley, Joseph. Ragazzi che non hanno avuto la sua fortuna. Né, soprattutto, la sua classe. Quella di un predestinato.