Contro il tempo e gli scettici: stretta di Manor al Mondiale

Formula 1

Francesco Giambertone

La Marussia di Max Chilton nel campionato 2014: sarà sostituita dalla Manor di Stevens (Foto Getty)
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La ex Marussia, rilevata da un magnate nordirlandese, si è iscritta al campionato 2015 e ha superato i crash test della Fia: correrà già in Australia. Ma per ora c'è solo un pilota. E in tanti pensano che un decimo team non serva a nessuno

Meno di dieci giorni fa la Manor, ex Marussia, ha annunciato il proprio ritorno nel Mondiale di Formula 1. Il sito internet della squadra – solo una foto di una monoposto sfuocata e un comunicato di quaranta righe bianche su sfondo blu – è molto minimal. Forse troppo. Come la monoposto che tra otto giorni dovrebbe correre con tutte le altre sul tracciato di Melbourne. Dovrebbe: perché l'auto, una versione della Marussia dell'anno scorso riadattata al regolamento 2015, ha superato i crash test e promette di volare in Australia, come decimo team in griglia. Ma senza aver fatto nemmeno un giro nei test, e con tutti i pezzi da spedire entro il 6 marzo, il condizionale è ancora d'obbligo. La nuova Manor - La Marussia aveva (non) finito il campionato scorso in amministrazione controllata, senza soldi per disputare le ultime tre gare e con milioni di euro di debiti verso Ferrari (fornitrice dei motori anche per quest'anno) e Mercedes. A ripianare le perdite ci ha pensato Stephen Fitzpatrick, appassionato 37enne nordirlandese, boss del gas e dell'elettricità e “imprenditore dell'anno” 2014, che con l'aiuto di Justin King, ex Ceo della catena di supermercati Sainsbury's, ha coronato il sogno di avere una scuderia. Il compito di rimettere la macchina in pista è affidato a Graeme Lowdon, presidente e direttore sportivo, mentre il team principal rimarrà John Booth.

Le piccole contro -
Non si sa con certezza quando debutterà davvero e quando vedremo la nuova Manor 2015, su cui il team dice di essere al lavoro, né quanti secondi di ritardo prenderà ogni giro. Si sa solo che la (fu) Marussia vuole esserci, nonostante tutto. In questa F1 nessuno sembrava rivolerla, a parte la Fia. I piccoli team si erano dichiarati contrari al rientro perché a loro – già in grossa difficoltà economica – non conviene: senza più gli anglo-russi, Lotus, Sauber e Force India avrebbero avuto diritto una fetta dei 40 milioni di euro che spettavano alla squadra per il 9° posto nei Costruttori 2014, guadagnato grazie ai 2 punti di Jules Bianchi. Una potenziale manna per chi, come il team indiano, si è presentato da Ecclestone a chiedere "un aiuto subito" per cominciare la stagione.

Ci credono in pochi - Attorno alla Manor, che la Fia ha ammesso sul gong nella entry-list del Mondiale, serpeggia lo scetticismo del Circus. Massa lo ha espresso pubblicamente: “A cosa serve un team che gira 10 secondi più lento degli altri?”. A remare contro c'è anche il fattore tempo: a una settimana dal semaforo verde la scuderia ha ufficializzato solo un pilota su due, e pure piuttosto inesperto. Sulla seconda guida circolano ancora molti nomi, mentre la prima sarà Will Stevens, ex collaudatore inglese della Caterham, un Gp in carriera ad Abu Dhabi, l'ultimo della vita della scuderia che ha chiuso i battenti nel 2014. Quella della Manor però è un'altra storia. O almeno c'è da sperarci.