Il profilo della Lotus 72, la creatura di Colin Chapman vincente in Austria nel 1972, capostipite delle Formula 1 moderne. Bellissima, nell’indimenticabile livrea nero-oro, è stata protagonista dei campionati del mondo dal 1970 al 1975
La pole, quel sabato di metà agosto del ’72 in Stiria, la segna il venticinquenne paulista Emerson Fittipaldi in 1’35’’97. Ciò significa che sui 5.9 km dell’Österreichring la nera Lotus 72D ha girato ad oltre 220 (!) di media tra lame di Armco, affilate come rasoi, e spazi di fuga che si possono ottimisticamente definire scarsi o, più realisticamente con gli occhi di oggi, inesistenti. Emmo, come tutti lo chiamano, ha spremuto al massimo la sua fantastica “72D” e i 7 centesimi di distacco dalla Ferrari 312B2 di Clay Regazzoni lo dimostrano chiaramente. Per la cronaca, la domenica Fittipaldi vincerà il GP e a fine stagione il mondiale.
Avanti di anni – La Lotus 72 è frutto delle intuizioni di Colin Chapman e della matita del suo aerodinamico di fiducia Maurice Philippe, una coppia che ha fatto la storia della F1. Anche la Lotus, come gli altri garagisti inglesi, si affida al V8 Cosworth DFV di 3 litri con funzione portante ed ha un telaio monoscocca in alluminio. La monoposto, però, è un passo avanti rispetto alla concorrenza. Ha una forma a cuneo grazie ai radiatori spostati lateralmente alle spalle del pilota e questa è una vera rivoluzione, dato che fino ad allora le masse radianti venivano posizionate sul muso, compromettendo i flussi aerodinamici. Le sospensioni, altra novità di rilievo, presentano barre di torsione, un sistema modernissimo per l’epoca ed in uso ancor oggi. In aggiunta, i freni sono entrobordo per cercare di ridurre al minimo le masse non sospese vicino alle ruote, migliorando così la tenuta di strada. E’ proprio il sistema frenante, con problemi di raffreddamento mai del tutto risolti, l’unico vero punto debole della “72” tanto da costare la vita a Rindt a Monza nel ’70 a causa della rottura di una delle componenti del sistema. Un alberino di collegamento ruota-pinza si spezza, probabilmente per una progettazione troppo estrema in omaggio alla filosofia di Chapman “to go faster, add lightness” (per andar piu’ forte alleggerisci più che puoi).
Eterna bellezza - La Lotus 72, grazie al suo alto tasso di innovazione, riesce ad essere incredibilmente longeva, rimanendo in pista con successo dal 1970 al 1975, con varie evoluzioni aerodinamiche (contrassegnate dalle lettere dell’alfabeto). In questi sei anni il team del Norfolk conquista due mondiali piloti con Rindt nel 1970 (alla memoria) e con Fittipaldi nel 1972, tre titoli costruttori, portando a casa complessivamente 20 vittorie su 150 corse disputate.
Longeva e vincente - La Lotus 72 entra certamente nel cuore degli appassionali anche per la sua incredibile bellezza. Prima in livrea bianco-rossa in omaggio alla sponsor tabaccaio Gold Leaf e poi nella storica colorazione JPS, nera con filetti oro, è una delle creature più spettacolari della storia del Motorsport.