Coronavirus, Ceccarelli di Formula Medicine: "GP in Austria? Solo col giusto approccio"

Formula 1
Mara Sangiorgio

Mara Sangiorgio

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Il dottor Riccardo Ceccarelli, fondatore e responsabile di Formula Medicine, a Sky Sport: "I piloti sono come leoni chiusi in gabbia, l'allenamento ai simulatori li tiene vivi. Ripartire in Austria? Sì può, ma con il giusto approccio e con le idee chiare su come muoversi nel caso in cui ci sia una persona positiva al Covid-19"

LA DIRETTA DEL GP VIRTUALE DELLA CINA

Stiamo vivendo una situazione un po’ particolare, ognuno nel nostro piccolo, ma soprattutto gli sportivi, i piloti, chiusi in casa senza una certezza di ripresa?

Certo perché il pilota è un animale abituato a viaggiare, anche a ritmo frenetico: finita una gara riparte subito la sera stessa, ha magari un paio di giorni dopo la sessione al simulatore alla sede del team, gli allenamenti, le operazioni di marketing. Quindi a un certo punto è come prendere un leone dalla giungla e metterlo in una gabbia, non è così facile l’adattamento. E’ uno scenario sicuramente inusuale e complesso per loro, reso ancora più complicato dallo spazio in cui questo momento sono costretti. Ci sono piloti più fortunati che magari vivono in Paesi in cui la chiusura è stata meno rigida o hanno una villa grande, il giardino e quindi spazi in cui potersi muovere e gestire, altri anche no invece, e quindi devono affrontare difficoltà maggiori rispetto ad altri.

 

Per ora il virtuale si è sostituito al reale. Parlando delle gare virtuali: allenamento o svago?

Partiamo dal presupposto che i piloti vincenti sono dei competitivi, per natura. Hanno bisogno di competizione qualsiasi cosa facciano. Fa parte del loro DNA e si cibano di quella e devono nutrire costantemente questa fame. Il pilota non fa mai niente per puro divertimento, quindi qualsiasi cosa fa deve essere una cosa che gli permette di misurarsi con gli altri. Queste gare con i simulatori è ovvio che possono essere fatte anche con il sorriso, perché non hanno la pressione psicologica e la valenza di una vera competizione. Però nel momento in cui si siedono lì non vogliono fare brutta figura e perciò questo è già un ottimo allenamento per loro, sapere di dover dare il massimo anche lì e fare del proprio meglio per battere degli avversari. E’ un qualcosa che li tiene vivi, perché quando sei chiuso e segregato avere degli obiettivi e dei target è fondamentale.

Cosa può essere così allenante?

La cosa fondamentale è l’approccio mentale e poi la concentrazione è fondamentale. Per la dinamica della ripetizione dei rettilinei, curve, concentrazione sul lungo periodo di un’ora e anche di più, cercare di non fare errori, è tutto molto probante. Come stanno facendo molti ciclisti che stanno sostituendo i rulli alle vere uscite all’aperto: sei in uno scenario diverso ma riesci a simulare un allenamento vero e proprio. La vera variabile importante è l’approccio. Se il pilota affronta queste sessioni virtuali con la mentalità giusta è un ottimo allenamento mentale. Lo scenario che stanno vivendo è ovviamente difficile ed è per questo che è importante che abbiano altre motivazioni, per allenarsi fisicamente e mentalmente anche con queste gare virtuali. Ovviamente è tutto artificioso, poi vedremo quando riapriranno le gabbie chi riuscirà ad adattarsi meglio alla nuova realtà.

 

Per ora non c’è nessuna certezza su quando si potrà tornare in pista. La ripresa sarà più complicata a livello fisico o mentale?

Partiamo dal presupposto che sono piloti di altissimo livello. Fisicamente hanno sicuramente l’esperienza e le conoscenze per potersi allenare in maniera adeguata anche chiusi in quattro stanze: ricreare dei sistemi di allenamento per il collo e per le braccia, utilizzare i rulli per la bicicletta o tapis roulant per mantenere una condizione aerobica per loro non è certo difficile. Basandosi sulla loro esperienza quando torneranno in macchina secondo me lo faranno senza problemi. Le incognite maggiori sono più mentali, ma ricordiamoci che stiamo parlando di piloti di Formula Uno, venti ragazzi che sono già la punta dell’iceberg di questo sistema in tutto il mondo. Quindi credo che una volta saliti su un aereo, in macchina, non avranno nessuno tipo di contraccolpo e rientrare nella loro routine sarà facile. Sarà invece forse più complesso nelle altre categorie, quelle minori, in quella base di questa piramide che non ha quello spessore mentale che hanno loro. In Formula Uno sono leoni, quando riapriranno le gabbie torneranno cannibali come li conosciamo.

 

Si parla forse di riprendere in Austria, c’è l’ipotesi delle porte chiuse, come si deve preparare la Formula Uno nemmeno a riprendere, ma a cominciare?

Con l’approccio giusto si può ricominciare. Ovviamente bisognerà prima di tutto mettere in atto tutta quella serie di misure per cercare di ridurre i rischi, e poi si deve avere la consapevolezza che una persona positiva si può trovare visto il numero di persone che muove la Formula Uno, e visti i precedenti. E non può certo succedere come in Australia che scappiamo tutti. Quindi bisogna ripartire con una consapevolezza diversa e con le idee chiare di come bisognerà muoversi nel momento in cui si potrebbe ritrovare una persona positiva al Covid-19. In Australia erano tutti impreparati agli scenari e a quello che sarebbe potuto succedere, mentre adesso sicuramente c’è una consapevolezza diversa dei rischi e della realtà. Questo può portare a una maggiore accettazione dei rischi ma bisogna anche cominciare a pensare e parlare degli scenari che bisognerà nel caso mettere in atto. Stiamo lavorando su quello.