Formula 2, il nuovo format dopo il Bahrain: l'analisi del primo weekend

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Lucio Rizzica

F2 scattata al Sakhir con un format nuovo e una gara Sprint in più. Si tratta di un esperimento senza dubbio interessante che rende ancora più incerta e avvincente la stagione. Eppure i problemi non sono mancati nel weekend del Bahrain

Nello scorso week-end, oltre alla Formula 1, è ripartita anche la stagione della Formula 2, con un format nuovo e una gara Sprint in più. Un esperimento interessante al quale adesso possiamo anche provare a dare un voto, che non può non essere positivo in quanto così si rende ancora più incerta e avvincente la stagione. Difatti quello che si è appena aperto è un campionato che dovrà tenere conto di molte più variabili, di un paio delle quali tuttavia probabilmente però faremmo sinceramente volentieri a meno: ovvero, ad esempio, la mancanza di garanzìe tecniche su una prolungata affidabilità delle monoposto in quanto a propulsori e parte elettrica. Oppure, a mio avviso l’aspetto più dolente, l’eccessivo interventismo degli uomini della Direzione di Corsa, che faticano ad avere una lettura coerente e una ‘uniformità di vedute’ nella valutazione dei fatti di gara.

La logica e inopportuna conseguenza di tutto ciò è veder comminare una pioggia di penalizzazioni e di sanzioni a destra e a manca, che oltre a falsare i risultati creano una inaccettabile confusione al traguardo, modificano a tavolino gli ordini di arrivo anche ore dopo la bandiera a scacchi e –infine- a volte mandano sul podio e concedono o tolgono la gioia ai piloti sbagliati. Così come è accaduto in Bahrain, quando al danese Christian Lundgaard (ART GP) è stata revocata in un primo momento la seconda piazza conquistata in gara Sprint 2 alle spalle di Oscar Piastri, perché la Direzione Gara non si è avveduta tempestivamente che il team avesse in effetti già fermato 10” in più il pilota durante il pit stop, avvenuto al sedicesimo giro, quando la safety car è entrata in pista per permettere ai commissari di rimuovere la monoposto di Lawson.

L’operazione corretta del team ART aveva permesso a Lungaard di lottare alla pari per il successo finale, ma non è stata considerata tale e quando Lundgaard si è presentato al parco chiuso e gli è stato impedito di partecipare alle interviste ‘one to one’ di fine gara e di salire sul podio come avrebbe meritato. Anzi, proprio Lundgaard è stato retrocesso al nono posto della classifica finale e spedito fuori dalla zona punti, fra l’incredulità generale, salvo poi fare una clamorosa marcia indietro parecchi minuti più tardi e –condendola di tante scuse- ammettere di avere constatato che la sanzione era effettivamente stata scontata a termini di regolamento, restituendo così podio e punti al danese.

Una figuraccia che ha falsato il cerimoniale di premiazione, spezzato una emozione al pilota punito ingiustamente, gratificato un altro pilota (Daruvala) precipitosamente spinto sul podio, illuso l’italiano Nannini di aver conquistato il primo punto nella serie e dimostrato in diretta televisiva mondiale che a volte l’improvvisazione regna sovrana laddove troppe teste devono decidere. Insomma, i troppi galli nel pollaio della Race Control hanno opinioni differenti e giudicano spesso un tanto al chilo, generando penalità vistosamente sproporzionate tra loro pur nella medesima fattispecie o situazioni e problematiche più gravia e vistose, francamente imbarazzanti a certi livelli…