F1, Tsunoda fermato alla dogana Usa: "Ho rischiato di essere rispedito a casa"

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FOTO da @yukitsunoda07 - X

Disavventura per il pilota giapponese della VCARB, riuscito ad entrare negli Stati Uniti solo dopo una lunga attesa: "Ho rischiato di essere rispedito a casa, sono stato trattenuto per due o tre ore. E' stato tutto un po' strano, ma ora sono qui". Tutto il weekend è in diretta su Sky e in streaming su NOW

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Un problema alla dogana e una lunga attesa prima di poter entrare negli Stati Uniti. Disavventura per Yuki Tsunoda al suo arrivo negli States, dove nel weekend di corre il GP di Las Vegas. Lunghi controlli del quale il pilota della VCARB ha parlato una volta arrivato in Nevada, ma senza entrare nei dettagli sulle motivazioni. "Per fortuna mi hanno fatto entrare – ha detto Yuki nella conferenza che ha anticipato il fine settimana di gara –ma ci sono state tante discussioni e ho rischiato di essere rispedito a casa".

Tsunoda: "Situazione un po' strana, spero non ci siano problemi in futuro"

"Sono stato trattenuto per due o tre ore e tutto mi è sembrato un po' strana. Mi sono occupato dei visti e del necessario come avvenuto negli ultimi tre circuiti negli Usa. Sono riuscito a entrare senza problemi ad Austin, mi è sembrato strano essere fermato e ho avuto una discussione. Non è la prima volta che veniamo qui quest'anno, speriamo che tutto vada bene in futuro, e senza intoppi".

"Forse ai controlli non pensavano fossi un pilota di F1 perché indossavo un pigiama..."

"Viaggiavo con il mio fisioterapista - ha poi raccontato il pilota giapponese - ma quando si passa la dogana lo si fa individualmente. Il doganiere mi ha messo in una stanza e abbiamo parlato. A quel punto ho chiesto se potevo chiamare la persona con cui avevo viaggiato per spiegare un po’ di cose su di me, ad esempio che sono un pilota di Formula 1. Ma non me l’hanno permesso e non mi è stato concesso di chiamare il team o qualche membro della F1. In quella stanza non si poteva fare nulla. Forse ai controlli non pensavano fossi un pilota di F1 perché indossavo un pigiama, ma sono sicuro che il doganiere lo sapesse. Durante la conversazione mi ha chiesto anche lo stipendio. Ho sentito molte pressioni da loro senza poter dire nulla".