Ferrari, è cambiato tutto in 24 ore. In Cina ora servirà una reazione

La Ferrari esce da Melbourne con una doccia fredda di quelle estremamente ghiacciate da lasciarti senza fiato. Dai proclami invernali, gasati dall’avvento di Sir Hamilton, si è passati a una classifica di campionato che la vede settima nei costruttori come non accadeva da Spagna 2009, per di più alle spalle della Sauber dell’ex team principal Mattia Binotto. È ovviamente assurdo che questa sia la cartina tornasole della stagione e della reale forza della squadra. Tutto quello che poteva non funzionare, non ha funzionato. Dal set up della monoposto, al meteo, agli errori dei piloti, alle strategie… Insomma, di questo weekend australe non si salva niente o meglio non si salvano le ultime 24 ore, da quando cioè la Ferrari è entrata in Q3. Fin lì, nelle libere, era stata non lontana dalla McLaren, tanto da poter ipotizzare che potesse addirittura giocarsi la pole, così come nella simulazione passo gara in cui Norris e Piastri erano si più veloci, ma di un paio di decimi. Poi cosa è successo? Si è alzata l’asticella della prestazione… Tra Q1 e Q3 Norris si è migliorato di poco più di 8 decimi, Piastri di quasi 9, Verstappen di più di 5, Russel di 4,5 mentre Leclerc di 2,7 e Hamilton di 2,4. Un abisso in una Formula 1 dove gli avversari si infilano nei millesimi. Di fatto sia quella soluzione di alzare la macchina, per evitare la squalifica con eventuali problemi di altezza del plank, sia il conseguente set up soprattutto al posteriore, dopo un buon venerdì si sono rivelati catastrofici. La SF25 ha smesso di funzionare, risultato P7 e P8 in qualifica. La gara non ha mai avuto un sussulto, se non nella partenza di Leclerc a scavalcare subito Albon e Tsunoda. Ma quando sembrava potersi rimettere in quella minima posizione che le compete di seconda forza, ecco che neanche riusciva a prendere la Mercedes di Russel, mentre Hamilton non riusciva a passare Albon, manovra riuscitissima poi da chi gli ha preso il posto in Mercedes ossia l’ispiratissimo Kimi Antonelli. Poi ecco la raffica di errori di strategia. Non montare la gomma gialla che dà più grip, ma la bianca, risultato testacoda di Leclerc mentre Max volava, non rientrare subito con Norris a mettere le intermedie ed ecco confezionato il peggior inizio di Mondiale dal 2009 a oggi. Troppo brutta per esser vera e sono fortemente convinto che sia così. L’Australia ha dato due vittorie alla Ferrari nelle ultime tre precedenti edizioni, ma anche cocenti delusioni. Nel 2019 i proclami della vigilia erano simili, “andiamo in Australia per aprire un ciclo”, dichiarò al Corriere della Sera allora Binotto, ma al 43° giro ecco il team radio che nessuno si aspettava nella sua durezza, “perché siamo così lenti”, chiese un attonito Sebastian Vettel. La SF90 era stata definita una monoposto che rasentava la perfezione dopo i test dallo stesso 4 volte campione del mondo. La risposta di Adami, il suo ingegnere di pista, oggi di Hamilton, “non lo sappiamo”. La gara finì con i due piloti Ferrari a quasi un minuto, il distacco che sarebbe arrivato, anzi forse peggio ancora, se non ci fossero state più safety car domenica scorsa. Tutto esaltato alla massima potenza nella negatività, anche il momento in cui Hamilton toglie il guanto dopo essere sceso dalla macchina che qualcuno posta, per poca chiarezza dell’immagine, come un calcio alla monoposto, non c’è mai stato. Il dialogo tra Lewis e Riccardo Adami sicuramente da sistemare, insomma dalle stelle alle stalle in meno di 24 ore, dalle prove libere al Q3. In quel 2019, se vogliamo appigliarci alla cabala, alla gara successiva in Bahrain arrivarono pole e podio, e se Lecler non avesse avuto problemi alla sua monoposto avrebbe conquistato una vittoria senza problemi. Quindi… Calma!!! La squadra costruita per fare sognare i tifosi non è diventata di colpo un insieme di incapaci. C’è stato un risveglio da incubo dai sogni invernali è vero, ma in Cina la reazione sarà immediata. Se non ci dovesse arrivare, ecco allora sì sarebbe davvero preoccupante, perché vorrebbe dire avere una visione totalmente stonata della realtà con delle simulazioni con mancanza di correlazione. Non credo che piloti e team principal abbiano fatto proclami di lotta per entrambi i Mondiali se non supportati da validi elementi in mano, sarebbe folle. Quindi sotto con la Cina. La McLaren, che - tanto per dire - un anno partiva con un distacco di quasi 50”, sarà ovviamente il riferimento, ma da lì la Ferrari, al suo gran premio numero 1100, deve uscire quantomeno con un podio o almeno con una prestazione a livello della concorrenza, altrimenti sì che sarebbe preoccupante. Pensiamo che il Mondiale Ferrari debba ancora iniziare anche con le nuove direttive sulle ali e che la Rossa possa tornare a volare per riaccendere un entusiasmo piegato, ma non abbattuto, dalla deludentissima prima australiana.

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Carlo Vanzini