Ferrari protagonista a Monaco: come ci è riuscita e perché non è una sorpresa

Si è concluso un altro entusiasmante weekend di Formula 1 ma questa volta la Ferrari può sorridere. Il team di Maranello ha chiuso il Gran Premio di Monaco con un secondo e quinto posto, ribaltando i pronostici della vigilia. Sulla carta, per i valori visti fino alla gara precedente, per addetti ai lavori e commentatori Leclerc e Hamilton avrebbero dovuto avere delle grandi difficoltà a causa della carenza della macchina nelle curve lente emersa nelle prime uscite stagionali. Ma così non è stato. Come mai? Se devo esser sincero – e se avete seguito il nostro avvicinamento alla gara su Sky Sport già lo sapete –, già dal giovedì non pensavo che la Ferrari avrebbe fatto troppa fatica a Monaco. Non condividevo questo pronostico negativo che la vedeva già sconfitta in partenza. È vero che quest’anno la monoposto rossa ha sempre fatto fatica nelle curve lente, ma è anche vero che le piste che abbiamo incontrato nei primi sette Gran Premi erano tutti circuiti dove la macchina necessitava di un forte compromesso tra curve veloci e lente. Un equilibrio molto difficile da raggiungere, soprattutto per una macchina – come quella Ferrari – con una finestra di utilizzo così piccola. La vettura al momento ha un ‘difetto insito nel suo DNA’ che le rende difficile – se non impossibile – trovare un equilibrio tra i due momenti di velocità. E la carenza della macchina nel lento nelle prime gare stagionali era figlia di questo, non di una reale difficoltà nel lento. A Monaco, dove è tutto diverso e non c’è questa alternanza veloce-lento, la macchina ha infatti migliorato le proprie prestazioni. È un circuito di alta specificità, dove il setting delle vetture è indirizzato solo ed esclusivamente al lento. In più la Ferrari nelle prime gare stagionali ha sempre sofferto le altezze da terra, una problematica che – senza voler entrare troppo nel tecnico – si evidenzia molto di più in circuiti con medie orarie più alte e dove per effetto dell’aerodinamica c’è uno schiacciamento verso il basso più ampia. E a Monaco, dove le curve sono molto lente e la media oraria è molto bassa, il tema dell’altezza non esiste e per assurdo la macchina può girare più bassa rispetto ad altre piste. Per tutti questi motivi, non ero convinto che la Ferrari facesse a priori fatica a Monaco. E alla fine, con un set-up molto specifico della vettura, la Rossa si è rivelata una macchina molto rapida. Già in qualifica la Ferrari ha fatto bene ma la mancata pole position ha inevitabilmente condizionato la gara della domenica. C’è stato un momento in cui sembrava anche che Leclerc potesse vincere, penso alla partenza con il bloccaggio di Norris, ma si deve dare atto a Lando che ha corso in maniera impeccabile tutto il weekend e la McLaren anche questa volta è la macchina che più si è sposata con tutte le situazioni che si sono create. Nel complesso, resto convinto che a Monaco la Ferrari abbia over performato. Leclerc e Hamilton sono andati molto forte e hanno ottenuto due grandi risultati, ma non è questo il vero valore della Rossa e non me l’aspetto lì nelle piste più classiche, già a partire dal prossimo weekend a Barcellona. Un Gran Premio atteso da mesi, perché lì entrerà in vigore la nuova direttiva tecnica sulla flessione delle ali anteriori. Nessuno sa con certezza cosa cambierà dei valori in campo ma tutti ci arrivano con grande curiosità. L’attesa sta finalmente per finire.

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Ferrari protagonista a Monaco: come ci è riuscita e perché non è una sorpresa

Matteo Bobbi