Dove tutto ebbe inizio: tra storia della McLaren e la rivalità Piastri-Norris

Era il 9 giugno del 1968, quando l’ingegnere/pilota, neozelandese Bruce McLaren andava a conquistare la sua quarta e ultima carriera in Formula 1. Storia di ordinaria amministrazione nelle pieghe del tempo del motorsport, se non fosse che quel giorno, in Belgio a Spa, a passare per prima sotto la bandiera a scacchi fu una macchina arancione, papaya, poco di moda allora, del team McLaren Motor Racing, fondato solo cinque anni prima proprio da Bruce. La storia di questo pioniere delle corse diventato pilota costruttore è da film, dalle difficoltà dell’infanzia, legate a una malformazione ossea, alla sua mania per la costruzione delle monoposto. Figlio di pilota e gestore di un’officina a Aukland, vinse l’opportunità di andare a correre in Gran Bretagna. Non sto a entrare nella storia di Bruce McLaren, perché non basterebbe un sito web intero, ma da quella sua visione nacque la seconda squadra più longeva in Formula 1, dopo la Ferrari. Quel giorno McLaren neanche si accorse di avere vinto, convinto che davanti a lui ci fosse la Matra di Jackie Stewart. Lo scozzese volante però era rimasto senza benzina proprio all’ultimo giro. Ci mise un po’ a realizzare l’impresa in un podio sul quale, come domenica scorsa, oltre a McLaren c’era anche Jacky Ickx, allora come pilota Ferrari, pochi giorni fa con il compito di sventolare la bandiera a scacchi e consegnare il trofeo a un pilota sul podio, Leclerc, terzo come lui nel 1968, con Ferrari. A guardare bene la somiglianza del viso di Piastri con quello di Bruce McLaren è in alcune immagini davvero incredibile. Qualche similitudine c’è. Anche Bruce era un tipo non certo espansivo, vengono entrambi da quella parte del pianeta. Mentore di Bruce McLaren fu l’australiano Jack Brabham. Al di là di questa nota che ha un fondo di romanticismo, quel che conta è che Piastri ha messo a segno la numero 199. Adesso sta a lui o a Lando firmare la 200 in Ungheria, per superare una soglia che solo Ferrari ha oltrepassato. Ungheria non è un posto casuale per questa moderna McLaren. Intanto è una delle piste dove ha vinto di più, 12 e l’ultima proprio quella della passata stagione, ma anche dove il mondo ha festeggiato la prima vittoria, adesso diventate 8 in 60 Gran Premi, di Piastri. I cappellini celebrativi erano già pronti e questo sorprese non poco Norris che durante la gara fino all’ultimo resistette alle richieste di cedere la posizione a Oscar per l’errore del team. Da lì lo scenario è cambiato. Oscar non ha di fatto mai ricambiato se non mettendo nel muro Lando a Monza poco dopo. Norris si è fatto un po’ ‘calpestare’ in quella che pensava potesse essere solo casa sua. Mai e poi mai avrebbe immaginato che potesse accadere con un pilota battuto in qualifica ben 36 volte su 46 nelle prime due stagioni di convivenza. E il doppio dei podi di punti e delle vittorie. Da Ungheria 2024 Lando ha capito che non era il cocco della squadra. Che McLaren neanche ci pensava a mettersi in corsa con lui per il titolo piloti. Una mazzata per un ragazzo molto umano in molti aspetti. Adesso Budapest un anno dopo, per riprendersi quello che da lì ha perso, soprattutto sicurezza e per riprendersi una squadra che sembra più coesa intorno a Piastri.

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Carlo Vanzini