E se fosse Hadjar il rookie dell’Anno?

Isack Hadjar, chi era costui? Magari è vagamente incongruo scomodare il Don Abbondio dei Promessi Sposi per tentare di raccontare un nuovo protagonista della F1 post moderna, appena sceso dal podio di Zandvoort. E però magari ci sta, il ricorso alla prosa di Alessandro Manzoni: perché, a proposito di Promessi Sposi, questo matrimonio s’ha da fare. Per intenderci, quello tra il driver mezzo francese e mezzo algerino e la Red Bull. Che da un po’ di tempo cerca, fin qui senza successo, un partner competitivo per il mitico Max Verstappen. Con tanti saluti a Lawson e a Tsunoda, per tacer di Perez. Ma andiamo con ordine. Anzi, inseriamo la retromarcia. Tornare all’indietro bisogna, se davvero ci interessa scoprire le virtù segrete di un pilota che si è messo in testa una idea meravigliosa. In senso letterale. Questa va spiegata bene. Anche in tempi di meme, selfie, stravaganze social e bla bla bla, beh, anche in tempi così alzi la mano chi osava immaginare che sul casco di un driver venissero stampate complicate formule di fisica quantistica. Avete capito bene: Hadjar ha sull’… elmetto che gli protegge la zucca una sequenza di disegni, lettere e cifre. Frutto degli studi del papà. Yassine Hadjar, il babbo di Isack, è un personaggio spettacolare. In Francia lo conoscevano, appunto, come apprezzato ricercatore. Un cervellone, si sarebbe detto una volta. E, stando alla intelligenza artificiale, “la fisica quantistica studia il comportamento della materia e dell'energia su scale piccolissime , dove le leggi della fisica classica non valgono più. Introduce concetti come la dualità onda-particella, per cui le particelle possono comportarsi sia come onde che come particelle, e i quanti, cioè quantità discrete di energia, che cambiano rispetto al mondo macroscopico continuo. Questa teoria è alla base di tecnologie come i laser e l'elettronica, e ha rivoluzionato la nostra comprensione del mondo microscopico…”. Ora, che ci crediate o no, uno addetto a cose così oggettivamente complesse, insomma, come si distraeva, come staccava la spina, come si svagava? Semplice: amando le corse e mettendo il figlioletto su un kart sin dalla più tenera età. E così cominciò la carriera di Isack: tappa dopo tappa, di categoria in categoria, Hadjar junior ha costruito la sua carriera. Fino all’incontro con un altro papà. Non il suo, stavolta. Bensì quello di Lewis Hamilton. Mister Anthony. Un galantuomo dal cuore tenero. E dunque siamo a Melbourne 2025 e sta per scattare il nuovo mondiale di F1. Il figlio del fisico quantistico è al debutto assoluto. Meglio: sarebbe al debutto assoluto, perché allo start proprio non ci arriva. Hadjar si schianta durante il giro di ricognizione. Un flop plateale, clamoroso, rovinoso. E conoscendo il ferocissimo Helmut Marko, l’uomo che decide i destini di chi guida all’interno del gruppo Red Bull, ecco, lì in Australia c’è chi pensa ad una carriera già finita. Forse lo pensa anche Isack, visto che scoppia in lacrime in diretta mondovisione. Ma a questo punto chi arriva, nei panni dell’Angelo Consolatore? Hamilton senior, sissignore. “Mi ha detto che il mio episodio gli ricordava Lewis quando ha parcheggiato la vettura all’ingresso della corsia box a Shanghai nel GP di Cina 2007 - ha raccontato Isack - Il signor Anthony è stato davvero affettuoso e per me è stato bello condividere del tempo con il papà del mio idolo. Poi anche Lewis mi ha mandato un messaggio più tardi quel giorno, quindi sono persone davvero di classe”. La classe non è acqua, aggiungeva quel tale. Nel frattempo, come cantava Adriano Celentano, però quel ragazzo ne ha fatta di strada. In Olanda ha ottenuto il primo podio tenendosi dietro non solo Hamilton ma pure Leclerc fin quando sono stati in pista. E ha accumulato 37 punti in classifica, ha appena vent’anni e la Red Bull 2026 sta dietro l’angolo. E se fosse lui il Rookie dell’Anno?

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E se fosse Hadjar il rookie dell’Anno?

Leo Turrini