Il sorriso di Montoya racconta chi è

Il sorriso a bocca aperta e particolarmente sguaiato, lo ha da sempre identificato. In molti lo hanno da sempre considerato un pilota difficile. Juan Pablo Montoya, fregandosene, però il pedale della sua macchina lo ha da sempre messo giù a tavoletta e questo gli ha consentito di essere estremamente rispettato dai suoi colleghi. Sono tantissimi gli episodi che ne hanno caratterizzato la sua carriera e tutti molto singolari. Ad esempio, la prima volta che mise piede nel paddock di Formula 1, a Indianapolis, nel 2000. Si presentò con una maglietta a maniche corte, con uno sponsor ben in vista sul petto. Arrivò scuro in volto, giovane e con in tasca il titolo della Cart , ma soprattutto con il record del più giovane pilota ad averlo conquistato alla prima stagione, nel 1999. Ma nel 2000 aveva conquistato la milionaria vittoria alla 500 Miglia di Indianapolis e con questo titolo arrivava in F1. Insomma, un personaggio già conosciuto e autorevole. Gli feci un’intervista all’interno del box Williams, team con il quale avrebbe dovuto correre nel 2001 e per il quale faceva il tester. A proposito, il campione Jacques Villeneuve non gradiva che Juan Pablo provasse nei test la monoposto nella sua stessa giornata, forse perché temeva il confronto cronometrico. L’intervista gliela feci anche se non era prevista, in quanto la Williams lo aveva portato in pista ma non era ufficialmente pilota del team inglese, anche se aveva già firmato. Me lo portò di ‘straforo’ per mano, Max Papis, pilota suo amico e anche mio. Poche parole, anche se mi colpì il suo sorriso, e soprattutto si disse sorpreso dal paddock della F1, ricco e complicato. Dopo circa una mezzora, mi contattò l’ufficio stampa della Williams, chiedendomi per cortesia di ridare la cassetta con l’intervista e di non mandarla in onda, per via dello sponsor. Juan Pablo non sapeva che sulla sua maglietta era presente il nome di una società di prodotti elettronici, in chiara e grande rivalità con il main sponsor Williams. Quando glielo fecero presente lui disse che per ora i soldi li aveva visti solo dallo sponsor della maglietta; quindi, a lui interessava poco del resto. E già era ben chiaro chi fosse. Nello stesso tempo però il colombiano ha sempre dimostrato di essere molto sensibile e di gran cuore. A Monza per il suo primo Gran Premio d’Italia, successero molte cose. L’11 settembre di quell’anno Juan Pablo e il suo amico Beppe Giannotta, partirono assieme da Monte-Carlo per raggiungere la città brianzola. In macchina ascoltarono le notizie di quella che fu una vera e propria tragedia di livello mondiale, la caduta delle Torri Gemelle. Si prospettava un week-end complicato quindi, sia sotto il profilo psicologico sia sotto quello sportivo, in quanto in quella stagione d’esordio Montoya non aveva ancora trovato la quadra con quella monoposto raccogliendo poco o nulla. In più il 16 era il compleanno di suo padre e il 20 quello suo. Non c’era proprio il giusto spirito per festeggiare o pensare alla gara. In più il 15 di settembre un’altra tragedia colpì l’Italia e l’ambiente del motorsport. Alex Zanardi subì il drammatico incidente al Lausitzring, perdendo le gambe e rimanendo in coma per un lungo periodo. E proprio in quel giorno funesto, Juan Pablo centrò la sua prima pole della carriera in F1. Una cappa drammatica però era calata sul circuito e sul GP e peraltro a Frank Williams, amico di Zanardi, dissero in modo improvvido che l’italiano era morto. Nessuno voleva festeggiare dopo la pole, neppure Juan Pablo. Pensate, Montoya in pratica sostituì Alex Zanardi in Indycar e poi anche lo stesso italiano in Williams, un segno del destino? Di fatto anche il 16, Juan Pablo sfoderò una grinta mai vista, forse come reazione a tutto quello che stava succedendo, appropriandosi di una vittoria, della sua prima vittoria in F1, senza praticamente concorrenti. Al termine di questa gara, il colombiano si sentì in dovere di ringraziare personalmente tutti i suoi meccanici, nel box, salutandoli uno per uno e facendo attendere il presidente Bmw, che comunque capì e si congratulò con il vincitore. Rimaneva qualche giorno per assorbire il tutto, drammi e tragedie oltre alla vittoria, prima del suo compleanno.

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Biagio Maglienti