Il campione che non ha paura di mostrarsi umano

Lando Norris ha chiuso il ‘giro’ trofei nella sua bacheca in casa. Dopo aver iniziato la sua carriera in kart nel 2008, ed aver conquistato la vittoria nel 2014 del Campionato del Mondo CIK FIA nella classe KF, oggi affianca a quella ‘coppa’, la vittoria nel Campionato del Mondo Piloti di Formula 1. Una storia moderna, fatta di tanta passione ed una famiglia dedicata al successo perché Lando non può trascendere da Adam, non soltanto perché è suo padre, ma perché è la colonna portante della sua ascesa. Adam Norris poco più che trentenne gestisce Pensions Direct, la divisione previdenziale di Hargraves Lansdown e raggiunge successi mai visti in precedenza, al punto tale che, quando la casa madre acquisisce la sua quota, viene liquidato con circa 187 milioni di sterline. Come dire, gli sponsor non sono un problema in casa Norris, ma questo non vuol dire che Lando non abbia preso l’impegno di restituire gli investimenti al padre. In ogni caso la serenità di avere sempre il ‘budget’ necessario e non ‘rimanere a piedi’, emotivamente parlando è un bel ‘boost’. Può dare modo di poter scegliere la squadra migliore nelle categorie propedeutiche, ma non può comprare il talento e Lando lo sa bene. È necessario guadagnarsi stima e rispetto in pista e li si può ottenere solo attraverso le vittorie. Così nel 2014 vince il Campionato Britannico di Formula 4 a cui fanno seguito i successi nell’Eurocup Formula Renault 2.0 nel 2016 per i quali riceve il McLaren Autosport BRDC Award. Un primo contatto con il mondo McLaren che si concretizza nel 2017 quando entra a far parte del McLaren Young Driver Programme suggellato dalla vittoria nel Campionato Europeo di Formula 3 ed una data importante. Il 2 agosto 2017 debutta nei test di Budapest all’Hungaroring dove è secondo dietro a Sebastien Vettel. Nel 2018 battaglia in Formula 2 con due amici/nemici, dove finisce a ‘sandwich’ tra George Russell che vince il titolo ed Alexander Albon terzo. Nel 2019 viene iscritto ufficialmente al suo primo Campionato del Mondo di Formula 1 vestendo la tuta della McLaren. Un Team sicuramente di grande attrazione per i campionati vinti in un passato che si sta allontanando sempre di più perché sono 21 anni che a Woking non si conquista il titolo costruttori ed 11 anni che manca la corona dei piloti. Per un inglese guidare per la McLaren è paragonabile all’emozione che un italiano avrebbe nel guidare per la Ferrari. È una scelta di cuore ma ponderata, perché è vero che la McLaren è una ‘nobile’ in difficoltà, ma è altrettanto vero che gli uffici, il reparto progettazione, la galleria del vento o l’officina, dove si preparano le monoposto, trasudano di dettagli dove si ricordano vittorie epiche. Foto, trofei, monoposto in bella mostra. La stanza dove si cambiavano piloti dai nomi altisonanti. Niki Lauda. Keke Rosberg. Alain Prost. Ayrton Senna. Mika Hakkinen. È una scommessa e Lando l’abbraccia con le conseguenze del caso; positive e negative. Sa bene che in Formula 1 non ci si inventa, ma la crescita arriva da un lavoro lento e complicato. Il suo percorso inizia con la MCL 34 nata dalla penna di un’equipe di ingegneri capitanata da Pat Fry, Peter Prodomou ed Andrea Stella. Negli anni successivi i risultati nel Campionato del Mondo Piloti sono da metà classifica. Ha l’opportunità di confrontarsi e crescere con piloti di esperienza. Dapprima con Carlos Sainz e poi Daniel Ricciardo e nel 2023 viene affiancato da un giovane Oscar Piastri, prendendo i ‘galloni’ di capitano, visto che, pur avendo solo 24 anni è il ‘vecchio’ della squadra. La sigla della monoposto è MCL60 perché si festeggiano i 60 anni di corse. Purtroppo, la vettura è ampiamente al di sotto delle aspettative. Nel primo Gran Premio in Bahrain in qualifica, Piastri non supera il Q1 e Norris si ferma al Q2. Nelle gare successive la situazione non migliora al punto tale che la dirigenza ammette di aver sbagliato la macchina e dichiarano che una versione rivista profondamente si vedrà in pista dal Gran Premio d’Austria. Da lì a fine stagione Norris conquista 7 podi. L’anno successivo l’equilibrio trovato si conferma nella MCL38 che porta alla ribalta sia Norris che Piastri con le rispettive prime vittorie. Lando battaglia sino a poche gare dalla fine del Campionato ma cede a Verstappen, condividendo con Oscar e la squadra la vittoria nel Campionato del Mondo Costruttori. All’inizio del 2025, squadra, piloti e monoposto MCL39, sono così dominanti che fin dalla prima gara George Russell è laconico nei commenti: “Se non succede qualcosa la McLaren vince tutte le gare”. Sembra così, ma Norris e Piastri pur spartendosi le vittorie, hanno sempre Max Verstappen che ricorda loro che lui c’è, come a Suzuka ed Imola. A metà anno sembra che sia Piastri il destinato a vincere ma un black-out di sei gare, dall’Azerbaijan sino al Qatar, consegna la leadership a Lando Norris. In tutto questo c’è anche il weekend di Las Vegas con la sprint e la gara. Poche prove. Tempo instabile con la pioggia, ma Lando conquista la pole. In partenza l’inglese vuole giocare con le regole di Max ed alla prima curva lo chiude forzando la frenata. Si trova sullo sporco. Deve allargare la traiettoria e Max, lo beffa strappandogli subito la prima posizione. Diciamocelo, quando vuole fare il ‘Max’, gli viene tutto male. La squalifica gli complica la vita perché vede i suoi punti ridotti a soli +24 sia su Verstappen sia su Piastri, che ha vissuto lo stesso destino applicato dalla direzione gara: squalificato per il consumo eccessivo del ‘plunk’, la tavola di legno sotto la vettura. Zero punti che pesano nella testa di entrambi ma che spazzano via con prestazioni ottime in Qatar con Piastri che rinasce conquistando la pole e Norris che decide di correre alla ‘Prost’. Gli basta solo mettersi nei tubi di scarico di entrambi ed aspettare la bandiera a scacchi, senza rischi. Alla fine, conta solo il titolo del giornale con il font più grande. “Lando Norris, Campione del Mondo, 2025”. La Formula 1 da sempre ha vissuto di rocambolesche situazioni, che sembrano scritte da uno sceneggiatore occulto. Una volta s’investiva di questa capacità, seppur impossibile, il padre/padrone della Formula 1 Bernie Ecclestone. Oggi passato di mano il controllo a Liberty Media, si immagina altrettanto. In ogni caso in una gara di 57 giri con pit-stop imposto da Pirelli in Qatar ad ogni 25 con pneumatici di qualsiasi mescola usata, per calcolo matematico la tornata 7 sbloccava la possibilità di entrare ai box e con la successiva alla 32esima. L’incidente tra Hulkenberg e Gasly al settimo giro mette a dura prova la reattività non dei piloti ma degli strateghi ed ingegneri al muretto. Il ‘film’ dice che Piastri leader continua. Verstappen secondo si ferma mentre Norris, che lo vede, prosegue. Non aver avuto la capacità di fermare almeno Norris per marcare Verstappen, visto che altre 17 macchine sono entrate ai box, ha consegnato la vittoria a Max. Ad Abu Dhabi, Norris è leader ma ha ‘solo’ 12 punti su Verstappen e 16 su Piastri. L’ultimo atto è il migliore ‘spot’ pubblicitario alla Formula 1. La griglia di partenza prevede Max in pole, Lando secondo ed Oscar terzo. Il risultato finale lo conosciamo, ma era doveroso rimarcare alcuni punti perché se all’inizio Lando aveva la serenità data dal supporto garantito dal padre, quando ci si confronta con i migliori piloti al mondo ed il tuo contendente è Max Verstappen, ci vogliono altre armi. Dal debutto in poi è stata una ascesa dove la serenità di accettare qualsiasi risultato non metteva pressione. Dall’anno scorso non è più stato così e la tensione è aumentata all’inverosimile. Confronti con Max persi in partenza. Sorpassi non azzardati nei confronti dell’olandese. Il paddock che ha cominciato a dubitare della sudditanza con il diretto rivale. Un inizio campionato con la vittoria in Australia e poi un cammino claudicante dove quasi si accettava la caparbietà di Max o la velocità di Oscar. Sembrava che Norris si fosse smarrito o che dicesse a sé stesso ‘Sì, la McLaren MCL 39 è veloce ma io forse non lo sono abbastanza’. In tutto questo il coraggio di ammettere di soffrire la tensione, di essere umano e di non sapere interpretare lo stereotipo del pilota di Formula 1 che il tifoso vorrebbe. Spavaldo. Arrogante. Pieno di sé. Pronto a non alzare il piede in curva buttando fuori l’avversario. Lando non è così. Lo ha dichiarato. Non è questo il suo modo di correre e forse le ‘Papaya rules’ si sposano perfettamente con il suo stile. 22 podi conquistati tra le gare e le sprint, confermano una maturità cresciuta poi in modo esponenziale dopo lo stop tecnico subito in gara in Olanda, quasi ad accettare gli imprevisti esterni, come la squalifica a Las Vegas, dove anche nelle dichiarazioni ai media non ha voluto recriminare sui punti persi. Di Lando non ci ricordiamo sorpassi funambolici ad infiammare la folla, ma una normalità nell’essere pilota di Formula 1 con le proprie capacità esaltate da ritmi di gara esasperati, la timidezza davanti le telecamere e quella esultanza contenuta sul podio di Abu Dhabi ad incitare la folla da Campione del Mondo. Un peso enorme se l’è tolto vincendo il titolo ed indicando già il numero che utilizzerà l’anno prossimo, invia un messaggio importante. Non più il 4 a cui è comunque affezionato, ma il numero 1 per il prestigio suo e della squadra.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Il campione che non ha paura di mostrarsi umano

Ivan Capelli