Silverstone ’99: la curva Stowe e il giorno in cui tutto cambiò

Silverstone, Gran Premio di Gran Bretagna. Il clima è teso, ma la Ferrari appare competitiva. Schumi è carico, la macchina c’è. Il mondiale è apertissimo. Ma tutto si spezza in un attimo. Alla Stowe, Schumacher perde il controllo, finisce contro le barriere. Frattura a tibia e perone: stagione finita. È un colpo durissimo. Non solo per il tedesco, che vede sfumare l’ennesimo assalto al titolo piloti, ma per tutta la Ferrari. Quel mondiale mancava da troppo tempo: 16 anni per i costruttori, 20 per i piloti. A Maranello lo sapevano bene e avevano riposto nell’allora due volte campione del mondo e nel team costruito su misura, tutte le speranze del caso. Da quell’incidente in poi il testimone passa, quasi per necessità, a Eddie Irvine. L’irlandese non era mai stato il protagonista designato, ma ora si ritrova catapultato nel ruolo del salvatore. Al suo fianco arriva Mika Salo, finlandese, vecchio amico e compagno di corse in Giappone. In realtà non si sa per quante gare, sino almeno alla completa riabilitazione del tedesco. I due guasconi, Irvine e Salo, erano molto simili nel carattere; uno, il finlandese, aveva maggiori disponibilità economiche, provenienti da una famiglia medio borghese. L’altro, Irvine, era figlio di un meccanico e il motorsport era la solo occasione di riscatto. Avevano condiviso tutto, Salo ed Eddie per anni, persino un piccolo monolocale a Tokyo. In quegli anni l’Oriente era diventato la loro patria. Erano molto vicini alla cultura orientale e anche a qualche ragazza parimenti orientale, tant’è che la figlia di Eddie, Zoe, è nata da una bellissima ragazza di Tokyo. Ma nonostante la loro lunga convivenza, Eddie non riuscì a coinvolgere sino in fondo il collega finlandese, non proprio avvezzo all’ambiente italiano. In realtà dopo l’incidente alla Stowe i rapporti tra Irvine e il team Ferrari si erano raffreddati parecchio e la sua uscita da Maranello pareva ormai cosa fatta. Jaguar si era già fatta avanti e se il mondiale non fosse stato conquistato, probabilmente nessuno avrebbe voluto, da una parte e dall’altra, continuare assieme. Salo era una scelta di cuore, ma forse non di strategia. Libero dalla BAR, si inserisce nel puzzle Ferrari, ma la pressione è altissima. Lui e Irvine devono inseguire un mondiale che sembrava destinato a Schumi. Eppure, qualcosa si era già incrinato prima dell’incidente. Le voci di una manovra forzata, di una frenata anomala da parte di Irvine, continuano a circolare nei paddock. Alcuni sussurrano di una chiusura improvvisa della traiettoria che impedì a Schumacher di completare la curva. Problema ai freni? Forse. Ma il fornitore smentì. E quella frenata ‘impossibile’ resta un interrogativo pesante. La Ferrari, da quel giorno, entra in affanno. Salo fatica a trovare il ritmo. Irvine, pur vincendo alcune gare, non convince pienamente. A Nürburgring una ruota ballerina compromette tutto. A Suzuka le gomme non sono all’altezza. E quel mondiale, che sembrava a portata, svanisce. Intanto, i rapporti tra Irvine e il team si raffreddano. Il passaggio alla Jaguar è già nell’aria. Sembra la fine di un’avventura mai davvero esplosa. Ma il vero strappo, il punto in cui le traiettorie si divisero, resta lì: alla Stowe. Una curva, un attimo, e un'intera stagione capovolta.

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