Torniamo in pista a Barcellona per capire tutto quello che ha deciso il successo straripante delle Mercedes e il gap con la Ferrari che in Catalogna aveva portato un nuovo motore e degli aggiornamenti. La F1 torna il 26 maggio con il GP di Monte-Carlo in diretta esclusiva su Sky Sport F1 (canale 207)
Cinque gare e cinque doppiette Mercedes. Quella di domenica è stata veramente una gara imbarazzante per gli avversari: la superiorità mostrata, sia in qualifica che in gara, è stata veramente disarmante. Hamilton, dopo l’opaca qualifica, si è riscattato alla grande ed ha dominato la corsa fin dalla prima curva. Non si è limitato ad amministrare il vantaggio costruito a inizio gara, dopo la ripartenza e dopo il regime di Safety Car ma ha cercato di staccare il più possibile Bottas per fargli capire che il favorito per il titolo è ancora lui e che ha tutte le intenzioni di andare a prendersi il sesto titolo mondiale.
Qual è stato il momento chiave della gara?
Come spesso succede a Barcellona la corsa si è risolta in partenza. Hamilton, scattato dal lato sporco, ha guadagnato subito una decina di metri su Bottas che, al termine della gara, ha ammesso di aver avuto qualche problema alla frizione. Ci sono state alcune vibrazioni, perfettamente visibili dalla telemetria, nel momento in cui il finlandese ha inserito la prima marcia. Ancora non è ben chiara la motivazione e gli ingegneri-anglo tedeschi analizzeranno molto approfonditamente tutti i dati per capire quali siano stati i problemi in modo che non si possano ripetere in futuro. Anche nella lotta per il podio la partenza è stata fondamentale perché è proprio in curva 1 che, Vettel, nel tentativo di attaccare le due Mercedes, ha forzato la staccata e questo gli ha causato un bloccaggio dell’anteriore sinistra che si è "spiattellata". Questo "flat spot" ha provocato delle forti vibrazioni sulla vettura del pilota tedesco costringendolo ad effettuare un pit-stop anticipato.
In che fasi di gara è riuscito a fare la differenza Hamilton?
Sicuramente il momento chiave, come scritto sopra, è stata la partenza che ha permesso al penta campione del mondo di girare in testa alla prima curva. Questo gli ha consentito di imprimere un forte ritmo alla corsa soprattutto nei primi giri costruendo un grosso vantaggio su Bottas.
Come potete osservare nella linea di tempi, Hamilton è stato stabilmente il più veloce in pista ed anche la gestione degli pneumatici è stata ottima, visto la costanza che ha avuto lungo tutto il primo run. Nel 2018, Mercedes, era veloce ma soffriva con le gomme, in questa stagione invece la W10 è senza dubbio la vettura più veloce in pista ed è anche la più gentile con gli pneumatici.
Se ci focalizziamo nell’analisi dei singoli stint di gara possiamo notare la superiorità di Hamilton nei confronti di tutti gli altri. Nella prima parte di gara, quando tutti i top montavano gomme soft usate, il pilota inglese è stato più veloce di Bottas di quasi 4 decimi, 7 decimi su Verstappen e addirittura 9 decimi su Leclerc e oltre 1 secondo su Vettel.
Nel secondo stint, Hamilton, ha avuto un ritmo costante ma non velocissimo, infatti, in questa fase di corsa è stato Bottas quello che ha girato con il miglior ritmo. I distacchi in questo stint sono stati più contenuti rispetto al primo anche perché, Mercedes, stava amministrando le gomme e la vettura visto il grande vantaggio che avevano nei confronti di Red Bull e Ferrari. Mercedes aveva impostato la gara con un singolo pit stop, preferendo montare nella seconda parte di gare le gomme medie a differenza della Ferrari che per cercare di arrivare alla bandiera a scacchi ha montato le hard sulla monoposto di Leclerc. Una decisione che è stata presa dopo i long run di venerdì in quanto, il compound duro, non aveva convinto né i piloti e nemmeno gli ingegneri. Gli eventi della gara hanno portato sia Hamilton che Bottas al doppio stop in quanto avevano un grosso margine di vantaggio su Leclerc e Verstappen e Vettel erano chiaramente su una strategia a doppia sosta. Se ci spostiamo sull’analisi dello stint di Ferrari e Red Bull possiamo notare che, in questa fase di gara, Vettel con gomme medie nuove, è stato leggermente più veloce di Verstappen (gomme soft nuove) a dimostrazione che la mancanza di ritmo del primo stint è stata dovuta principalmente al bloccaggio della prima curva che gli ha creato grossi problemi di guidabilità. Leclerc, invece, con gomme hard, è stato il più lento dei primi cinque ma stava cercando di gestire il ritmo e le gomme per arrivare fino a fine gara mentre, tutti gli altri, avevano uno stop da fare.
Il vantaggio costruito in due terzi di gara dalle Mercedes su Verstappen e sulla Ferrari è stato completamente annullato con il regime di Safety Car ma questo non è stato un grosso problema visto che erano nettamente i piloti più veloci in pista. Alla ripartenza, sfruttando le gomme soft usate montate al pit stop Hamilton ha dimostrato nuovamente la sua forza rifilando nei primi due giri dei distacchi abissali a tutti i competitors (vedi grafico in basso). È stato bravo a tenere in temperatura corretta le gomme e questo gli ha anche permesso di ottenere il giro più veloce che gli è valso un punto aggiuntivo in classifica.
Se ci focalizziamo sull’analisi dei tempi, escludendo quelli di rientro e di uscita dai box, possiamo notare che, Hamilton, poteva infliggere a tutti gli avversari dei distacchi piuttosto pesanti: quasi 16 secondi a Bottas, oltre 20 a Verstappen, 27 a Vettel e ben 45 a Leclerc.
Cosa sta succedendo alla Ferrari?
Questa è la domanda che tutti si stanno ponendo ma, per noi, è molto difficile dare delle risposte visto che, anche all’interno del team, non hanno ancora capito le cause di queste opache prestazioni.
Giusto riportare le parole che Binotto ha rilasciato alla stampa al termine della corsa: "I limiti della SF90 sono diventati più chiari questo weekend. Abbiamo problemi di sottosterzo e di carico aerodinamico. Quanto tempo ci vorrà per risolverli è difficile da dire. Può anche essere che abbiamo sbagliato il concetto di auto".
Parole molto importanti e molto pesanti che hanno messo in risalto quello che è stato scritto nelle varie analisi di questa stagione. Viene fatto spesso il confronto con i tempi dei test ma bisogna considerare che, Mercedes, grazie al lavoro svolto durante l’inverno è cresciuta esponenzialmente a livello prestazionale, mentre, la SF90 è sembrata essere una macchina nata "plafonata" e cioè con pochi margini di miglioramento. Per questo fine settimana gli uomini di Maranello hanno portato in pista il nuovo motore endotermico e degli sviluppi aerodinamici ma il gap con Mercedes invece di diminuire è aumentato. È aumentato proprio perché gli anglo-tedeschi non stanno dormendo e stanno evolvendo, gara dopo gara, la propria vettura con novità che stanno dando dei risultati migliori rispetto a quelli della Rossa.
È emblematico un dato che rispecchia le difficoltà che sta incontrando la Ferrari in questa stagione. Nel 2018, la gara spagnola, non era stata positiva per il team italiano, ma, nonostante questo, nell’analisi prestazionale, la SF71H aveva 1 millesimo di secondo di vantaggio al chilometro sulla W09.
Se andiamo ad analizzare i dati di questo 2019 possiamo notare che il distacco è notevolmente aumentato ed è attestato a 72 millesimi a chilometro. Quindi, in 1 anno, la Ferrari è riuscita a perdere ben 73 millesimi al chilometro che equivalgono 365 millesimi.
Ora diventano fondamentali i test che si disputeranno a Barcellona in questa settimana per capire se gli ingegneri di Maranello avranno delle soluzioni per risolvere i problemi di questa SF90. Si parla molto di una sospensione anteriore che dovrebbe aiutare la precisione dell’anteriore. Ma sarà abbastanza per andare a mettere pressione a Mercedes?