Moto3, José Antonio Rueda è pronto a prendersi ciò che gli spetta

Vincere con distacco è esattamente il modo migliore che conosce José Antonio Rueda per farlo. Mentre nel Gp di Thailandia della Moto3 alle sue spalle i giovani talenti si lanciavano in attacchi scatenati e spesso oltre il limite, al punto che solo in 15 sono arrivati al traguardo, lui veleggiava verso la seconda vittoria Mondiale della carriera, con lo stesso copione della prima, ad Aragón l'anno scorso, e più in generale di tutte le altre della sua carriera tra JuniorGp e Red Bull Rookies Cup. Rueda non è mai stato un animale da battaglia, predilige segnare il passo piuttosto che l'aggressività della lotta nel gruppo. Questa sua attitudine faceva presagire nel 2024 un duello con David Alonso, perché nei test precedenti l'inizio della stagione loro due si erano divisi non solo i giri veloci, ma anche il ritmo migliore nelle simulazioni gara. Alonso, secondo previsioni, ha corso un grande campionato e ha addirittura vinto 14 gare. Rueda invece, dopo essere caduto in Qatar, ha saltato la gara in America per un improvviso attacco di appendicite che ha rovinato la parte iniziale della sua stagione. Quando è tornato in piena forma sono cominciati i problemi di feeling con la squadra all'interno del team Ajo. Nonostante la vittoria di Aragón e il rinnovo del contratto, Rueda non era felice, al punto che nelle trasferte extraeuropee di fine campionato ha cercato soluzioni alternative. Aspar ha avuto un approccio con l'idea di renderlo l'erede di Alonso, ma la penale è stata considerata troppo alta per un investimento di un solo anno . Leopard ha pensato a lui come sostituto di Piqueras, ma in quel caso le penali da pagare sarebbero state due, quella al team Ajo e quella allo sponsor Red Bull, sempre per un anno: troppo anche per Leopard. Allora, alla fine, Rueda ha dovuto trovare un compromesso con Ajo. Restare, ma cambiando lo staff tecnico. E ripartire da zero con le relazioni interne al team. Pur giovanissimo, Rueda è riuscito a dimenticare i vecchi disaccordi e ad avere il giusto atteggiamento già dal primo test stagionale a Portimão, e poi anche a Jerez, sempre a giocarsela nelle prime posizioni, sempre velocissimo sul ritmo, come Piqueras. Ma arrivati in Thailandia, mentre Piqueras non è mai stato in testa, Rueda ha fatto il record della pista, ha centrato la prima fila senza usare scie, che a Buriram per la Moto3 fanno una differenza gigantesca, ha mantenuto la calma nel caos dei primi giri e quando Muñoz, già destinato alla penalità dopo aver provato a stendere Lunetta, ha provato a fare lo stesso con lui. Poi è caduto proprio Muñoz, dietro nel frattempo si era sgretolata tutta la concorrenza in lotte improduttive e anche dannose, e Rueda ha trovato la sua condizione perfetta, quella che come detto ha sempre amato, godersi la corsa, tagliare l'aria con la velocità, attraversare il limite con spensieratezza fino a sciogliersi nella felicità di una lunga impennata sul traguardo, primo e solitario. Ha vinto Rueda. Ed è un problema per gli altri. Perché se comincia a girare la Rueda -ruota, in italiano - come già successo nella sua carriera nelle serie propedeutiche al motomondiale, fermarla diventa complicato. Servirà proporre strategie chiare per contrastarlo, quantomeno come la sua. Che è quella di partire, fuggire, correre libero e vincere. Come nella vita personale, in cui si è presto trasferito dall'Andalusia a Barcellona con le idee già chiare sulla vita, pur da ragazzino. Senza troppe parole, ma con un suono onomatopeico: "Kachaw" scritto sul casco, che nella versione italiana di Cars è tradotto come "Cia-ciao". Saetta McQueen mette la marcia in più e se ne va. Lo stesso modo di fare di Saetta McRueda.

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