MotoGP, ad Austin tutti a caccia dello 'sceriffo' Marc Marquez

Dopo l’Argentina il motomondiale va in Texas, Gran Premio delle Americhe, un tracciato bello e interessante, che gira in senso antiorario e presenta un sacco di punti spettacolari e unici. La vicina città è pure lei interessante, piena di musica. È infatti stata la residenza scelta da un grande chitarrista come Stevie Ray Vaughan e, dopo la sua morte, il luogo dove si è tenuto il primo 'Guitar Festival' organizzato da Eric Clapton in suo onore e ricordo. Austin è diversa dalle città tutte grattacieli degli Stati Uniti e ha una main street dove si snodano, uno dietro l’altro, locali caratterizzati da ogni tipo di musica immaginabile: dal blues, al jazz, al rock, alle varie elettroniche. Però la caratteristica che spesso vedrete sulle cartoline sarà il volo dei pipistrelli, quando al tramonto lasciano il loro rifugio sotto le arcate del ponte sul fiume Colorado. Gli abitanti del luogo dicono che sono addirittura un milione e mezzo: uno spettacolo quotidiano piuttosto unico. La MotoGP però ad Austin ci va per correre, anche se alla sera un giro in città è molto gradevole. Il Circuito delle Americhe è stato a lungo un regno assoluto di Marc Marquez, che vi ha vinto ininterrottamente per 6 volte filate dal 2013 al 2018. Lo spagnolo si è ripetuto nel 2021, sempre con la Honda, e poi ha lasciato spazio ad altri piloti come Rins nel 2019 e 2023 , mentre nel 2022 ha vinto Enea Bastianini nell’unico successo Ducati su questa pista. L’anno passato ricordiamo il fantastico week-end di Viñales con l’Aprilia che sembrava aprire ad un futuro radioso sia per il pilota sia per la casa italiana. Invece poi sappiamo tutti com’è andata a finire. Si arriva con 2 pole, 2 vittorie sprint, 2 GP vinti e 2 giri veloci in 2 gare per Marc Marquez e la sua Ducati numero 93. Finora un dominio assoluto, incontrastato, determinato. MM ha ritrovato forma fisica, voglia di correre, serenità, determinazione, felicità, la moto migliore e un ambiente che lo asseconda e lo sostiene. Il favorito quindi è ovviamente lui, anche perché questa pista gira a sinistra, il lato che lui ama e verso cui fa davvero la differenza. È perfettamente a suo agio con la moto, che ha capito e assimilato come sua al 100%. Ha nel polso il giro veloce, il passo, la gestione delle gomme e in testa la capacità di analizzare, capire, decidere. Per ora l’unico che sia riuscito a stargli perlomeno vicino è suo fratello Alex, 2 volte secondo in tutto: qualifiche, sprint e GP, sia in Thailandia sia in Argentina. Alex ha sorpreso, ma fino ad un certo punto. Perché la Ducati 2024 si sapeva essere un mezzo praticamente perfetto, difficile da migliorare e difatti la moto più recente è una 24.5...6…7… insomma non un mezzo nuovo del tutto. Considerando i dati anche ad Austin la coppia spagnola parte favorita. Contro di loro il primo avversario è per forza di cose Pecco Bagnaia, sei volte battuto e a Rio Hondo addirittura giù dal podio nel GP. Il 3 volte campione del mondo sa di dover reagire: penso che lo farà, magari sorprendendoci come spesso ha fatto. Vero che ancora non ha in mano alla perfezione la moto ufficiale, ma sappiamo che è capace di lavorare, capire e migliorare. E poi c’è uno stimolo che credo sia lì, subdolo e intrigante, a stuzzicarlo ancora di più: l’idea di battere i Marquez, ma soprattutto Marc, proprio lì, ad Austin, in uno dei suoi circuiti favoriti, dove arriva col morale e la convinzione alle stelle. Pecco qui ha fatto 2 pole, il che aiuta. Sarebbe un bel colpo se ci riuscisse, comunque deve essere capace di finire perlomeno secondo, battendo i piloti con la moto 24. È un campione e lo dimostrerà. Le altre Ducati sono competitive, come ha dimostrato la 'cinquina' argentina. Morbidelli ha ritrovato il podio dopo 1414 giorni e 75 GP di astinenza: ha guidato bene, è più convinto e deve soltanto cercare di qualificarsi meglio per potersi giocare almeno il podio ovunque, non soltanto negli USA. Stesso discorso vale per Di Giannantonio, che sta recuperando dal doppio infortunio alla spalla e arriverà con una condizione fisica migliore, più convinto e armonico sulla sua moto ufficiale. Sarà interessante vedere questa lotta a 5 tra i due ufficiali rossi, il pilota azzurro di Gresini e i due giallo fluo della VR46. Dal debuttante Aldeguer per ora aspettiamoci soltanto sorprese, ma senza mettergli pressione: ognuno percorre la sua strada per capire la MotoGP. Honda Austin è un circuito amico della casa giapponese, che ha vinto 8 volte su 11 edizioni, lasciando un solo successo a testa a Ducati , Suzuki e Aprilia. Bisogna dire anche che in Texas non hanno mai vinto né Yamaha né KTM. Honda in questa stagione ha messo in mostra grossi progressi, soprattutto con un ottimo Zarco. Ma anche gli altri piloti, come Mir e Marini, hanno mostrato sprazzi positivi. Lasciamo crescere Chantra con i suoi ritmi e vedremo se questo tracciato amico darà ancora più verve al gigante mondiale della moto. Aprilia Abbiamo già detto dell’exploit di Viñales nel 2024. Considerando che anche questa volta il campione del mondo Martin non ci sarà, il passato recente rappresenta qualcosa di rassicurante per lo sfortunato Bezzecchi, che potrà sentirsi stimolato dalla presunzione di altissima competitività della sua RSV. Vedremo, ma è probabile che ad Austin la scuderia veneta si trovi meglio che nelle prime due gare. Attenzione anche ad Ai Ogura, che ha dimostrato per due volte su due, al di là della squalifica per software non regolamentare in Argentina , di essere per ora l’esordiente dell’anno. Savadori continua il suo 'sporco' lavoro di sviluppo e non si può chiedergli di più. Yamaha Male in Argentina, mai vittoriosa in Texas. Non si annuncia con grandi ambizioni la trasferta del 4 cilindri in linea, anche perché l’unico successo di un motore non a V risale al 2019 e da molto tempo con questa configurazione non si vede nemmeno una pole position. Chissà però che l’imponderabile di questo sport, sommato alla classe e alla voglia di migliorare di Quartararo, Rins e Miller non ci facciano una bella sorpresa. Magari nel gruppo dei secondi. KTM Neanche la casa austriaca arriva sorridendo al GP americano. Il migliore è il sudafricano Brad Binder, settimo nel mondiale, staccato di ben 55 punti dal leader a punteggio pieno Marquez, 74 punti. Il funambolico fenomeno Acosta è ancora più lontano e sembra non sia particolarmente felice della situazione, che di sicuro riflette la crisi dell’azienda. Peggio ancora sono messi i due piloti del team Tech3 che sono ufficiali a tutti gli effetti, ma che hanno già accumulato una voragine di distacco dai migliori. Sia Bastianini, sia soprattutto Viñales non sembrano in condizioni di lottare per qualcosa più importante di un posto nei primi 10. Certo, gareggiando l’affiatamento con squadra e team migliorerà, ma sono stati per ora molto lontani e non sembra quello di Austin il posto per una sorpresa particolarmente positiva, anche se Maverick in Texas ha dimostrato di saperci davvero fare.

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Paolo Beltramo