L'elegante e sincera aggressività di Casey Stoner: celebriamo i suoi primi 40 anni

I primi piloti australiani che ho conosciuto sono stati Jack Findlay, un privato pazzo e coraggioso che correva con una Suzuki 500, e Gregg Hansford, una persona veramente simpatica, gentile che si divideva negli anni tra il 1978 e il 1981 tra le tre cilindrate dove era impegnata la verdona Kawasaki, cioè 250, 350, 500. Nel 1995 è deceduto durante una gara minore proprio a Phillip Island. Di australiani nel motomondiale se ne sono visti molti in fondo. Tanto per fare un elenco sommario, senza gli attuali, ecco i migliori: Troy Bayliss, Daryl Beattie, Kel Carruthers, Troy Corser, Mick Doohan, Jack Findlay, Wayne Gardner, Antony Gobert, Peter Goddard, Kevin Magee, Garry McCoy, Chris Vermeulen, Antony West. Non pochi, vero? Oggi ci sono Jack Miller, il figlio di Gardner Remy, Senna Agius e altri. Ma che hanno lasciato davvero un segno, un solco, una traccia indelebile nella storia sono soprattutto Bayliss, Carruthers, Corser, Doohan, Gardner. Più un altro grandissimo che ha vinto meno di quello che avrebbe potuto, ma che ha segnato la sua epoca: Casey Stoner. Casey compie 40 anni il 16 ottobre, in concomitanza del week-end di gara a Phillip Island e nessuna combinazione avrebbe potuto essere più gradevole e in sostanza giusta. Perché Casey ha veramente marchiato gli anni dei suoi trionfi. Arrivato nel motomondiale come wild-card nel 2001 in 125, l’anno successivo fu messo sotto contratto da Lucio Cecchinello per correre nella 250 con Aprilia. Ma è ancora acerbo per le potenze della due e mezzo, così nel 2003 torna in 125 col soprannome, alla lunga rivelatosi del tutto ingiusto, ma abbastanza descrittivo dei suoi inizi, di ‘Rolling Stoner’ a causa delle sue numerose cadute. Nel 2003 vince la sua prima gara a Valencia, l’anno dopo con la KTM 125 regala alla casa la prima vittoria nella cilindrata in Malesia. Nel 2005 torna in 250 ancora con l’Aprilia del team Cecchinello e dimostra finalmente chi è davvero con 5 vittorie e il secondo posto dietro a Dani Pedrosa. Nel 2006 esordisce in MotoGP con una Honda Rc 211V del team LCR e torna ad essere ‘Rolling Stoner’ e ottiene un secondo in Turchia e la pole in Qatar. Cade, è vero, ma si vede che è uno buono, anzi possibilmente buonissimo. Così lo prende la Ducati come compagno di Loris Capirossi e con una stagione fantastica riporta il titolo della top class in Italia dopo 30 dall’MV. Vince 10 gare e diventa campione del mondo con 3 GP d’anticipo ed è terzo dopo Marquez e Spencer per precocità. Nel 2008 è ancora competitivo anche se dopo il successo nella prima gara in notturna della storia del mondiale a Losail in Qatar, deve aspettare 5 GP per vincere di nuovo. La lotta è tra lui e Rossi e con quel sorpasso pazzesco al Cavatappi di Laguna Seca Vale gli urla che il campione sarà lui e così sarà. Casey ci prova sempre, ma alla lunga la Yamaha è meglio di Ducati. Nel 2009 emergono per la prima volta i suoi problemi di fatica cronica e allergie alimentari: salta 3 gare. Insomma sembra che sia finito così giovane, invece tiene duro, combatte, ci prova sempre. La svolta arriva nel 2011 col passaggio alla Honda e il secondo mondiale conquistato. Resta in Honda anche nel 2012, vince 5 gare, ma a Le Mans annuncia il ritiro dalle gare a fine stagione. Farà poi un po’ da collaudatore, da uomo immagine. Durante la carriera si sposa, nel 2007 con Adriana e più tardi diventa padre di due bambine che adora letteralmente. Si ritira giovane, a 28 anni. Peccato, ma i suoi problemi cronici e il suo poco amore per la vita del pilota professionista lo spingono a lasciare. Casey avrebbe voluto che le corse fossero soltanto corse, cioè moto e nient’altro: niente sponsor, impegni, conferenze stampa, interviste. Nulla di obbligatorio, passione totale. Ma è chiaro che si tratti di un desiderio impossibile perché quello che gira intorno alle gare è ciò che mantiene vivo il motomondiale. Lui è stato comunque duro, deciso, coerente e ha rinunciato a ingaggi altissimi anche perché davvero la sua sindrome da fatica cronica non è l’ideale per spingerti a continuare un’attività che ti ha in fondo stancato. Così guida mezzi agricoli nella sua tenuta, supera un’inondazione, cresce le sue piccole, fa il papà e ogni tanto appare, ritorna e sembra davvero una persona serena, diversa, più felice. “Come ti sembro? Meglio eh?!” mi ha detto un paio di anni fa, sorridendo rilassato. Quando i piloti smettono, cambiano. Tutti. Di solito diventano più sereni, più dolci, disponibili, sorridenti, abbracciosi. L’ho visto in quasi tutti anche se non nella totalità. Casey che odiava Rossi per il sorpasso tra asfalto e terra a Laguna Seca e che aveva definito Vale come uno “la cui ambizione è molto maggiore delle sue capacità” dopo che lo aveva coinvolto in una caduta a Jerez nel 2011, adesso è diventato amico di VR46: ci parla, ci ride, si diverte, va in moto al ranch, in kart coi piloti dell’Academy. La passione condivisa e la maturità hanno avuto il sopravvento su avversità sportiva giustificabile tra chi si gioca il titolo, la supremazia. Difficile, molto difficile che due piloti che lottano per il titolo o le prime posizioni siano davvero amici durante la carriera. Spesso fingono. Di solito l’amicizia succede con chi corre in altre categorie o arriva sempre dietro, ma tra leader… Casey è comunque sempre stato sincero, ha sempre detto quello che pensava, breve, sintetico, a volte duro, altre felice. Ha comunque vinto sei volte consecutive a Phillip Island, la quinta nel 2011 davanti a Simoncelli, nell’ultima gara conclusa di Marco. Quando nel GP successivo a Sepang in Malesia, il 23 ottobre , successe il dramma del Sic, ricordo la grazia, la sincerità il dolore profondo di Casey, incontrato in albergo. Era un duro molto umano, che nascondeva le sue debolezze e la sua sensibilità dietro un’aggressività bella, elegante, a volte impossibile quando guidava. E quella Ducati là come lui non l’ha mai guidata nessuno. Avercene di Casey Stoner, insomma. D’altronde nonostante Doohan abbia vinto 5 mondiali 500 consecutivi, lui coi suoi 2 è forse più amato, ammirato e ricordato. Happy Birthday Casey. Avanti così, sereno, attivo, generoso nei consigli come con Bagnaia a Misano. Una leggenda che cammina.

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L'elegante e sincera aggressività di Casey Stoner: celebriamo i suoi primi 40 anni

Paolo Beltramo