Massimo in carriera per il candidato rookie dell'anno, che vince contro Brooklyn. Bradley Beal ne segna 41 contro i Clippers, Utah sbanca Memphis vincendo nel finale. Vittorie esterne per Boston e Toronto, Dallas rifila 20 punti a Sacramento
Philadelphia 76ers-Brooklyn Nets 108-107 (Highlights) — Il massimo in carriera di Joel Embiid spinge i Sixers alla vittoria interna con i Brooklyn Nets, ma non senza difficoltà. Il centro camerunense segna 33 punti con 12/17 dal campo, 2/3 dall’arco e 7/8 ai liberi, di cui due fondamentali per mantenere il +3 a 12 secondi dalla fine. Embiid ha aggiunto anche 10 rimbalzi, 2 recuperi e 3 stoppate in 27 minuti, rendendo inutile la quasi tripla doppia da 22+9+8 di Brook Lopez. Il candidato Rookie dell’Anno si è anche reso protagonista di un volo in prima fila dove ha inavvertitamente colpito un tifoso, fortunatamente illeso. “Mi dispiace, penso di avergli messo un piede sulla spalla. Ma cerco di dare il massimo ogni volta che vado in campo. A.I. [Allen Iverson, ndr] mi ha aiutato in questo: ‘Gioca ogni partita come se fosse l’ultima’. Penso che lo sto facendo”. I Sixers non vincevano in casa da otto partite e sono solo al terzo successo nelle ultime 13, ma ora sono solamente a mezza partita di distanza dal lasciare l’ultimo posto a Est proprio ai Nets. Dopo essersi lamentato di essere troppo forte per giocare solo 8 minuti, Nerlens Noel è rimasto seduto per tutta la partita senza mai vedere il campo, e Brett Brown ha annunciato che giocherà solo in caso di problemi di falli di Embiid e Okafor (ancora una volta partiti in quintetto insieme).
Memphis Grizzlies-Utah Jazz 73-82 (Highlights) — Quando si incontrano le due migliori difese della NBA, la partita che ne esce necessariamente non può essere un bijoux. E se non è una notizia che le due squadre fossero impantanate sul 66 pari a 4 minuti dalla fine, la vera novità è che per una volta i Grizzlies hanno perso una partita in volata, condannati dal 4/4 da tre punti con cui i Jazz hanno preso il largo nel finale di gara. Utah ha avuto una prestazione senza errori al tiro da parte di Rudy Gobert (9/9 per 21 punti e 12 rimbalzi con 3 stoppate) e i soliti 22 con 7 rimbalzi e 6 assist di Gordon Hayward, ma è stata la difesa a vincerla, con i Grizzlies tenuti al 30% a tiro e a 2/23 da tre, con Marc Gasol che ha segnato solo 8 punti (4/22 dal campo) e il miglior marcatore in casa Memphis, Mike Conley, da 14 punti e 3/16 al tiro.
Washington Wizards-L.A. Clippers 117-110 (Highlights) — In una partita tiratissima con 12 avvicendamenti alla guida nel punteggio e 16 pareggi complessivi, a spuntarla sono gli Wizards grazie al massimo stagionale da 41 punti di Bradley Beal, a solo uno dal suo massimo in carriera. “Brad sembra una persona completamente diversa” ha commentato un impressionato Chris Paul. “Questo è il Bradley Beal che dovrebbe essere sempre”. Il numero 3 di Washington ha avuto una sostanziosa mano da un Markieff Morris da 12 punti nell’ultimo quarto (23 alla fine) e dalla doppia doppia da 18+11 di John Wall, che hanno propiziato il parziale di 22-8 che ha chiuso la partita, con i padroni di casa che hanno tirato 12/15 nell’ultimo quarto. In casa Clippers Blake Griffin con 26 punti è diventato il terzo miglior marcatore nella storia della franchigia, ma è arrivata la notizia che si sottoporrà a una piccola operazione chirurgica al ginocchio destro, anche se pare che rientrerà già nel corso di gennaio.
Dallas Mavericks-Sacramento Kings 99-79 (Highlights) — Una settimana e mezza fa i Mavericks avevano perso di 31 in casa contro i Kings, una sconfitta talmente brutta da meritare un confronto a porte chiuse tra i giocatori nello spogliatoio; ieri notte si sono presi la rivincita dandogliene 20 e guidando dall’inizio alla fine, raccogliendo la terza vittoria casalinga nelle ultime quattro. Dopo aver segnato 11 dei primi 15 tiri, Dallas non si è più voltata indietro mandando sei giocatori in doppia cifra, tra cui spicca il massimo in carriera del rookie Dorian Finney-Smith a quota 17 punti. I Kings erano senza Omri Casspi e soprattutto Rudy Gay, fermo per un problema al flessore per la terza partita consecutiva, e i 33 punti di DeMarcus Cousins si sono rivelati ancora una volta inutili, visto che il resto del quintetto ha combinato per 18 punti complessivi e solo un giocatore ha raggiunto la doppia cifra (Ty Lawson con 10).
Orlando Magic-Toronto Raptors 79-109 (Highlights) — Dura solamente un quarto la resistenza degli Orlando Magic: dal secondo quarto in poi Raptors prendono il sopravvento dando 37 punti complessivi ai padroni di casa, condannati da un pessimo 3/21 da tre di squadra. DeMar DeRozan ha confezionato la quarta partita in fila sopra i 30 punti segnandone 31 in tre quarti, mentre Kyle Lowry ha fornito 16 punti e 10 assist alla causa del miglior attacco della NBA con 115.4 punti su 100 possessi, quasi uno e mezzo in più rispetto ai Golden State Warriors. Il miglior marcatore della partita per i Magic è stato Evan Fournier con 15 punti, ma le 19 palle perse e il 41% al tiro complessivo sono troppo poco per pensare di impensierire i Raptors in questa stagione.
Miami Heat-Boston Celtics 95-105 (Highlights) — Sembrava tutto facile per i Celtics dopo un primo quarto da 37-19 e un massimo vantaggio di +22 nel secondo quarto. Invece i ragazzi di coach Stevens hanno dovuto sudare la vittoria fino all’ultimo secondo, con un jumper di Al Horford (17 punti, 7 rimbalzi e 8 assist per lui) a sedare definitivamente il tentativo di rimonta degli Heat arrivati fino al -5 con una tripla di Dragic, miglior marcatore di partita con 31 punti. Hassan Whiteside ha registrato i classici 23 punti e 17 rimbalzi, ma i 43 combinati dei ragazzi di Tacoma (Avery Bradley 20 e Isaiah Thomas 23) uniti ai 15 di Jae Crowder hanno portato i Celtics alla 15esima vittoria stagionale, punendo le 23 palle perse di Miami che ha tirato solo 14/25 ai liberi, confermando di essere la peggior squadra della NBA dalla lunetta. Da segnalare l’espulsione di Thomas per un gomitata allo zigomo che ha provocato un taglio a Justise Winslow, che però dopo la partita ha assolto la point guard di Boston: “Non era un contatto eccessivo, non voleva farmi del male”.