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NBA, c'erano una volta i Seattle Supersonics...

NBA
I tanti tifosi di Seattle non vedono l'ora che torni in città una squadra NBA: quella nata oggi, 51 anni (Foto Getty)
SONICS

Il 20 dicembre 1966 la NBA assegnava alla città di Seattle una sua franchigia, che di lì a un mese avrebbe avuto anche un nome: i Supersonics. Nell’ottobre 1967 avrebbe disputato la sua prima partita, l’ultima nell’aprile 2008. Da allora manca moltissimo

Ci voleva un uomo di visione per portare a Seattle la prima franchigia nello sport prefessonistico americano: lo era Sam Schulman, newyorchese con laurea ad Harvard che sulla costa Ovest si era reinventato come produttore a Hollywood ("Vivere e morire a Los Angeles", il successo del 1985 con Willem Dafoe, è una delle sue pellicole più famose). A lui, esattamente 51 anni fa, la NBA affidava una nuova franchigia - solo l'undicesima della lega, al tempo - per portare la pallacanestro nel Pacific Northwest, quando al tempo la squadra più "occidentale" era di stanza a San Francisco. La prima mossa di Schulman da proprietario fu quella di indire un sondaggio popolare per scegliere il nome della squadra. Ecco come è andata.

Il nome Supersonics - Howard E. Schmidt era un insegnante di liceo di economia e storia. Insieme al figlio di 10 anni, Brent, sottoposero la loro idea in tutta velocità: per loro il nome più bello era Supersonics. Non furono gli unici a pensarlo: Schulman e soci ricevettero 162 proposte identiche, dominando facilmente il sondaggio. La loro fu scelta perché fu la prima ad arrivare, e così Mr. Schmidt e figlio ricevettero due abbonamenti per il campionato inaugurale dei "loro" Supersonics e anche un weekend tutto pagato a Palm Springs, in California. L'esordio della squadra arrivò il 13 ottobre 1967, con una sconfitta 144-116 proprio contro i vicini della West Coast, i San Francisco Warriors. La prima stagione, da tradizione, non riservò troppe soddisfazioni, con i Sonics vincenti soltanto in 23 delle 82 partite disputate ma almeno non ultimi nella Western Division, visto che i San Diego Rockets fecero peggio.

Passato remoto e prossimo - A quella prima stagione ne sono seguite altre 40, impreziosite da un solo, storico, titolo NBA, vinto nel 1979 dopo averlo soltanto sfiorato l’anno prima, nella finale contro Washington persa alla settima e decisiva gara (condannati da un tragico 0/12 al tiro di Dennis Johnson). Dolce allora che la vendetta dell’anno successivo arrivi proprio nella rivincita contro la squadra della Capitale, stavolta sconfitta agevolmente 4-1. MVP di quella serie finale? Dennis Johnson, ovviamente. A quelle due finali NBA consecutive, Seattle ne aggiungerà solo una terza nella sua storia, quella del 1996 che oppose la mitica squadra di Gary Payton e Shawn Kemp ai Chicago Bulls impattibili di Michael Jordan. Tutti gli anni Novanta videro i Supersonics mantenersi nell’élite NBA per risultati e seguito tra i tifosi, ma il decennio successivo fu sicuramente più difficile fino poi a portare, nel 2008, al tanto contestato addio.

Il futuro? - Il trasferimento della franchigia da Seattle a Oklahoma City (anche se quel nome scelto da Howard E. Schmidt resta di proprietà della città di Seattle) è uno dei capitoli più sanguinosi della storia sportiva della città, recentemente tornata campione con i Sounders della Major League Soccer. Pagando l'inadeguatezza della storica Key Arena, palazzetto non più in grado di soddisfare i criteri economici della nuova NBA, la decisione della lega di allontanare da Seattle la franchigia assegnata alla città 51 anni fa oggi non ha smesso di scetenare polemiche. Oggi, tutti i tifosi orfani dei Sonics, seguono con il cuore in gola ogni novità relativa alla costruzione nella downtown cittadina di un nuovo palazzetto, che potrebbe essere il primo passo verso il ritorno del basket NBA nella Città dello Smeraldo. E segnare una nuova data da cui far iniziare una storia tutta da costruire.