NBA Preview: Indiana cerca riscatto contro i Bulls
NBAIndiana contro Chicago è soprattutto Paul George contro Jimmy Butler, compagni di squadra con il Team USA a Rio 2016 e avversari sul parquet di Indianapolis nella sfida in diretta dalle 22 su Sky Sport 2
Chicago contro Indiana è una sfida importante nella corsa ai playoff per entrambe, distanti una partita e mezzo come record, ma ben tre posizioni in classifica. Non quelle di vertice a cui si erano abituate dopo aver entrambe vestito (invano) negli anni passati i panni del ruolo di anti-LeBron a Est. Sia Bulls che Pacers si ritrovano nel bel mezzo di un processo di restaurazione più che ricostruzione vera e propria che fonda in gran parte le basi su un’unica certezza: da una parte Jimmy Butler, rimasto l'unica bandiera dopo l'esodo avvenuto durante il mercato estivo; dall’altra il suo compagno di squadra a Rio 2016 Paul George. Due giocatori simili e simbolo dalle cui mani (e scelte) passa un bel pezzo di futuro delle due franchigie che vogliono il prima possibile ritornare in vetta alla Eastern Conference.
Capitano Jimmy – In quel di Chicago in un’estate fatta di importanti sconvolgimenti, di addii tanto inaspettati quanto gli arrivi, Jimmy Butler rappresenta l’appiglio a cui aggrapparsi, le fondamenta su cui costruire. Il numero 21 sta giocando il minor numero di minuti a partita dei suoi ultimi quattro anni (sempre abbondantemente oltre quota 36), mettendo a referto 24.5 punti, 3.5 in più rispetto alla passata stagione, la sua migliore in quanto a realizzazione della carriera. Anima e cuore deila squadra dell’Illinois, con lui in campo il Net Rating dei Bulls è +3.6; un dato che precipita sul -10.3 nei rari momenti in cui siede in panchina. Una leadership mai tanto evidente quanto nell’ultima sfida giocata contro i Nets, in cui Butler ha dovuto fare gli straordinari affiancando ai 40 punti messi a referto (massimo in stagione eguagliato) anche il canestro della vittoria. Is it enough?
Bye bye George? – Situazione diametralmente opposto quella in casa Pacers, reduci da quattro sconfitte consecutive (la striscia più lunga in questa regular season) che li ha fatti scivolare fuori dalle posizioni che garantiscono l'accesso alla postseason. Una classifica corta, in cui le prodezze di Paul George possono fare davvero comodo, in una stagione che spesso lo ha costretto a vestire i panni dell'uomo solo contro tutti. Non sempre a suo agio (in campo e fuori) con il nuovo coach McMillan, approdato in Indiana dopo il lustro targato Frank Vogel, il numero 13 ha palesato il suo disappunto nell'ultima conferenza stampa. Senza mezze misure: “Di certo non è diverte. Stiamo provando a lavorare nonostante tutto, ma questo è di gran lunga uno dei peggiori anni della mia carriera. Se io non riesco a essere me stesso, a divertirmi mentre gioco, ad approcciare nel modo giusto... sono cose che non si vedono soltanto in campo, ma che è più importante avere negli spogliatoi. È il coinvolgimento che genera lavoro e impegno, tutti dovrebbero essere felici quando vanno a lavorare”. Non le parole più incoraggianti per la dirigenza dei Pacers che già in estate dovrà mettersi a lavoro per provare a trattenerlo a tutti i costi - unico vero asset di rilievo di un roster via via spogliato della sua identità (e dei suoi giocatori) senza che i nuovi arrivati abbiano dimostrato di poter non far rimpiangere quel quintetto che andò ripetutamente vicino dall’eliminare gli Heat di LeBron James e Dwyane Wade nei playoff 2012 e 2013.
I precedenti - Già, il numero 3 di Miami che in estate ha lasciato la sua casa in NBA per tornare in quelle dov’era cresciuto e con la quale non più tardi di quattro giorni fa ha piazzato la tripla nel finale che ha regalato la vittoria ai Bulls, nell’ultimo precedente stagionale tra le due squadre. Possibilità immediata di riscatto per i Pacers, che allo United Center hanno inseguito i padroni di casa per tre quarti, ma una volta acciuffati sul 64-64 all’inizio dell’ultima frazione (sì, non i due attacchi più prolifici dell’NBA), Paul George e compagni hanno smarrito la via del canestro, concedendo un parziale di 10-0 e rientrando soltanto troppo tardi in scia. Copione simile e risultato ancor più netto nella prima gita dei Pacers in Illinois, in una gara vinta dai Bulls 118-101. Il minimo comun denominatore delle due sfide sono state le prestazioni fuori dagli standard di due giocatori in uscita dalla panchina: nella terza gara stagionale furono decisivi i 23 punti di Doug McDermott, suo massimo in questi due mesi. Quattro giorni fa invece a fissare la quota più alta mai scritta nei tabellini di questi primi due mesi di regular season è stato Nikola Mirotic, issatosi a quota 20. Giocatori duttili e abili ad aprire il campo: una strada che coach Frank Hoiberg potrebbe pensare di percorrere lasciando un po’ più a riposo uno tra Robin Lopez o Taj Gibson. Supposizioni, ipotesi, nulla più. Questa sera dalle 22 su Sky Sport 2, la prova dei fatti.