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NBA, l'ex Knicks Charles Oakley arrestato al MSG

NBA
Ciascuno a suo modo, due bandiere dei New York Knicks: Phil Jackson e Charles Oakley (foto Getty)

Anni di rapporti tesi e poco amichevoli tra il proprietario dei Knicks James Dolan e l'ex idolo dei tifosi bluarancio Charles Oakley sono esplosi sotto gli occhi di tutti al Madison Square Garden durante il primo quarto della gara contro i Clippers

Dopo le sconfitte, le polemiche, le frecciatine via Twitter e tutti i vari disastri assortiti andati in scena recentemente in casa Knicks, ci mancava anche questa. Un viaggio nel tempo indietro fino agli anni ’90, quando sulla panchina blu-arancio sedeva Pat Riley, la squadra vinceva e intimidiva la lega e l’idolo dei tifosi era un giocatore duro e muscolare come Charles Oakley. Quello stesso Oakley trasportato a peso da una decina di agenti lontano dal suo posto a bordocampo e successivamente arrestato dalla polizia newyorchese per quello che — in un comunicato rilasciato via Twitter — i New York Knicks hanno definito “un comportamento fortemente inappropriato e assolutamente offensivo e ingiurioso”. Il tutto tra le urla di supporto dei tifosi per il loro ex idolo e perfino un tentativo da parte dell’attuale presidente Phil Jackson di calmare l’ex n°34 blurancio. Il motivo dell’alterco? I rapporti tutt’altro che pacifici tra James Dolan, l’attuale proprietario della franchigia newyorchese, e Charles Oakley. 

Rissa sfiorata - Il patatrac si è consumato già nel primo quarto, quando nelle vicinanze del posto occupato dall’ex giocatore dei Knicks — con John McEnroe a pochi metri di distanza e lo stesso Dolan non lontano — si è cominciato a notare uno strano movimento. Di lì a poco sono intervenute le guardie di sicurezza del Madison Square Garden, preoccupate da una serie di affermazioni intimidatorie che Oakley stava rivolgendo proprio in direzione del proprietario dei Knicks. All’arrivo degli agenti, l’ex beniamino del Garden ha iniziato a dare di matto, puntando l’indice in faccia a una guardia prima di spingerlo in maniera plateale. Immediato a questo punto l’intervento di una decina di agenti che lo hanno trasportato a forza fuori dal campo (“è stato espulso e al momento è sotto arresto da parte del dipartimento della polizia di New York”, si legge ancora nel comunicato diffuso dalla squadra. “Oakley è stato un grande rappresentante dei Knicks, speriamo possa presto farsi aiutare”, la triste conclusione). Il tutto mentre anche un personaggio come Chris Rock — nelle vicinanze di Oakley mentre veniva allontanato dal campo nel tunnel del Madison Square Garden — è stato sentito domandarsi “cosa diavolo sta succedendo”. Nei momenti immediatamente successivi al fatto è intervenuto perfino Phil Jackson — oggi presidente della squadra — a cercare di calmare il 53enne ex bandiera bluarancio, anche lui scosso dalla scena almeno quanto Doc Rivers — allenatore degli ospiti di serata, ma con un passato da giocatore in maglia Knicks — da lui definita “difficile e dolorosa da guardare”. 

Rancori passati e presenti - All’origine di tutto i rapporti ormai da anni rovinati tra James Dolan e Charles Oakley, spesso pubblicamente critico dell’operato del primo e per questo dimenticato dalla proprietà dei Knicks in qualsiasi manifestazione pubblica, tanto in quelle pensate per omaggiare i grandi ex del passato quanto nelle recenti attività messe in campo per celebrare i 70 anni della franchigia. “Mi piacerebbe sapere cosa gli ho fatto, per giustificare un tale odio nei miei confronti”, aveva dichiarato non più tardi di due anni fa, prima di ribadire anche recentemente che a Dolan “non piace la mia onestà e la mia franchezza” e affermare sulle pagine del New York Times: “Vorrei incontrarlo e parlarci. Lo voglio all’interno di una stanza con me. Chiudiamo la porta a chiave e restiamo io e lui nella stanza, ma se vuole può avere la polizia fuori dalla porta”. Non proprio messaggi concilianti e di pace verso un Dolan che, a sentire la versione di Oakley, a lui non concedeva neppure più biglietti omaggi per andare a vedere la partita, usanza comune con gli ex giocatori (ci sono versione contrastanti su chi abbia acquistato il tagliando con cui Oakley era alla partita, se il diretto interessato o altri per lui). 

Le parole di Oakley — Portato alla più vicina stazione di polizia ma poi rilasciato nella notte, Oakley ha parlato con la stampa newyorchese dando la sua versione dei fatti: “Ero arrivato da quattro minuti, non avevo detto niente  a nessuno, lo giuro su mia madre. Sono arrivati gli agenti di sicurezza a chiedermi cosa facessi lì [vicino al posto del proprietario Dolan, ndr]. Mi ero regolarmente comprato il biglietto. Continuavano a guardarmi, così gli ho chiesto cos’avessero da guardare, e loro mi han chiesto di lasciare il mio posto. Non me ne vado da nessuna parte, la mia risposta”. Quel che ne è seguito è poi documentato dalle immagini e dai racconti ed è un’altra pagina da dimenticare nella già complicata stagione dei Knicks. “Per anni Charles è stato l’anima e il cuore della squadra — le rattristate parole dell’ex presidente Dave Checketts — dando tutto quello che aveva. Ho cercato di contattarlo perché vorrei aiutarlo”. Forse ce n’è bisogno, forse è perfino troppo tardi.