I Cleveland Cavaliers interrompono la striscia di sette successi degli Indiana Pacers. San Antonio vince ancora in trasferta e batte Philadelphia. Golden State strapazza Chicago orfana di Butler e Wade. I Clippers passano al MSG infliggendo l'ennesima sconfitta ai Knicks
Indiana Pacers-Cleveland Cavaliers 117-132 — Quando Kyle Korver è arrivato ai Cavs, tutti si aspettavano che prima o poi serate di tiro del genere. Ci ha messo un mesetto per ambientarsi davvero, ma per sfortuna degli Indiana Pacers ora la sua mano è tornata rovente: con il massimo stagionale da 29 punti, frutto di un eccellente 8/9 da tre, il 35enne ex Atlanta (ora settimo nella classifica all-time di triple, superando ha aiutato Cleveland a rimontare da uno svantaggio di -15 sul finire del primo quarto, prendendo il controllo della partita all’inizio del secondo tempo e gestendo una doppia cifra di vantaggio per quasi tutto l’ultimo quarto. Protagonisti ovviamente anche i Big 3 Kyrie Irving (29 punti), LeBron James (25 con 9 assist) e Kevin Love (14+10), che però potrebbero rimanere fuori nella prossima partita contro OKC, l’ultima di una trasferta di quattro partite in cui Cleveland ha vinto le prime tre (e sei delle ultime sette in generale). Sette come la striscia di vittorie interrotta dai Pacers, condannati da un pessimo terzo quarto perso per 18-40 nonostante le prestazioni di Paul George (22 punti con 8 rimbalzi), C.J. Miles (23 con 6/9 da tre) e Jeff Teague (22 e 14 assist).
Philadelphia 76ers-San Antonio Spurs 103-111 — Dopo la sconfitta con Memphis, gli Spurs ritrovano Kawhi Leonard e magicamente anche la prima vittoria del loro classico Rodeo Trip. Sono infatti i 32 punti del rientrante numero 2 a spingere i ragazzi di Popovich alla vittoria “anche quando non giochiamo bene”, come ammesso da Manu Ginobili. Sentimento condiviso da coach Popovich — “Non abbiamo giocato bene per 48 minuti, solo gli ultimi quattro o cinque. Non abbiamo mosso la palla così bene, non abbiamo fatto così tanti assist, abbiamo tenuto troppo li pallone, abbiamo perso troppi possessi. Molto deludente” — ma che comunque non ha impedito a San Antonio di mettere assieme un parziale di 16-5 per chiudere la partita nell’ultimo quarto. Nonostante i 20 punti di Jahlil Okafor e Dario Saric, si tratta della quinta sconfitta in fila per Philadelphia, che senza Joel Embiid ha un record di 5-16.
Golden State Warriors-Chicago Bulls 123-93 — È una regola che ormai va avanti da 138 partite: dopo una sconfitta, Golden State non perde mai. Questa volta una mano la danno anche le condizioni con cui si presentano gli avversari di serata, privi di Jimmy Butler e di Dwyane Wade. Non che avrebbero potuto fare molto davanti a un Kevin Durant da 22 punti, 10 rimbalzi 7 assist e 3 recuperi, accompagnato dai 28 in 29 minuti di Klay Thompson (festeggiato di serata per il suo 27° compleanno) e da un quintetto tutto in doppia cifra. È la settima partita in stagione in cui Golden State vince senza mai stare sotto nel punteggio, prendendo il largo a fine ultimo quarto fino a sforare i 30 punti di vantaggio.
New York Knicks-L.A. Clippers 115-119 - Nella serata in cui l’ex giocatore dei Knicks Charles Oakley è stato arrestato a bordo campo per una rissa, i Clippers ritrovano il successo dopo tre sconfitte consecutive al Madison Square Garden, riprendono la corsa per il quarto posto a Ovest e allungano a nove la striscia di vittorie contro i newyorchesi, la più lunga ancora aperta per la squadra di Los Angeles. Blake Griffin fissa il suo massimo stagionale a quota 32 punti, a cui si aggiungono i 28 con 15 rimbalzi di DeAndre Jordan, in una vittoria in rimonta dopo che i padroni di casa erano volati sul +10 a inizio quarto periodo. Dieci come i canestri segnati sia da Anthony (28 punti), che Porzingis (27), che Rose (20): nessun ventello però esce dalla panchina come quello messo a referto da Jamal Crawford, nove dei quali arrivati nel quarto e decisivo periodo. I Knicks chiudono così l’anno seguente al licenziamento di Derek Fisher, cacciato dalla dirigenza newyorchese dopo aver raccolto 23 vittorie a fronte di 31 sconfitte. Il record attuale recita 22-32.
Brooklyn Nets-Washington Wizards 110-114 OT — I Nets continuano a perdere e arrivano all’undicesima sconfitta consecutiva, ma stavolta hanno poco da rimproverarsi: non è cosa da poco portare una squadra in forma come Washington fino al supplementare, per di più rimontando da -10 all’intervallo e con la possibilità di pareggiarla un’altra volta all’overtime, quando la tripla completamente smarcata di Bojan Bogdanovic (il migliore dei suoi con 21 punti) si è infranta sul ferro. Per Washington sono sempre i soliti due a guidare la squadra (32 per Bradley Beal, 23 e 12 assist per John Wall), riprendendo la marcia interrotta nella sconfitta contro Cleveland.
Atlanta Hawks-Denver Nuggets 117-106 — È il miglior primo tempo della stagione degli Hawks (72 punti con il 55% dal campo) a spingere Atlanta alla vittoria su Denver, ancora priva di Danilo Gallinari. Guidare nel punteggio dall’inizio alla fine è un bel modo di cancellare il doloroso -25 subito da Utah, e anche il tentativo di rimonta dei Nuggets spinto da Wilson Chandler (24 punti) e Nikola Jokic (18+15) è arrivato solo fino al -3, prima che un gioco da tre punti di Paul Millsap (23 punti) e Dennis Schröder (24 con 10 assist) li ricacciassero indietro fino al -11 finale. Sempre meglio del -20 toccato nel terzo quarto, di cui si è preso la responsabilità coach Michael Malone: “Colpa mia. E l’ho detto ai ragazzi all’intervallo: ‘Vi ho dato un brutto piano partita’”.
Minnesota T’wolves-Toronto Raptors 112-109 – La paura fa 90, come l’annata nella quale sono nati, ma la vittoria in casa T’wolves fa rima con 60, come i punti messi a referto in combinata da Andrew Wiggins e Karl-Anthony Towns nella sfida vinta contro i Toronto Raptors; un successo che interrompe la striscia di quattro sconfitte consecutive e riaccende una flebile speranza playoff per la squadra del Minnesota. Il canestro decisivo a 20 secondi dalla fine lo realizza Tyus Jones, che manda a bersaglio l'unica tripla della sua serata e regala il vantaggio definitivo ai T'wolves. Zach LaVine non c’è, ma Lance Stephenson sì, all’esordio con la squadra di coach Thibodeau: sei punti e soprattutto 20 minuti in campo, con tutto il quarto periodo trascorso sul parquet in una gara decisa nel finale. Toronto invece non riesce a ritrovare la brillantezza dei primi due mesi di regular season, incappata in un periodo storto che sta sempre più assumendo i contorni della crisi. DeMar DeRozan e Kyle Lowry chiudono a quota 50 punti totali a referto: no, da un po’ non fanno più rima con successo.
Detroit Pistons-Los Angeles Lakers 121-102 — Bastano le parole di un sempre più rassegnato Luke Walton per descrivere la partita tra Pistons e Lakers: “Il nostro piano partita era semplice: volevamo proteggere l’area e farli tirare da tre perché non sono una grande squadra dall’arco. È finita che ci hanno segnato 70 punti nel pitturato e ci hanno battuto di 19 pur segnando solo quattro triple. Questo riassume quanto abbiamo giocato bene stasera”. Aggiungiamo noi: Detroit ha preso il largo grazie a un 11-0 di parziale nel terzo quarto (finito 36-20) senza più voltarsi indietro, vincendo la quarta delle ultime cinque partite nella serata in cui è stato onorato Isiah Thomas nell’ultima visita dei gialloviola al Palace of Auburn Hills, visto che all’anno prossimo i Pistons si trasferiranno in una nuova arena a downtown.
Memphis Grizzlies-Phoenix Suns 110-91 — Sesta vittoria nelle ultime sette per Memphis, che grazie ai 23 di Mike Conley e i 19 di Marc Gasol ha vita facile contro i docili Suns, all’ottava sconfitta nelle ultime nove. È come sempre la difesa dei Grizzlies a fare la differenza, tenendo gli avversari al 33% al tiro e frustrandoli al punto da far scattare una mini-rissa in campo, con sei falli tecnici e tre espulsioni tra cui quella per Troy Daniels, autore di 14 punti con 4/9 da tre ma anche di diverse paroline nei confronti di Devin Booker, l’unico dei Suns a toccare quota 20. Ancora una brutta prestazione al tiro per Eric Bledsoe, che nelle ultime quattro partite ha tirato solo 13/47 per un non indimenticabile 28% dal campo.
Sacramento Kings-Boston Celtics 108-92 – L’NBA è così, riserva sempre delle sorprese e dei risultati inaspettati. I Boston Celtics, reduci da sette vittorie consecutive e dal loro miglior periodo di forma che li ha portati a occupare stabilmente il secondo posto a Est, perdono a Sacramento nonostante l’assenza per squalifica di DeMarcus Cousins. Darren Collison e compagni fanno alla grande le veci del lungo numero 15, controllando un match in cui i Celtics non riescono mai a portarsi in vantaggio nell’ultimo quarto d’ora di gioco. Alla fine cinque i giocatori dei padroni di casa in doppia cifra; un successo che avvicina Sacramento all’ottavo posto occupato dai Nuggets.
New Orleans Pelicans-Utah Jazz 94-127 — Se tutti sanno che i Jazz hanno una delle migliori difese della NBA, è giusto segnalare che nelle ultime due gare anche l’attacco ha girato a pieni cilindri, superando quota 120 punti segnati. A guidarli stavolta un Joe Johnson da 27 punti e 6 triple in uscita dalla panchina, ma è tutta la squadra a distruggere le flebili resistente dei Pelicans, in una serata in cui Anthony Davis viene tenuto a 12 punti e 4/12 al tiro dalla coppia Gobert-Favors. Utah ha tirato col 55% dal campo e il 44% da tre (14/32), vincendo anche lo scontro nel pitturato (58-46) e a rimbalzo (48-37) fino a toccare il +39 per infliggere ai Pelicans la quinta sconfitta nelle ultime sei.