L’ex giocatore di Indiana è pronto a firmare un triennale da 12 milioni di dollari e a provare a dare una scossa alla sua ex squadra
“Amici mai, per chi si cerca come noi: non è possibile”, verrebbe da canticchiare leggendo le notizie delle ultime ore. Lance Stephenson ha provato negli ultimi tre anni a cercare una nuova casa, una nuova compagna, senza dimenticare mai quella che in realtà lo ha fatto stare meglio di tutti, l’unica che è riuscita a renderlo un giocatore da All-Star Game, uno a cui affidarsi in finale di Conference per provare ad arginare (senza successo) LeBron James. “Tu per me sei unica. Straordinaria, normalissima. Vicina e irraggiungibile”, prosegue Antonello Venditti nella sua canzone così come il newyorchese classe ’90, che avvicinatosi al tetto dell’NBA decise di stringere il più possibile i pugni attorno al denaro che gli veniva offerto. Troppo pochi i 44 milioni in cinque anni garantiti dai Pacers. E come in tutte le grandi storie d’amore, spesso i soldi possono rovinare i programmi di quello che poteva essere un rapporto ben più duraturo.
“Fanno giri immensi…” - Indiana dopo la sua partenza inizia lentamente un declino inaspettato, non paragonabile però a quello vissuto dal suo ex giocatore. Arrivato a Charlotte come premio di consolazione al posto del più ambito Gordon Hayward, Stephenson firma un triennale da 27 milioni, ma le sue prestazioni non lievitano come il suo conto in banca e i dubbi sulle sue doti al tiro diventano certezze: il 37.6% dal campo e 17% da tre lo rendono il giocatore più sfidato dalle difese avversarie. Sembra passata una vita, ma solo 12 mesi prima quelle cifre per l’ex Pacers erano rispettivamente 49 e 35, ciliegina sulla torta per colui che guidava l’intera NBA per numero di triple doppie a referto a quota cinque. Altri tempi, certo, ma sintomo di quanto fosse importante il suo ruolo all’interno della lega. “Odiarsi mai per chi si ama come noi: basta sorridere”. E sorridendo Lance va via da Charlotte e inizia un tour che lo porta prima ai Clippers nel tentativo (fallito) di essere l’uomo in più in uscita dalla panchina alla corte di Doc Rivers. La valigia è già pronta e 2.900 miglia più in là ci sono i Grizzlies ad attenderlo: lontano da Los Angeles, ma più vicino a Indianapolis, dalla quale poi si allontana nuovamente nelle brevi parentesi di questa stagione.
Tre anni di contratto - “Leggermente differente”. No, questa non è una frase della canzone del cantautore romano, ma di Larry Bird pronunciata per dare conferma del ritorno di Lance ai Pacers. “È un bravo ragazzo”, ma qualcosa innegabilmente è cambiato come dimostrano le 12 partite giocate quest’anno, equamente divise tra Pelicans e T’wolves, che lo hanno tenuto sotto contratto 20 giorni per poi lasciarlo andare via. Sedotto e abbandonato per l’ennesima volta. Non come sembra voler fare Indiana, che un po’ a sorpresa ha deciso di offrirgli un contratto di tre anni da 12 milioni di dollari – i primi due garantiti, il terzo vincolato dalla team option che permetterà poi alla società di decidere il da farsi. Una scossa allo spogliatoio dettata anche dalle parole di Paul George che aveva provato a scuotere la squadra dopo la pesante sconfitta casalinga contro Minnesota di meno di 48 ore fa. Neanche a dirlo, l’ultima squadra nella quale ha giocato Stephenson prima di ritornare a casa. Ma questa non è una sorpresa, perché in fondo si sa che: “Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano”.