Miami vince contro Washington, ma resta fuori dai playoff visti i contemporanei successi di Indiana e Chicago, le quali incroceranno rispettivamente Cleveland e Boston
Indiana Pacers-Atlanta Hawks 104-86
Per Paul George la qualificazione ai playoff non è di certo una novità, né tantomeno un motivo per festeggiare nonostante i suoi 32 punti siano stati decisivi nel regalare il successo che serviva ai Pacers. “Dovremo scendere in campo e mettere tutto ciò che abbiamo, tutta la nostra forza mentale e tecnica”, commenta a fine gare il numero 13 già proiettato alla sfida contro Cleveland. “Sono una delle migliori squadre NBA, i campioni in carica… Non sono di certo alcune sconfitte di regular season a cambiare le cose. Hanno a disposizione uno dei giocatori più forti al mondo: sarà un accoppiamento interessante”. Gli Hawks sono durati un quarto, prima di ritrovarsi sotto per oltre mezz’ora senza mai affondare e mai riuscire a riportarsi definitivamente in corsa. Anche perché i componenti del quintetto degli Hawks prima di questa partita avevano giocato in combinata soltanto 24 partite totali: niente Schroder, niente Howard, niente Hardaway Jr: quelli serviranno quando si inizierà a fare sul serio da domenica alle 19 contro Washington.
Chicago Bulls-Brooklyn Nets 112-73
Anche a Chicago l’euforia per il traguardo raggiunto è contenuta, viste le enormi difficoltà e i tanti periodi complessi affrontati nell’arco della regular season. Alla fine quella contro i Nets doveva essere una formalità e così è stato, con Brooklyn che ha lasciato a riposo i vari Brook Lopez, Jeremy Lin e Trevor Booker, concedendo spazio e minuti a giocatori solitamente relegati in panchina. I Bulls spazzano via dal campo gli avversari sin dalla palla a due, approfittando dell’incapacità di trovare il fondo della retina da parte degli ospiti (come dimostrato dal 3/33 dall’arco complessivo di squadra). A trascinare ancora una volta i suoi poi ci ha pensato Jimmy Butler, autore di 25 punti: “Siamo in forma e non abbiamo paura di alcun tipo di avversario. Dobbiamo concentrarci su noi stessi e giocare il miglior basket di cui siamo capaci. Ovviamente, essendo arrivati ottavi purtroppo dobbiamo affrontare una delle migliori squadre della Eastern Conference”. Un incrocio particolare quello con i Celtics soprattutto per Rajon Rondo, che un pezzo di cuore lo ha lasciato in Massachusetts: “Sono un giocatore dei Bulls adesso; voglio soltanto andare lì e vincere”. Ai Bulls forse paradossalmente avrebbero fatto più comodo i Cavaliers a guardare il record stagionale (4-0 per Chicago negli scontri diretti), ma non incrociare LeBron James fino alle finali di Conference potrebbe essere un bel vantaggio.
Miami Heat-Washington Wizards 110-102
L’indifferenza delle due qualificate è pari soltanto al rammarico degli Heat, rimasti con il cerino in mano e senza post-season nonostante la cavalcata da 30 vittorie nelle ultime 41 gare, l’ultima arrivata in casa contro degli Washington Wizards che non avevano più nulla da chiedere a questa stagione. Alla fine i vincitori sono anche quelli con il volto rigato di lacrime nello spogliatoio. “Non so davvero cosa avrei potuto chiedere di più a questi ragazzi come gruppo e squadra”, racconta un commosso Erik Spoelstra. “Chiunque sogna di lavorare nel mondo dello sport, spera di circondarsi di persone del genere. La cosa più difficile da accettare è che domani non ci sarà un altro allenamento, non è affatto giusto. Gli Dei del Basket per una volta si sono girati dall’altra parte”. Da 11-30 di record nella prima metà di stagione a 30-11 nella seconda: una cavalcata che ha dell’incredibile e che avrebbe meritato un altro tipo di finale. “Fossimo arrivati ai playoff, saremmo stati un avversario tosto per chiunque”. È l’essere costretti a usare il condizionale che rende tutto molto più malinconico.