L'eliminazione degli L.A. Clippers ai playoff ha sancito la fine di una delle carriere più leggendarie degli ultimi 20 anni. Riviviamo la storia di Paul Pierce nella NBA - IL VIDEO TRIBUTO A PAUL PIERCE - LE 34 MIGLIORI AZIONI DELLA SUA CARRIERA
19 stagioni in NBA, 1.343 partite disputate, 26.397 punti, quindicesimo miglior realizzatore ogni epoca, quattro maglie indossate ma solo una tatuata sul cuore, quella dei Boston Celtics. La carriera di Paul Pierce è costellata di momenti memorabili, tra cui spicca il titolo di MVP delle Finali del 2008. Riviviamola tutta!
DRAFT | Viene chiamato dai Boston Celtics con la scelta numero 10 del Draft 1998, appena uscito dopo tre anni a Kansas Univerisity. Alla fine della sua prima stagione viene votato nel quintetto All-Rookie chiudendo con medie di tutto rispetto (16.5 punti, 6.4 rimbalzi e 2.4 assist), anche se il premio alla matricola dell’anno va a Vince Carter
ELIMINAZIONE COI NETS | Le prime finali di conference della carriera però si concludono con la sconfitta in sei gare per mano dei New Jersey Nets di Jason Kidd. Nonostante i 23.7 punti di media, Pierce chiuse quella serie col 36% dal campo e 3.5 palle perse di media in 44 minuti
THE TRUTH | Nonostante le delusioni di squadra, Pierce comincia a costuirsi la nomea di giocatore “clutch” grazie anche a uno dei soprannomi più belli di tutti i tempi: “The Truth”, la Verità, ideato per lui da Shaquille O’Neal
CLUTCH | Nel corso degli anni i tifosi dei Celtics hanno imparato bene la go-to move di Paul Pierce nei finali di gara: isolamento in punta, palleggio andando verso destra e tiro in allontanamento dal gomito o dalla linea dei tre punti secondo le necessità. Il più delle volte, bastava e avanzava per vincere le partite
ANNI BUI | Le successive cinque stagioni sono le migliori dal punto di vista individuale (massimo in carriera da 26.8 punti nel 2005-06), ma le peggiori dal punto di vista della squadra: la frustrazione è talmente tanta che Pierce va vicino a chiedere la cessione
UBUNTU | Il loro grido di battaglia, “Ubuntu”, è diventata una delle parole più utilizzate per descrivere il grado di unità raggiunto da quel gruppo di giocatori, ancora oggi uno dei più amati dai tifosi in giro per il mondo
VETERANO | A 30 anni compiuti e con quasi dieci anni di NBA alle spalle, Pierce abbraccia anche il suo ruolo di veterano nei confronti dei più giovani, come ad esempio il playmaker Rajon Rondo
CRENSHAW ON A SUNDAY | Con Garnett, invece, non c’è bisogno nemmeno di parole: i due si conoscono fin dai tempi del liceo, quando insieme andavano sulle strade di Los Angeles a fare “i ganzi” con le macchinone. Un’intesa telepatica trasportata poi anche in campo, dove uno si occupava della difesa e l’altro dell’attacco
GO-TO GUY | Nonostante la presenza di così tanto talento in squadra, per tutta l’era Big Three Pierce rimane il miglior realizzatore dei Celtics, nonché la prima opzione offensiva nei finali di gara tirati
FINALI NBA | Al loro primo anno insieme, i Big Three raggiungono subito le Finali NBA del 2008 affrontando, ovviamente, i Los Angeles Lakers – che, tra l’altro, sono la squadra per cui Pierce tifava da bambino, essendo nato a pochi chilimetri di distanza dal Forum di Inglewood dove giocavano i gialloviola ai tempi di Magic & Kareem
GARA-1 | Subito in gara-1 si consuma l’episodio più controverso della sua carriera: nel secondo tempo crolla al terreno dopo un contatto e sembra essersi infortunato gravemente al ginocchio, tanto da uscire dal campo su una sedia a rotelle. Poco dopo però rientra in campo e realizza i canestri che decidono la prima vittoria dei Celtics nella serie: un “finto infortunio” che i tifosi dei Lakers, ma anche tanti altri che non lo sopportano, non gli perdoneranno facilmente
FINALS MVP | Nelle altre partite, Paul Pierce è semplicemente il miglior giocatore in campo, titolo legittimato dal premio di MVP delle Finali chiuse a 21.8 punti, 4.5 rimbalzi e 6.3 assist di media col 43% dal campo e il 39% da tre. In gara-4, in particolare, è lui a guidare la rimonta da -24 che ribalta e decide di fatto la serie
DI NUOVO AL TOP | Nell’anno dopo il titolo Pierce alza ancora il suo livello di gioco chiudendo nel secondo quintetto All-NBA, il punto individuale più alto della sua carriera toccando i 20.5 punti di media (ultima volta della sua carriera), 5.6 rimbalzi e 3.6 assist. L’infortunio di Kevin Garnett li lascia però senza armi ai playoff, subendo l’eliminazione in gara-7 per mano degli Orlando Magic
LA DELUSIONE DEL 2010 | L’anno successivo, con il roster al completo, torna alle Finali NBA dopo aver eliminato LeBron James e i suoi Cleveland Cavaliers per la seconda volta in tre anni. La rivincita con i Los Angeles Lakers, campioni nel 2009, è una battaglia che dura sette partite, e nonostante il vantaggio per 3-2 nella serie, i biancoverdi non riescono a vincere il titolo perdendo una sanguinosissima gara-7 allo Staples Center. Pierce chiude con 18 punti e 10 rimbalzi, ma con solo 5/15 al tiro
THREE POINT CONTEST | Dopo una prestazione “imbarazzante” nel 2002, otto anni dopo si toglie la soddisfazione di vincere la gara del tiro da tre punti a Dallas, superando in finale Stephen Curry e Chauncey Billups. Ovviamente con la maglia del riscaldamento addosso, come Larry Bird insegna
CONTRO LEBRON | Nel corso degli anni ha finito inevitabilmente a scontrarsi più volte con LeBron James ai playoff, uscendone due volte vincitore (nel 2008 e nel 2010) e sconfitto tre (2011, 2012 e 2014). Memorabile soprattutto il loro scontro in gara-7 nel 2008, quando James chiuse con 45 punti ma Pierce la spuntò alla fine segnandone 41
“NESSUNO HA LE PALLE” | Tornando verso la panchina, Pierce dice una delle frasi che lo hanno reso famoso: “Nessuno di loro [gli Heat, ndr] aveva le palle di prendersi questo tiro”. Da quel momento in poi, i Celtics non sono più tornati alle finali di conference, poi perse per 4-3 contro i superiori Heat lanciati verso il primo titolo
BROOKLYN | Nell’estate del 2013, dopo un’eliminazione al primo turno contro New York, passa ai Brooklyn Nets insieme a Kevin Garnett in cambio di numerose scelte al Draft. È l’ultimo regalo ai suoi Boston Celtics, che grazie a quelle scelte possono programmare un futuro radioso nei prossimi anni
NUOVO RUOLO | I Nets hanno un roster di grandi nomi e di discreto talento, ma assemblato male: Pierce chiude con 13.5 punti di media (il suo minimo di sempre) ma si reinventa da “4 tattico”, ruolo più congeniale al suo limitato atletismo a 36 anni compiuti
DECISIVO | Nonostante le tante primavere alle spalle, Pierce risulta decisivo in gara-7 stoppando Kyle Lowry sull’ultimo possesso e regalando ai Nets il passaggio del turno. L’ennesimo momento “clutch” della sua carriera, coronando una serie iniziata con la frase “That’s Why They Got Me Here” dopo un canestro importante in gara-1
MAGO | Perso nei meandri della sua carriera, il suo unico anno agli Washington Wizards assume i contorni di un momento magico: dopo una stagione in chiaro-scuro, Pierce si riscopre dominante e decisivo nei playoff, prima punendo di nuovo i Raptors al primo turno e poi segnando di tabella il canestro della vittoria in gara-3 contro gli Atlanta Hawks. Il tutto a 37 anni
VECCHIO SAGGIO | Nelle ultime stagioni Pierce si è costruito un’immagine da “vecchio burbero e saggio”, dando spesso interviste di altissimo livello e regalando momenti esilaranti, come quando sbagliò a twittare una emoji (utilizzando invece una clip art) e la curiosa necessità di utilizzare tre smartphone durante l’ultimo All-Star Game
L’ULTIMO SALUTO AI CELTICS | Il 6 febbraio ha disputato la sua ultima partita in carriera al TD Garden, mandando a segno l’ultima tripla tentata (nonostante la vittoria dei padroni di casa) e inginocchiandosi a centrocampo per baciare il logo della franchigia con cui ha fatto la storia
L’ULTIMA PARTITA | Il 12 aprile ha disputato la sua ultima gara in NBA chiudendo senza segnare meno di due minuti sul parquet contro i Sacramento Kings. Ai playoff è andato per tre volte sopra i 20 minuti realizzando sei punti in gara-2, gara-5 e gara-7, con 8/18 al tiro e 4/10 dall’arco. L’ultimo capitolo di una lunghissima e memorabile carriera destinata senza ombra di dubbio alla Hall of Fame