In gara-1 del derby texano arriva la peggior sconfitta interna di playoff della storia di San Antonio, 126-99: Harden segna e distribuisce (20 con 14 assist), è calda la mano dei tiratori di Houston dall'arco (22 triple a segno)
Non occorre andare oltre un primo tempo da 69 punti per i Rockets contro i soli 39 degli Spurs (35-16 il parziale del secondo quarto) per raccontare la peggior sconfitta interna nei playoff della storia di San Antonio. Il 126-99 finale con cui la squadra di Mike D’Antoni passa all’AT&T Center in gara-1 (strappando quindi agli Spurs il vantaggio del fattore campo nella serie) è figlia innanzitutto del record di franchigia per triple a segno in una gara di postseason: ben 22 i canestri da tre realizzati da Harden e compagni (il 44% dei tentativi), frutto di un gioco corale e dell’ottimo movimento di palla (30 assist di squadra su 40 canestri segnati), ma anche della capacità di giocare alla perfezione il pick and roll (8/10 al tiro per 20 punti conditi anche da 13 rimbalzi per Clint Capela), arma contro cui la squadra di coach Popovich non ha trovato risposta per tutta la sera. Per Houston non è neppure James Harden – tenuto a riposo per tutto il quarto quarto – il miglior marcatore di squadra: pur protagonista di un’ottima gara da 20 punti (di cui 16 nel primo tempo), 14 assist e 4 recuperi, per la palma di top scorer di serata il “Barba” si vede superato da un Trevor Ariza da 5/10 da tre punti per 23 punti totali. Lo scarto finale di 27 punti a favore dei Rockets – figlio anche di una prestazione da 42 punti totali della panchina, con 13 di Lou Williams e 11 di Eric Gordon – è il secondo di sempre per una gara-1 vinta fuori casa, dietro solo al 129-90 dei Phoenix Suns nello Utah nel 1991.
Si salva solo Leonard, male Aldridge
La gara-1 da dimenticare per gli uomini di coach Popovich è tutta nelle cifre complessive della squadra: tolto il solito Kawhi Leonard da 21 punti (ma solo 5/14 al tiro), 11 rimbalzi e 6 assist, il resto del quintetto nero-argento ha mandato a referto 27 punti, 19 rimbalzi e 5 assist. Una miseria, come miserabile è stata anche la prestazione della (presunta) seconda stella degli Spurs, LaMarcus Aldridge: -36 il bilancio con lui in campo, +9 con il n°12 in panchina, e un tabellino che racconta di soli 4 punti in 25 minuti di gioco con 2/7 al tiro. Se si può parlare di una partita unicamente nel primo tempo (visto poi il vantaggio accumulato dagli ospiti) è sintomatico come gli Spurs abbiano tirato 14/44 (il 32.6%) dal campo nei primi 24 minuti contro il 12/27 (44.4%) ma da tre punti dei Rockets. Praticamente nullo David Lee in quintetto (0/2 al tiro in 29 minuti, con 7 rimbalzi), è sembrato portare più energia e contributo Dewayne Dedmon, ma la sua carica (3/3 al tiro per 6 punti in 7 minuti) è risultata alla fine eccessiva, sfociando in due tecnici (il primo in un accenno di rissa con Nene Hilario, espulso per aver messo le mani al collo al lungo degli Spurs) che hanno portato al suo allontanamento dal campo, ennesima spia del nervosismo di casa a San Antonio in una prima gara da dimenticare in fretta. Sotto coach Popovich gli Spurs hanno già vinto sei serie di playoff dopo aver perso gara-1 (in cinque occasioni vincendo sia la seconda che la terza partita): se c’è una squadra che ovviamente può riprendersi da una sconfitta del genere è proprio San Antonio, ma occorre che gara-2 non assomigli per niente al primo episodio del derby texano di semifinale di conference.