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NBA, Atlanta a caccia di un nuovo GM: Joe Dumars o David Griffin?

NBA

Stefano Salerno

Rivoluzione all’interno della franchigia della Georgia che dopo aver cambiato mansioni a Mike Budenholzer e Wes Wilcox, va alla ricerca di un nuovo general manager in vista delle importanti decisioni da prendere in estate

Gli Atlanta Hawks, dietro gli intramontabili e rodati San Antonio Spurs, sono la squadra ad aver partecipato da più tempo in maniera continuativa alla post-season, approdati quest’anno per la decima stagione in fila ai playoff. Una costanza non accompagnata però da risultati soddisfacenti, viste le sole sei serie portate a casa in un decennio, con le finali di Conference del 2015 a fare da punto più alto di una rincorsa terminata dopo essere stati spazzati via senza storia dai Cleveland Cavaliers in quattro partite. Una batosta che ha portato la dirigenza della Georgia a mettere in discussione un progetto che aveva garantito ben 60 vittorie in regular season e il primo posto a Est. Dopo l’ennesimo ko arrivato contro Washington nel primo turno playoff, nelle ultime ore il presidente Tony Ressler ha annunciato l’ennesima ventata di novità: Mike Budenholzer non sarà più il president of basketball operation, ma manterrà soltanto il suo ruolo da capo allenatore. “Dal mio punto di vista, sono convinto che ci voglia un coach che si occupi solo delle questioni di campo e che non abbia responsabilità che poi vadano in conflitto con tutto il resto”. Due anni dopo aver iniziato il suo percorso all’interno della dirigenza, l’ex assistente degli Spurs non sarà più quel tipo di figura centrale all’interno delle logiche della franchigia e allo stesso tempo collegata sia al campo che al mercato, come fatto da anni ad esempio anche Doc Rivers ai Clippers (una scelta che in molti continuano a criticare). “Credo che siano cambiamenti necessari e positivi per tutta l’organizzazione – ha commentato il diretto interessato -. Il mio impegno è totale con questa franchigia e sto già pensando a come implementare il lavoro già fatto e instaurare la collaborazione con il nuovo GM che arriverà. L’obiettivo resta quello di puntare a rendere sostenibili e duraturi i successi che proveremo a conseguire nei prossimi anni”.

Una poltrona per due

La sua presenza in squadra (almeno quella in panchina), non è mai stata messa in discussione, a differenza di quanto accaduto con Wes Wilcox, anche lui rimosso dal suo incarico e secondo indiscrezioni in aperta opposizione con la dirigenza, tanto che alcune fonti interne alla società avevano paventato l’ipotesi che uscisse definitivamente dall’organigramma (cosa poi smentita per via ufficiale dagli Hawks) e che lo stesso GM avesse già preso contatti con altre squadre sia in NBA che collegiali. “Io amo Bud e Wes, adoro la loro competenza, conoscenza del gioco e intelletto”, ha raccontato il presidente Ressler. “Questa è la NBA e ti costringe di volta in volta a rivoluzionare e cambiare le carte in tavola e io voglio vincere a tutti i costi; non c’è altra cosa a cui pensi di più se non alla vittoria. Sono certo che loro riusciranno a fare il meglio nei ruoli che gli sono stati assegnati, che possano contribuire al meglio nelle nuove posizioni assegnate per conseguire i traguardi storici ai quali stiamo puntando”. Una poltrona per due quindi, che da quando è stata lasciata vacante da Danny Ferry tre anni fa a seguito delle frasi razziste venute fuori dagli scouting report da lui compilati, non ha mai trovato un legittimo e definitivo proprietario. In realtà però la confusione al momento sembra aver preso il sopravvento, visto che non è chiaro neanche il fatto se il nuovo assunto verrà definito o meno “general manager”: “Non è una questione di nome – ci tiene a sottolineare il presidente degli Hawks-, si può andare avanti sia chiamandolo GM che assegnando un altro nome alla nuova figura. La discriminante sono le funzioni e le mansioni che questa persona ricoprirà dentro la franchigia: quelle sono già ben chiare”.

Joe Dumars e David Griffin i favoriti

La definizione al momento è talmente inclusiva che sono molti i profili che potrebbero tornare utili, a partire da quello di Grant Hill, l'ex giocatore che da tempo fa parte della dirigenza, ma che a sentire quanto raccontato dallo stesso presidente non sarà la persona designata: “Ci ha dato spesso input e consigli utili; speriamo continui a farlo. Non credo però che abbia interesse ad assumere un ruolo del genere”. Fuori lui, restano nel novero dei papabili (venuti fuori da indiscrezioni rilasciate da ESPN) i nomi di Joe Dumars, per anni nella dirigenza dei Pistons dopo la carriera da giocatore, e David Griffin, al momento molto affaccendato nella ricorsa al secondo titolo consecutivo con i suoi Cleveland Cavaliers. Nel secondo caso però, diventerebbe complesso averlo a disposizione per il 22 giugno, la data del draft e quella limite che la dirigenza degli Hawks ha fissato: “Sono molto fiducioso di riuscire a nominare questa nuova figura prima del draft, visto che le cose da fare e le decisioni da prendere saranno davvero tante”. Una nomina da fare subito per porre fine a questo periodo di interregno in cui le figure di Budenholzer e di Wilcox potrebbero entrare in conflitto come già successo in passato. Senza una chiara gerarchia, ognuno potrebbe voler dire la sua in una fase così cruciale e decisiva.

Hawks, l’ennesima estate piena di scelta

Da portare avanti per Atlanta non ci saranno soltanto i progetti legati al draft, ma anche spinose questioni all’interno del roster, in primis il caso Millsap, il quale in estate potrebbe andare a caccia di un nuovo contratto a-là Al Horford, svuotando in maniera completa gli Hawks della spina dorsale che aveva garantito alla squadra la stagione più vincente da quando la franchigia si è trasferita in Georgia. Il numero 4 è un asset decisivo per la resa e la riuscita dell'intero sistema, in parte però incompatibile con Dwight Howard, tornato a casa nella passata estate a peso d’oro. Gli oltre 47 milioni di dollari che Atlanta dovrà spendere per lui nei prossimi due anni sono un’altra grana con cui il nuovo GM avrà a che fare, stanziati per un giocatore in difficoltà nel trovare minuti nelle fasi determinanti delle gare di playoff, spesso in panchina a osservare le cavalcate entusiasmanti condotte dai suoi compagni nel finale di regular season. Oltre a lui poi il caso Bazemore, partito titolare dopo il quadriennale da oltre 50 milioni di dollari firmato durante l’off-season e ritrovatosi spesso e volentieri seduto durante i playoff per fare spazio a Tim Hardaway Jr., la nota più positiva della stagione degli Hawks che dal prossimo 30 giugno sarà free agent, diventando uno dei pezzi pregiati del mercato. Far in modo che non diventi l’ennesimo rimpianto sarà compito di chi arriverà.