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NBA, Hayward, Hill e il mercato: quale futuro per gli Utah Jazz?

NBA

Dario Vismara

Gordon Hayward, giocatore cardine degli Utah Jazz (Foto Getty)
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L’eliminazione contro Golden State non cancella l’ottima stagione dei Jazz, che ora però sono alle prese con un’estate difficile. Cosa succederà con i free agent Gordon Hayward e George Hill?

Anche se il risultato alla fine è stato lo stesso – eliminazione al secondo turno per 0-4 –, al contrario dei Toronto Raptors la stagione degli Utah Jazz può essere considerata senza alcun dubbio come un successo – specialmente ricordando come sono andate le ultime sette stagioni. Era infatti dal 2010, quando ancora in panchina sedeva Jerry Sloan, che i Jazz non vincevano 50 partite in regular season e superavano un turno di playoff, entrambi risultati raggiunti in questa stagione dopo essere rimasti fuori dalla post-season solamente un anno fa. Alla fine, il piano immaginato dal GM Dennis Lindsey nella scorsa estate ha avuto successo: circondare di veterani con esperienza di playoff (George Hill, Joe Johnson, Boris Diaw) un nucleo formato da Gordon Hayward e Rudy Gobert, ma anche da altri giovani come Rodney Hood, Dante Exum e Trey Lyles, oltre a giocatori già a roster da diversi anni come Derrick Favors, Alec Burks e Joe Ingles. Un roster assemblato con cura certosina stagione dopo stagione che finalmente in questa annata ha trovato la giusta identità attorno a una difesa granitica (la terza migliore in regular season) e un attacco che fa girare tantissimo il pallone (quarti per numero di passaggi a partita) abbassando il ritmo il più possibile. Una formula che li ha portati a vincere 51 partite nonostante i tantissimi infortuni subiti, con membri chiave come Hill (49 partite saltate, più le ultime tre contro Golden State ai playoff), Favors (32, con le altre 50 giocate sul dolore) e Hood (23). Il quintetto con loro tre insieme a Hayward e Gobert ha disputato solo 14 partite insieme, peraltro vincendone 12. Ma la vera domanda è: i Jazz riusciranno a tenere intatta la squadra in estate?

La situazione Gordon Hayward

Il nodo più importante dell’estate e del futuro stesso degli Utah Jazz è quello legato a Gordon Hayward, che dopo l’ottima stagione disputata uscirà dal contratto cercando un nuovo accordo. I Jazz, a riguardo, possono in realtà fare poco, se non offrire un contratto al massimo salariale per cinque anni su cui nessuno ha più alcun dubbio, dopo che Hayward ha dimostrato di poter essere la prima opzione offensiva di una squadra da playoff (nonché un ottimo difensore). Il loro pitch per convincerlo a rimanere è in realtà durato tutta la stagione, nel senso che Hayward sa esattamente cosa possono offrire i Jazz: una squadra giovane e in crescita; un ottimo allenatore che lo ha responsabilizzato e portato alla miglior stagione in carriera; una co-stella da All-NBA in Rudy Gobert; un supporting cast di buonissimo livello per un sistema di gioco ormai oliato; la possibilità di competere per il fattore campo ai playoff per diverse stagioni, ma soprattutto di giocarsela da prima stella indiscussa, forte anche di un contratto superiore di 50 milioni complessivi (per un massimo di cinque anni) rispetto a qualsiasi altra situazione (che al massimo può offrirne quattro). Quello che i Jazz non possono offrirgli è la certezza di giocarsi il titolo, ma quante squadre legittimamente possono garantirglielo quando nella Western Conference ci sono questi Golden State Warriors e dall’altra questi Cleveland Cavaliers? La palla è nelle mani di Hayward, che ha il totale controllo del suo destino – a differenza di tre anni fa quando firmò con Charlotte una offer sheet poi pareggiata, che ha lasciato qualche strascico nel rapporto con la proprietà. I Jazz possono solo sperare di aver fatto abbastanza in questi anni per convincerlo a rimanere nello Utah e non ascoltare le sirene di Boston (che non ha fatto mistero di volerlo fortemente), di Miami (che può sempre contare su uno come Pat Riley) o delle tante altre squadre che cercheranno di portarlo via da Salt Lake City.

La situazione George Hill

Una volta capito cosa farà Hayward, i Jazz dovranno capire cosa fare con l’altro free agent più importante dell’estate, vale a dire Hill. L’ex Indiana ha avuto un impatto eccellente nella sua prima stagione nello Utah, realizzando il massimo in carriera tanto per punti (16.9) quanto per efficienza al tiro (55.4% effettiva) e un Real Plus-Minus di assoluto livello (+3.4, il sesto tra le point guard e il 23° in tutta la NBA). Se si giudicasse solamente da quanto prodotto in campo, Hill sarebbe da tenere senza pensarci nemmeno troppo, eppure ci sono diverse controindicazioni a riguardo: l’alluce del piede gli ha dato il tormento per tutta la stagione e non è chiaro se si tratta di un problema risolvibile o se continuerà a limitarne la presenza sul parquet nei prossimi anni; la carta d’identità dice che le primavere sono ormai 31; e il mercato sicuramente lo porterà a ricevere offerte vicine a un massimo salariale che metterebbe in difficoltà i Jazz, il cui monte salari sforerebbe in luxury tax. Eppure il fit di Hill con il resto del roster - grazie alle sue doti di tiro, di difesa e alla capacità di giocare anche lontano dalla palla cedendo gli oneri della costruzione a Hayward - sono talmente preziosi per i Jazz da portarli a pensare seriamente alla possibilità di legarsi a lui almeno per i prossimi tre anni, come hanno già provato a fare (offrendo però troppo poco) nelle contrattazioni per estendere il contratto nel corso della stagione, dopo aver ceduto una scelta in Lottery per prenderlo solo un anno fa. Legittimo da parte sua, che può sfruttare una stagione eccellente per garantirsi un ultimo “contrattone” per la carriera: Hill ha dichiarato che gli piacerebbe rimanere a Salt Lake City (non una cosa scontata), ma sarà ancora lui la point guard titolare dei Jazz il prossimo anno?

La situazione di Favors, Burks, Ingles e Diaw

Sistemati i contratti di Hayward e Hill, sarà interessante scoprire cosa i Jazz decideranno di fare a cascata su tutto il resto del roster. Nella prospettiva rosea in cui entrambi vengano tenuti, ci sono diversi giocatori il cui futuro potrebbe essere in dubbio, come ad esempio Derrick Favors. L’esperimento con lui e Gobert insieme in quintetto è ormai tramontato, e i Jazz devono pensare seriamente quanto senso ha spendere 12 milioni (che vengono moltiplicati nel caso si entri in luxury tax) per un centro di riserva continuamente flagellato dai problemi fisici. Situazione simile per Alec Burks, che ha due anni rimanenti sul suo contratto a 21 milioni complessivi ed è stato invisibile in questa stagione (solo 653 minuti in 42 partite). Anche decidessero di scambiarli, però, non è semplice capire quale tipo di mercato possano avere due giocatori di questo tipo, visto che non c’è grande richiesta di centri o di guardie senza tiro perimetrale in giro per la lega. Ci sarà invece la fila per andare a prendere Joe Ingles, che ha un profilo molto richiesto (esterno che sa giocare con e senza palla, sa tirare da fuori e si muove con intelligenza) e sarà restricted free agent dopo l’ottima stagione disputata. Coach Quin Snyder sembra non poterne fare a meno, visto che è stato il terzo giocatore più utilizzato durante i playoff: la dirigenza lo accontenterà oppure il prezzo si farà troppo esoso sul mercato? E cosa deciderà di fare con Boris Diaw, che ha 7.5 milioni per il prossimo anno che diventeranno garantiti il 15 luglio? Una volta sbrogliate tutte queste matasse (tra cui anche quella del Draft, in cui hanno le scelte numero 24 e 30), i Jazz dovranno anche affrontare le possibili estensioni di Rodney Hood e Dante Exum, che possono essere bloccati per i prossimi anni. Tantissima carne al fuoco insomma, sempre partendo dall’idea che Hayward e Hill rimangano, altrimenti bisognerà riconsiderare tutta l’evoluzione della squadra, che si ritroverebbe comunque decente ma decisamente lontana dalle 51 vittorie raccolte quest’anno. Per questo, la lunga off-season cominciata oggi sarà cruciale per il futuro di una delle squadre più in ascesa nella Western Conference.