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NBA, Houston-San Antonio: l'ultima chiamata per i Rockets in gara-6

NBA

A tenere banco è da una parte il dubbio Kawhi Leonard, la cui presenza è in forse per gara-6, mentre i padroni di casa provano a risolvere il problema della “partenza lenta” nelle gare di playoff provando ad andare “a tutta birra” già prima della palla a due

“L’esecuzione e la copertura a rimbalzo sono le due cose principali in cui abbiamo difettato nei momenti cruciali della partita a San Antonio. Ha vinto chi ha commesso un errore in meno dell’avversario”. James Harden ha ben chiaro in mente quale sia stata la giocata considerata da molti quella che a tutti gli effetti ha deciso la sfida all’AT&T Center. Una stoppata del genere è davvero difficile da mandare giù: “Ma abbiamo ancora la possibilità in gara-6 di difendere il nostro campo e ritornare a San Antonio per giocarci tutto in gara-7”. Guarda oltre il Barba, che spera nella spinta del pubblico di casa, che come durante gara-5 al primo turno contro i Thunder, potrà bere birra per un’ora prima della partita spendendo soltanto un euro per ogni bicchiere. Di certo non il modo per arrivare lucidi alla palla a due; una difficoltà manifestata anche dai Rockets (di certo non per colpa dell’alcol) che stanno approcciando alle partite dei playoff in maniera ben diversa da quanto fatto in regular season. Nell’ultimo mese infatti il Net Rating di Houston è -7.4 nei primi 12 minuti di gioco, un dato ben diverso rispetto al +8.9 raccolto nei primi cinque della stagione. Cifre figlie del rendimento non eccelso del quintetto titolare, quello più utilizzato in questa post-season da coach D’Antoni: lo schieramento composto da Harden-Beverley-Ariza-Anderson-Capela infatti, nei 102 minuti trascorsi sul parquet, al momento viaggia con un differenziale su 100 possessi di -8.6; a dare la scossa in parte ci pensava Nene, a cui Houston dovrà rinunciare fino alla fine della stagione, e più in generale gli innesti dalla panchina dei vari Eric Gordon e Lou Williams. Il numero 10 è partito titolare nell’ultima sfida, in campo al posto di Ryan Anderson. Rivederlo sin dalla palla a due sembra essere un’opzione più che probabile, in una sfida che per i padroni di casa è a tutti gli effetti è quella in cui provare a dare il tutto per tutto.

La questione Leonard: ci sarà o meno?

In casa Spurs invece la preoccupazione è una sola: capire quali siano le condizioni di Kawhi Leonard, costretto a restare seduto in panchina nei possessi decisivi del finale di gara-5, fermato dal dolore alla caviglia sinistra successivo a una distorsione tanto casuale quanto preoccupante. Come sottolineato nelle scorse ore anche da Jeff Van Gundy, ospite da Zach Lowe all’interno del solito podcast settimanale prodotto da ESPN, ciò che lascia perplessi è il fatto che il numero 2 di San Antonio non sia riuscito neanche a giocare “a caldo” sull’infortunio, quando di solito nei primi minuti successi al trauma è molto più facile superare il dolore. Il trascorrere delle ore in questi casi può peggiorare non di poco la situazione. “Nessuno ha idea di come stia – racconta Danny Green -; l’espressione del suo viso non cambia, per questo diventa difficile capire realmente quanto dolore gli provochi. Ma vedendolo sul parquet sembra a posto; cammina senza alcun problema apparente e anche gli esami ai raggi X hanno scongiurato complicazioni. Non devo certo dirlo io - ci sono i medici per questo -, ma sembra che le cose vadano bene”. La società ha comunicato ufficialmente che la presenza di Leonard è “in dubbio”, senza sciogliere le riserve se non poco prima dell'inizio del match. Per avere delle certezze toccherà quindi aspettare questa notte alle 2, in diretta su Sky Sport 2 e poi in replica per tutta la giornata di domani.