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NBA, primo compleanno da ex per Kevin Garnett, che compie oggi 41 anni

NBA

A suo modo ha cambiato la NBA, entrandoci adolescente direttamente dal liceo e lasciandola 21 anni dopo con uno storico anello e mille ricordi. È passato tanto tempo ma una cosa non è cambiata: anche a 41 anni Kevin Garnett vorrebbe essere in campo

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Kevin Garnett spegne oggi 41 candeline. Più della metà della sua vita l’ha spesa su un parquet NBA, dove è sbarcato nell’ormai lontano 1995 dopo essersi reso protagonisti di quella che all’epoca era considerata una mezza follia, il salto diretto dal liceo alla lega (mossa al tempo ancora possibile dalle regole NBA). Per questo non sorprende troppo che il primo compleanno da vero ex di “The Revolution” (uno dei suoi soprannomi, quello che meglio descrive l’impatto avuto sul gioco) si accompagni ad alcune parole da lui recentemente pronunciate, perfettamente in tono con un personaggio letteralmente ossessionato dal gioco: “Di notte inizio a sudare, a girarmi e rigirarmi nel letto, tanto che mia moglie spesso si chiede cos’ho che non va”, ha raccontato. “Non c’è niente che non va, ma dopo che fai qualcosa per così tanti anni è come se il tuo corpo, la tua mente e anche la tua memoria muscolare siano tutti programmati in virtù della competizione e ogni tanto quel tipo di tensione ti ritorna, anche involontariamente”. L’ossessione della competizione torna ancora più forte quando KG si presta a fare da maestro per alcune franchigie NBA che lo hanno voluto in palestra per insegnare tecnica e ferocia agonistica ai propri giovani talenti – cosa successa quest’anno con i Bucks e i Clippers ad esempio. Le sue parole dopo un allenamento disputato a Los Angeles con la squadra di coach Rivers rendono perfettamente l’idea: “Era come se mi avessero di nuovo gettato in mezzo alla giungla: torni a respirare quell’atmosfera, è una sensazione che ti colpisce al petto: è come se il tuo corpo già sapesse”. Insomma, il fuoco dentro KG non si è certo spento dopo una stagione lontano dai riflettori e se le ultime annate tra Minnesota e Brooklyn avevano visto in campo un giocatore ormai lontano da quello leggendario (MVP nel 2004, miglior difensore della lega – e campione NBA – nel 2008, 15 volte All-Star) dopo dodici mesi di assoluto riposo, ricaricate le pila, Kevin Garnett non nasconde che un certo prurito gli sia tornato (tanto da portare Tyronn Lue a sondare un suo interesse a raggiungere in corsa i Cleveland Cavs sul finire di quest'anno). 

Un numero davvero speciale: il 21

Per tutta la sua carriera con la maglia di Minnesota (12 stagioni entrando nella lega, più le ultime 2) un solo numero ha accompagnato – in un certo senso simbolizzato – tutta la carica agonistica e il furore atletico di Kevin Garnett: il suo 21. Suo, ma non solo. Due stagioni dopo l’ingresso di KG nella lega ecco arrivare – nel suo ruolo, in una squadra rivale di conference a Ovest, i San Antonio Spurs – Tim Duncan. Anche lui il n°21 sulle spalle, anche lui un giocatore destinato a riscrivere la storia della pallacanestro: 44 sfide di regular season uno contro l’altro (27 vinte dal caraibico e dagli Spurs), altre 8 nei playoff (6-2 il record per i texani) in una delle più grandi rivalità di sempre, che ha caratterizzato la NBA a cavallo tra gli anni ’90 e i Duemila. Ecco allora che suona ancora più opportuno che la trasmissione che vede Kevin Garnett oggi protagonista – il salotto di TNT dove, lo dice lo stesso KG, l’unica regola da rispettare è “to keep it real” – si intitola proprio Area 21, dove l’ex lungo di T’Wolves, Celtics e Nets fa da padrone di casa invitando ospiti diversi a seguire con lui la partita della settimana. 

C'è futuro per Garnett nel Minnesota?

Difficile che un giorno nel suo salotto televisivo possa trovare spazio proprio Tim Duncan – visto che i rapporti tra i due (per via del trash talking sempre insidioso di KG) non sono certo idilliaci – così come non sembra ancora vicina neppure la sacrosanta cerimonia di ritiro della maglia di KG al Target Center, anche questo conseguenza di un addio non certo facile con la franchigia del Minnesota. Pur avendo avallato un ultimo contratto biennale (a 39 e 40 anni) da più di 16 milioni di dollari, i rapporti tra il proprietario dei Timberwolves Glen Taylor e Garnett non sono certo facili, e già da un po’. Il ritorno di “The Big Ticket” nel Minnesota, infatti, orchestrato dall’allora presidente Flip Saunders (quasi un secondo padre per KG), prevedeva – almeno a parole, con un accordo tacito, forse siglato da una stretta di mano – un futuro coinvolgimento nella proprietà dell’ex n°21. L’improvvisa morte di Saunders e il restyling societario dei T’Wolves – Scott Layden nuovo general manager, Tom Thibodeau in panchina – non ha lasciato invece spazio alla bandiera della squadra, risentito da quello che ha considerato come un voltafaccia da parte di Taylor. “Non siamo proprio migliori amici – ammette oggi Garnett – ma io ho fatto sapere a Thib[odeau] che mi piacerebbe lavorare con i vari Towns, Wiggins, LaVine: mi piace il gruppo di giovani su cui possono costruire”. Un desiderio che, se esaudito, potrebbe rivelarsi il miglior regalo possibile per il 41° compleanno di Kevin Garnett.